Tutto Dvořák ai Summer Tunes 2025 con John Axelrod, Enrico Dindo e l'Orchestra Rai

Tutto Dvořák ai Summer Tunes 2025 con John Axelrod, Enrico Dindo e l'Orchestra Rai

Venerdì 27 giugno alle 21 a Desenzano del Garda

Tutto Dvořák ai Summer Tunes 2025 con John Axelrod, Enrico Dindo e l'Orchestra Rai
È interamente dedicato ad Antonín Dvořák il concerto inaugurale dei “Summer Tunes 2025”, che vede protagonista – venerdì 27 giugno alle ore 21.00 al castello di Desenzano del Garda – l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da John Axelrod. La rassegna è organizzata dal “Garda Lake Music Excellence” con la direzione artistica di Luca Ranieri, prima viola dell’OSN Rai. Per l’occasione, il direttore americano propone due pagine di Dvořák: la Sinfonia n. 9 in mi minore Dal Nuovo Mondo e, con Enrico Dindo solista, il Concerto n. 2 per violoncello e orchestra in si minore.
 
Attuale Direttore Principale della Bucharest Symphony Orchestra, Axelrod è apprezzato in tutto il mondo per la sua energia e la sua versatilità. Ospite regolare delle stagioni dell’OSN Rai, l’ha recentemente diretta in concerto proponendo la suite The Planets (I pianeti) di Gustav Holst e Rendering di Luciano Berio. Con la compagine Rai è stato anche protagonista di una brillante tournée nel Sud Italia nell’estate 2022, che ha toccato le città di Catania, Catanzaro, Salerno, Matera e Brindisi.
La ricchezza dell’invenzione melodica ispirata al folklore della sua terra, la ricerca delle proprie radici musicali e il loro fondersi con il lessico della musica colta: sono alcuni tra gli elementi che hanno reso la Sinfonia n. 9 e il Concerto per violoncello e orchestra n. 2 di Dvořák tra le testimonianze più significative della poetica artistica del compositore boemo, improntata alla riscoperta della tradizione popolare
Entrambe composte verso la fine dell’Ottocento, durante gli anni del suo soggiorno in America, questi brani riflettono l’impatto profondo che il Nuovo Mondo – fu lo stesso compositore ad attribuire questo sottotitolo alla sua Nona – ebbe sulla sensibilità di Dvořák: da un lato l’eco degli spirituals afroamericani e dei canti dei nativi indiani, dall’altro una viva nostalgia per il paesaggio sonoro mitteleuropeo.

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