La forza dei forti di Jack London

Nuova edizione illustrata da Roger Olmos

La forza dei forti, un suggestivo racconto di Jack London contenuto nell’omonima raccolta del 1911, è stato pubblicato da Logos Edizioni in una nuova edizione illustrata dal disegnatore spagnolo Roger Olmos e in una nuova traduzione di Davide S. Sapienza, uno tra i più autorevoli studiosi dell’opera di Jack London.

Era davvero strano. Ogni volta che un uomo insorgeva per progredire, tutti quelli che non facevano nulla dicevano che voleva tornare indietro e che andava ammazzato. La povera gente aiutava a lapidarlo ed eravamo tutti stupidi, tranne quelli grassi, che non lavoravano. Gli idioti erano considerati saggi e i saggi venivano lapidati. Gli uomini che lavoravano non ricevevano cibo a sufficienza e gli uomini che non lavoravano mangiavano troppo. – La forza dei forti, di Jack London


Un racconto breve ma feroce, ambientato in un’epoca remota e tribale in cui la principale sfida quotidiana è rappresentata dalla lotta per la sopravvivenza, in cui il patto sociale arriva a sancire il passaggio dall’organizzazione esclusivamente famigliare a quella della tribù, che si unisce per affrontare più efficacemente le calamità naturali ma soprattutto la violenza e il saccheggio senza pietà delle tribù avversarie, degli uomini contro altri uomini. Tematiche particolarmente care a un autore come Jack London, capace come pochi di raccontare le ingiustizie e le contraddizioni dell’ordine sociale e di rendere in modo estremamente realistico le questioni di vita o di morte, anche grazie alla vita avventurosa che ha condotto prima di morire a soli quarant’anni nel 1916.

L’avventura e l’esplorazione del mondo erano il suo credo, la capacità di raccontare il talento naturale che aveva affinato divorando centinaia di testi letterari e scientifici. Era stato pirata di ostriche nell’Oceano Pacifico, aveva lavorato in fabbrica, si era imbarcato con i fiocinieri per raggiungere l’artico giapponese e si era accodato alla lunga marcia del generale Kelly contro la crisi economica e la povertà finendo per questo in carcere a diciotto anni. [...] Figlio della classe lavoratrice e contadina, attinse a questa per sviluppare, da scrittore e da reporter, un grande numero di storie che popolano romanzi, racconti, saggi. – Dalla postfazione di Davide S. Sapienza


Una menzione speciale va alle splendide e terribili illustrazioni di Roger Olmos, che sempre di London aveva già illustrato Il richiamo della foresta, e che sempre per Logos aveva illustrato L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, confermandosi straordinariamente portato nella rappresentazione dell’inquietudine, della paura, del pericolo in agguato, e del realizzarsi dell’orrore che l’avventura spesso porta con sé ma anche, talvolta, del sollievo di un fortuito lieto fine. Un tratto suggestivo, visionario e incredibilmente potente che lo ha reso inconfondibile, nonché uno dei più talentosi illustratori europei di questi anni.

Per gentile concessione di Logos Edizioni pubblichiamo in questa fotogallery in anteprima per Rai Cultura alcune illustrazioni contenute nel volume.


Roger Olmos è nato a Barcellona nel 1975, e si è avvicinato al mondo dell’illustrazione fin da bambino. Al termine degli studi, dopo un apprendistato all’Institut Dexeus come illustratore scientifico, si iscrive alla scuola di arti e mestieri Llotja Avinyò, per poi dedicarsi all’illustrazione di libri per ragazzi. Nel 1999 viene selezionato alla Bologna Children’s Book Fair, e lì conosce il suo primo editore. Da allora ha pubblicato oltre un'ottantina di titoli con una ventina di case editrici spagnole e internazionali, e ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui nel 2016 il premio del Ministero della Cultura Spagnolo per il miglior libro illustrato per l’infanzia con La leggenda di Zum, pubblicato in Italia da Logos.

Jack London (il cui vero nome è John Griffith London) nasce il 12 gennaio 1876 a San Francisco. Figlio illegittimo di un astrologo, cresciuto dalla madre e dal suo secondo marito John London, abbandona la scuola a tredici anni. Fa lo strillone di giornali, il pescatore clandestino, il cacciatore di foche, l'operaio, il lavandaio, il venditore porta a porta. Nel 1897 si trasferisce in Alaska sulla scia della febbre dell'oro. Scrive romanzi di vario genere, da quelli avventurosi: Il richiamo della foresta (1903), Il lupo di mare (1904), Zanna Bianca (1906); a quelli autobiografici: La strada (1907), Martin Eden (1909), John Barleycorn (1913); a quelli fantapolitici, come Il tallone di ferro (1908); racconti, tra cui spiccano Il silenzio bianco (1900) e Farsi un fuoco (1910), reportage (come quello, del 1904, sulla guerra russo-giapponese), saggistica e trattatistica politica (Il popolo dell’abisso, 1903). Muore il 22 novembre 1916 a Glen Ellen in California.