I grandi direttori: Lovro von Matačić

L'Orchestra Sinfonica di Milano della Rai

L'Orchestra Sinfonica di Milano della Rai, diretta da Lovro von Matačić, esegue la Sinfonia n. 8 in fa maggiore opera 93 di Ludwig Van Beethoven. Nella clip proposta, un estratto (Allegro vivace e con brio) da un concerto del 1971, registrato presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano.
Per la Rai, von Matačić registrò tutte le nove sinfonie di Beethoven, I maestri cantori di Norimberga di Richard Wagner e La vedova allegra, la celeberrima operetta di Franz Lehár.

Lovro von Matačić (1899 - 1985) nacque in Croazia, a Sussak, oggi borgo sudorientale di Rijeka (Fiume) quando questa era unita al Regno d'Ungheria e, dunque, all’Impero austro-ungarico. Oltreché direttore d'orchestra, fu compositore e regista d'opera, una delle personalità musicali di maggior spicco di quella che in seguito sarebbe diventata la Jugoslavia.

Il percorso musicale di von Matačić iniziò a Vienna, da bambino, cantando in un coro. Poi, gli studi specialistici e i diplomi in pianoforte, organo, composizione e direzione d'orchestra. Le prime direzioni furono all'opera di Colonia e a Zagabria. Dopo la guerra, essendo stato professionalmente attivo sotto il regime filo nazista di Pavelić, fu epurato e internato, e solamente l'intervento di Moša Pijade, intellettuale molto vicino a Tito, lo salvò dall’esecuzione di una sentenza di condanna a morte. Il Maestro fu quindi libero di riprendere le proprie attività e fu inviato a Skopje (Macedonia) per fondarvi l'Opera, poi a Fiume, a Zagabria e a Dubrovnik per programmare il Festival teatrale e musicale, all’interno dei neonati Giochi estivi ragusei.

Grazie alla sua fama, i grandi nomi internazionali della musica colta cominciarono a frequentare i teatri jugoslavi mentre lui si esibì a Milano, Torino, Parigi, Londra, Tokyo, Bayreuth, Dresda, Monaco di Baviera, Riga, Cleveland, Montecarlo, Roma, Venezia, Palermo, Catania, Cagliari, Bologna, Genova. Herbert von Karajan lo invitò a dirigere i Wiener Philharmoniker e Wilhelm Furtwängler i Berliner Philharmoniker. Con lui suonarono alcuni dei maggiori solisti: David Oistrakh, Svjatoslav Richter, Arthur Rubinstein.

L'Orchestra Sinfonica di Milano della Rai
Nel 1925, presso la sede milanese, venne fondata la prima compagine sinfonica dell'URI (Unione Radiofonica Italiana), che due anni dopo assunse un profilo e una programmazione stabili sotto la guida di Riccardo Santarelli, che lavorò con grande passione alla nascita e allo sviluppo del progetto, per poi passare alla realizzazione di quello di Roma.

Un nome quello di Riccardo Santarelli, che nei primordi della radio ricorreva spesso nei programmi quando l’ente era ancora denominato URI, e anche più tardi, allorché da Roma passò a Milano e diventò EIAR. […] Con non poca fatica, e superando non lievi difficoltà, Santarelli dirigeva, settimanalmente, almeno un paio di concerti: un «Concerto sinfonico-vocale», a cui intervenivano cantanti di buon nome, e una «Selezione di opere liriche», non poche delle quali erano dedicate a musiche di un solo autore. […] Santarelli si distingueva per l’intelligenza, lo scrupolo, la operosità cui dava prova nelle sue concertazioni
Dal “Radiocorriere”, anno XXV, n. 9, 2 – 8 marzo 1958, pag. 6

Un altro pioniere della radiofonia musicale milanese, che divise il proprio impegno con quella sabauda, fu Arrigo Pedrollo, che nel 1896, all’età di diciotto anni, aveva potuto ascoltare una propria composizione diretta da Arturo Toscanini. L’ensemble fu però assorbito, nel 1931, dalla formazione torinese della stessa emittente.

Si dovette attendere il 1950 perché la Rai Milano avesse di nuovo una propria Orchestra Sinfonica. A tenerla a battesimo fu chiamato Carlo Maria Giulini, che diresse L’italiana in Algeri di Gioachino Rossini. All’alba degli anni Sessanta, l’Orchestra milanese, come, d’altronde, anche quelle di Torino e di Roma, si cimentò con la nuova musica, eseguendo, in prima italiana e assoluta, alcune composizioni di autori contemporanei quali Henri Dutilleux, Giulio Viozzi, Angelo Paccagnini, Bruno Canino e Nicolas Nabokov, mentre, nel 1967, accolse sul podio un giovanissimo (ventisei anni) Riccardo Muti, ancora tutt’altro che noto a livello nazionale: tutto a testimonianza della lungimiranza e della sensibilità artistica dalle quali era mossa la direzione musicale dell’Orchestra.