Arturo Toscanini, artista dei Due Mondi

L'uomo che rivoluzionò la direzione d'orchestra

Sul podio per quasi settant’anni anni, Arturo Toscanini inizia la carriera alla soglia dei suoi venti, nel 1886, quando Verdi sta ancora componendo Otello, e la conclude nell’era della stereofonia e dei concerti televisivi. Toscanini viaggia instancabilmente per i teatri e i Festival del mondo: il Regio di Torino, la Scala di Milano, il Metropolitan di New York, l’Operà di Parigi, il Festival di Bayreuth e quello di Salisburgo. Attraversa l’Oceano alla ricerca di nuove emozioni professionali: la sua anima e la sua carriera sono divise tra l’Italia e l’America. Irruento e scrupoloso fino all’inverosimile, rivoluziona il ruolo del direttore d’orchestra. Se prima di Toscanini i grandi divi sono i cantanti e i compositori, con lui la personalità di riferimento diventa il direttore d’orchestra. Un artista audace, che compie una modernizzazione radicale del repertorio internazionale e che, prepotentemente, apre le porte ai contemporanei e a Wagner. Toscanini è l’autore di una delle più fragorose rivoluzioni avvenute alla Scala e non solo. L’archetipo, si potrebbe definire, per qualunque direttore d’orchestra sia salito, dopo di lui, sul podio scaligero o su qualsiasi altro.

Ogni direttore d'orchestra – anche chi, come me, è nato in Gran Bretagna e cresciuto negli Stati Uniti – deve prima o poi confrontarsi con il fantasma di Arturo Toscanini
Antonio Pappano

Toscanini nasce a Parma nel 1867. Fin da bambino, è avviato allo studio della musica. I suoi genitori, Claudio Toscanini e Paolina Montani, sono sarti, hanno spirito garibaldino e risorgimentale, cantano e amano la musica. Arturo studia violoncello, pianoforte e composizione alla Regia Scuola di Musica di Parma, l’attuale Conservatorio della città.
È come violoncellista che il giovane Toscanini, nel 1886, entra a far parte di una compagnia operistica. Durante una tournée in Sudamerica, a Rio da Janeiro, è in programma Aida di Verdi. Il direttore, tra i fischi, abbandona l'orchestra: Toscanini, incitato da alcuni dei colleghi, raccoglie la bacchetta e dirige tutta l’opera a memoria. È un successo.

Nel 1895, il Teatro Regio di Torino lo ingaggia come direttore. Sono anni in cui i cantanti la fanno da padroni sulla scena. Toscanini inizia una riforma dello spettacolo: unità d’intenti tra cantanti, orchestra, messa in scena e pubblico. Non senza incontrare ostilità e incomprensioni, impone luci basse e silenzio assoluto in sala, sposta l’orchestra nella buca, elimina i bis, cura ogni dettaglio musicale e scenico.

Ma la carriera vera e propria di Toscanini inizia quando, a partire dal 1898, assume la direzione del primo teatro lirico mondiale del tempo: il Teatro alla Scala di Milano. Lì, Toscanini propone opere innovative e si conquista la fama di fedelissimo interprete delle partiture.

La Scala è l'amante che più mi ha fatto disperare
Arturo Toscanini

Nel 1908, Toscanini si trasferisce a New York dove diventa, insieme a Gustav Mahler, uno dei direttori principali del Metropolitan Opera House: dirige sette stagioni e oltre quattrocento rappresentazioni di trentuno opere. Da quel momento, gli Stati Uniti diventano per lui una seconda casa.

Nel 1920, torna alla Scala. La nuova orchestra, formata da elementi scelti secondo rigidi criteri di selezione, effettua tournée in Italia e negli Stati Uniti: sessantotto applauditissimi concerti e l’incisione dei primi dischi. È il periodo d’oro scaligero: esecuzioni smaglianti, ampliamento del repertorio, cura di tutti i particolari dell’esecuzione. La fama di maestro esigentissimo e dal carattere difficile si diffonde.

Alla morte di Giacomo Puccini, nel 1926, Toscanini dirige in prima mondiale Turandot, opera incompleta. Eppure, il rapporto del compositore toscano con il Teatro alla Scala, con Milano e con Toscanini non era stato tra i più idilliaci. Toscanini gli aveva vietato, addirittura, l’ingresso in Teatro; Puccini aveva risposto con epiteti infamanti. La fortuna scaligera di Puccini sarà solamente postuma e lo stesso Toscanini contribuirà a decretarla, proprio dirigendo Turandot e fermandosi lì dove la mano del compositore era arrivata a scrivere l’ultima nota, per pronunciare le famose parole: “Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto”.

Nel 1930, Toscanini viene invitato, quale primo non tedesco, a dirigere una serie di opere di Richard Wagner al Festival di Bayreuth, tempio della musica wagneriana. Poi, si trasferisce a Salisburgo per il Festival mozartiano.

Nel 1931, per aver rifiutato di aprire un concerto con l’inno Giovinezza, Toscanini, a Bologna, è aggredito e schiaffeggiato da un gruppo di squadristi. Ha sessantaquattro anni e decide di non dirigere più in Italia fino a quando rimarrà al potere il regime fascista.
Inutilmente, Hitler, da Berlino, lo invita a suonare Wagner: nel 1933, Toscanini lascia il Festival di Bayreuth e nel 1938 quello di Salisburgo. Sconfortato dal clima politico-culturale dell'Europa, Toscanini è spinto ad allontanarsi nuovamente dall’Italia. Arriva, allora, dagli Stati Uniti, la proposta di dirigere una nuova straordinaria orchestra e l’opportunità d’iniziare una nuova vita. Nel 1937, a settant’anni, si trasferisce a New York con la famiglia.

In quegli anni, il livello più alto della tecnologia al servizio della comunicazione è rappresentato dalla radio e la radio per eccellenza, in America, è la National Broadcasting Company. La NBC Symphony Orchestra è creata nel 1937, espressamente per Arturo Toscanini. La proposta viene da David Sarnoff, un russo che in America ha fatto fortuna nell'industria dei media. L'orchestra ha sede a New York e tiene concerti settimanali, trasmessi in tutto il mondo dall'enorme Studio 8-H nel Rockfeller Center. L’inaugurazione è con il concerto di Natale del 1937.

Qui tutti mi fanno festa - tutti sono in delirio per me! [….]  Stasera ho il primo concerto. È inutile che lo dica, ma tu immagini la mia nervosità... Io sono l’eterno principiante. Forse l’unica persona che non ha stima di me..
Arturo Toscanini, lettera ad Ada Mainardi

La NBC Symphony Orchestra vanta musicisti di altissimo livello, registrazioni impareggiabili e un pubblico fra i più vasti della storia della musica classica. Quando anche la televisione inizierà a trasmettere i suoi concerti, Toscanini diventerà un vero e proprio idolo di massa, una star della musica colta.

Nel 1943, Toscanini, su incarico dell'Office of War Information accetta di dirigere un concerto per celebrare la caduta del fascismo. E sceglie Verdi.
Il concerto si apre con l'Ouverture de La forza del destino e prosegue con l'Inno delle Nazioni. Toscanini aggiunge un arrangiamento de L'Internazionale, in quanto inno sovietico, e chiude con l'inno nazionale degli U.S.A.

In quello stesso anno, il Teatro alla Scala è parzialmente distrutto da un violento bombardamento da parte degli alleati. La ricostruzione avviene in tempi rapidi, grazie anche alle ingenti donazioni di Toscanini che versa un milione di lire: una cifra astronomica, per l’epoca.
Toscanini rientra in Italia a guerra finita per il concerto di riapertura del suo teatro e per votare nel Referendum Istituzionale per la scelta tra Monarchia e Repubblica. La sera dell'11 maggio 1946, la Scala riapre sulle note di Rossini, Verdi, Puccini e Boito. Con il debutto di una giovanissima promessa della lirica: Renata Tebaldi.
Toscanini, come ricostruiscono le cronache del tempo, non dirige solo per i tremila spettatori presenti in sala, ma anche per tutta la folla che occupa le piazze vicine, davanti agli altoparlanti: operai, artigiani, piccoli commercianti, che avevano visto Milano bruciare, festeggiano la rinascita di uno dei simboli della città.

Toscanini continua a lavorare instancabilmente tra Europa e America, ma mantiene la sua residenza negli Stati Uniti. Il 5 dicembre 1949, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nomina senatore a vita per meriti artistici, ma Toscanini rinuncia alla carica. Così scrive al Presidente:

È un vecchio artista italiano, turbatissimo dal suo inaspettato telegramma che si rivolge a lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore. Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l’ho sempre percorsa. Grato e lieto della riconoscenza espressami a nome del mio Paese pronto a servirlo ancora qualunque sia l’evenienza, la prego di non voler interpretare questo mio desiderio come atto scortese o superbo, ma bensì nello spirito di semplicità e modestia che lo ispira accolga il mio deferente saluto e rispettoso omaggio
Arturo Toscanini, lettera al presidente Luigi Einaudi

Con la NBC Symphony Orchestra, Toscanini realizza tournée attraverso gli Stati Uniti. Nell’aprile del 1954, è di nuovo a New York. In programma ci sono composizioni di Wagner. A un certo momento, il Maestro ha un vuoto di memoria e si arresta, riprendendo a dirigere dopo quindici secondi. È il suo ultimo concerto. A ottantasette anni, si ritira dalle scene. La sua morte avviene tre anni dopo, il 16 gennaio 1957, nella sua residenza di New York.
Il giorno dopo, la salma, portata in Italia, viene accolta da un’immensa folla. La camera ardente viene allestita presso il Teatro alla Scala. In Duomo, la messa funebre è celebrata dall'Arcivescovo di Milano Montini, il futuro Papa Paolo VI.