Il "Capriccio sinfonico" di Giacomo Puccini
Mercoledì 20 marzo 20.30 Auditorium Rai - dalle note di sala di Daniele Spini
La grande vicenda di Giacomo Puccini, destinata ad affermarlo come compositore fra i massimi e come l’autore di opere più amato e rappresentato di tutti i tempi, cominciò con la prima rappresentazione di Manon Lescaut, il 1° febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino. Ma Puccini allora aveva più di trentaquattro anni: un’età un po’ improbabile per un esordio vero e proprio. Così via via che l’immagine di Puccini usciva dalla cronaca e dall’attualità per entrare nella storia, si è guardato con attenzione sempre maggiore a quanto aveva prodotto prima di quella data. E sempre più spesso si è riconosciuto che in quel “Puccini prima di Puccini” c’era ben di più che l’apprendistato di un ragazzo, per quanto provvisto di doti non comuni, e del rodaggio di un principiante, per quanto promettente. E che in Puccini giovane non si devono cercare gli indizi di quel che avrebbe realizzato poi, ma i prodotti di un musicista di valore: che forse non aveva ancora trovato un’identità precisa, ma che soprattutto non si era ancora visto offrire dal sistema operistico italiano, del quale sarebbe stato uno dei re, gli strumenti produttivi che gli avrebbero consentito di diventare ciò che sarebbe diventato. Questi strumenti - librettisti e scritture, essenzialmente - gli sarebbero stati offerti, in un tempo nel quale la figura storica dell’impresario d’opera era stata quasi del tutto sostituita da quella tutta moderna dell’editore, da Giulio Ricordi. Ma per arrivare a esser preso a bordo da lui, Giacomo Puccini, esordiente ma non troppo, aveva dovuto accumulare un’esperienza non indifferente. Di questa dà conto il programma con il quale l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai presenta “Il giovane Puccini” nell’anno del centenario, proponendo tre lavori che rappresentano altrettanti momenti, i più importanti, di quei primi capitoli: il sinfonismo, mai più toccato dopo il Capriccio; la musica sacra, pure abbandonata dopo la Messa, l’esordio nell’opera con Le Villi, inizio invece di un’avventura straordinaria.
Il Capriccio sinfonico documenta la formazione accademica di Puccini, compiuta fra il 1880 e il 1883 al Conservatorio di Milano, in un’Italia che a oltre vent’anni dall’unità consolidava una sua identità europea anche in fatto di musica. Vista dall’Italia, l’Europa era anzitutto una grande civiltà strumentale che da noi per oltre un secolo era rimasta certo non silenziata del tutto, ma altrettanto certamente in sottordine rispetto alla tradizione gloriosa dell’opera
Non per niente il direttore del Conservatorio, in una Milano nella quale Arrigo Boito era l’alfiere di una rinascita vigorosa di cultura strumentale, era allora un violinista celeberrimo, Antonio Bazzini; mentre a perfezionare Puccini poco più che ventenne e a dargli un’ultima infarinatura sotto il segno della modernità e della cultura era Amilcare Ponchielli, circondato di gloria per un’opera come La Gioconda - libretto di Boito - ricca di una componente sinfonica forte e preziosa. Al principio dell’estate del 1883, Puccini contribuisce con questa terza e ultima partitura sinfonica, successiva a due Preludi, appunto al saggio finale degli allievi di composizione, che fu diretto nientemeno che da Franco Faccio, la guida musicale della Scala e una delle prime star italiane della direzione d’orchestra, il 14 luglio 1883.
Un Puccini diverso da quello delle grandi opere, ma con una teatralità immediata, pur senza un programma, e con un linguaggio già suo: il pucciniano non può non sentirci aria di casa
Ovviamente la vicinanza maggiore, se pensiamo alla serie dei capolavori, è con Manon Lescaut. Ma l’avvio dell’Allegro che segue l’ampia introduzione è già l’inizio della Bohème. Significativo il giudizio di Filippo Filippi, critico autorevolissimo della “Perseveranza” (allora i critici andavano persino ai saggi dei conservatori): “In Puccini c’è un deciso e rarissimo temperamento specialmente sinfonista. Unità di stile, personalità, carattere”. Valutazione che può apparire curiosa, essendo riferita a un operista che avrebbe conquistato il mondo, e che di pezzi sinfonici non ne avrebbe scritti più: ma che ci aiuta a comprendere meglio perché nel teatro di Puccini l’orchestra abbia sempre avuto un compito importante, e appaia sempre lavorata in profondità, ben oltre la semplice seppure favolosa abilità di strumentatore.
I biglietti per il concerto, da 10 a 15 euro sono in vendita online e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino. Informazioni: 011.8104653 - 8104961 – biglietteria.osn@rai.it
I biglietti per il concerto, da 10 a 15 euro sono in vendita online e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino. Informazioni: 011.8104653 - 8104961 – biglietteria.osn@rai.it