Alpi 2021: la seconda tappa

Gorner e Aletsch, l'antica grandeur non c'è più


15 - 18 agosto 2021 - Zermat

Oggi è Ferragosto e con i miei compagni di viaggio Marco Manni e Dario Alaimo ci troviamo nel Canton Vallese in Svizzera. Come da programma raggiungiamo Zermat per poi salire al Gornegrat (3100 metri) con il caratteristico trenino a cremagliera. Da questa montagna possiamo ammirare più di 20 vette tra i 4000 delle Alpi e il nostro obbiettivo è quello di trovare i punti fotografici da cui Jean Claude Marmand nel 1865 scattò una sequenza di immagini per formare un panorama di oltre 180° di campo dell’enorme ghiacciaio del Gorner.
Appena scesi dal treno prendo le fotografie storiche dal mio zaino per confrontare il paesaggio circostante con l’inquadratura di 156 anni fa. La vista è meravigliosa, con un solo sguardo si può vedere a partire da destra l’elegante e ripida parete est del Cervino, le creste dei Breithorn e le numerose vette del Monte Rosa. Da un primo confronto alcune creste in primo piano non si allineano come sulla fotografia storica, pertanto decidiamo di proseguire sulla cresta in direzione dello Stockhorn, un’altra vetta più a est.
Dopo vari sali e scendi e la ricerca di indizi a terra che ci possano confermare la posizione esatta da cui era stata scattata la fotografia storica, ci ritroviamo nuovamente a tornare sui nostri passi fino al belvedere. Raggiunto nuovamente il punto da cui eravamo partiti ci rendiamo conto che la sequenza degli scatti era stata eseguita proprio dalla terrazza. Posiziono quindi il cavalletto in bolla dopo un’attenta analisi dell’inquadratura faccio coincidere tutte le creste in primo piano con le montagne sullo sfondo come nella fotografia storica e inizio la serie di scatti. Subito dopo trovo un nuovo punto per realizzare un’altra panoramica, questa volta però del 1890, di 25 anni più recente. Passata la mattinata iniziamo a scendere a piedi verso il laghetto di Riffel da cui ripeto una bellissima inquadratura del Cervino che si riflette sullo specchio d’acqua. Questo confronto sarà utile per evidenziare la contrazione della parte alta del ghiacciaio Furgg alimentato dalle valanghe provenienti dalla parete Est del Cervino. Arrivati alla stazione di Riffelberg ripeto uno scatto dell’omonimo rifugio ma di fronte all’inquadratura oggi si trova l’enorme struttura di arrivo della funivia. Stanchi della lunga giornata in quota e cotti dal sole prendiamo il trenino per scendere a Zermat.

La mattina seguente raggiungiamo il lago di Schwarzsee sul versante opposto della valle del Gorner da cui si parte per la salita alla via normale del Cervino. Scendendo lungo i ripidi pendii erbosi ritroviamo nell’arco dell’intera giornata tre punti da qui riesco a ripetere tre fotografie storiche che ritraggono l’enorme lingua frontale del ghiacciaio del Gorner scendere nella valle verso Zermat. Grazie a questi importanti confronti riusciamo a testimoniare non solo l’arretramento frontale del ghiacciaio di circa 2,5 km ma la totale scomparsa di ben 150 metri di spessore di ghiaccio in questa porzione di valle.
   
Il 17 agosto rimaniamo a valle per lavorare alla post produzione e il backup di tutti i materiali realizzati durante la prima parte della spedizione e ci raggiungono il filmmaker Federico Santini e l’amico Enrico Vicenti mentre Dario Alaimo ci saluta. La mattina seguente siamo nuovamente operativi sul campo e con Federico e Enrico sempre con il trenino raggiungiamo Riffelberg ma la nebbia formatasi nella valle di Zermat per il prolungarsi da giorni dell’alta pressione continua ad immergerci coprendoci completamente il panorama circostante. Solo dopo aver atteso per oltre due ore, il sole riesce a diradare la nebbia e mi permette di ripetere lo splendido scatto di Vittorio Sella alla parete est del Cervino con la lingua del ghiacciaio Furgg che nel 1883 scendeva fino all’arrivo della funivia Schwarzsee. Il confronto è impietoso, la dove vi era un ghiacciaio oggi è presente una stazione della funivia, come a testimoniare l’effetto antropico.

 
19 – 22 agosto 2021 – Aletsch 

Da oggi come da programma iniziamo il lavoro sul grande ghiacciaio dell’Aletsch, di gran lunga il più grande ghiacciaio dell’intero arco alpino con i suoi 21 km di lunghezza, 78 km quadrati di superficie. Questa enorme massa di 11 tonnellate di ghiaccio si forma alla base delle maggiori cime dell’Oberland bernese quali l’Eiger, il Mönch e il Jungfrau. La Regione dell'Aletsch figura nel patrimonio mondiale dell'UNESCO ed ha un aspetto simile a quelli himalayani. Nonostante la sua grandezza, a causa del riscaldamento globale, ha subito un notevole regresso. Molte sono le fotografie storiche che siamo riusciti a selezionare dai vari archivi di Zurigo e Berna, infatti abbiamo previsto di rimanere in questa zona per almeno quattro giorni. La nostra base, grazie all’ospitalità dell’ufficio del turismo dell’Aletsch Arena, si trova a Fiescheralp a 2200 metri di quota da cui la mattina del 19 agosto insieme a Federico, Enrico, Marco e l’amico Jacopo Pasotti, che ci accompagna per una giornata, mi incammino per raggiungere il piccolo lago Marjelen.
Questa piccola e meravigliosa valle si trova in un punto in cui il grande ghiacciaio fa una curva quasi a gomito da cui storicamente si staccavano dei blocchi di ghiaccio alti come palazzi che formavano il famoso lago da cui prende nome la valle. Oggi il ghiacciaio è sempre presente ma ha perso oltre 150 metri di spessore e lambisce di poco la valle senza formare ne il lago ne alcuna parete di ghiaccio. La ricerca dei punti fotografici come sempre inizia da quella scattata nelle prime ore della mattina per poi proseguire su quelle scattate nel pomeriggio. L’importanza di ripetere gli scatti storici nella stessa ora della giornata è fondamentale al fine di ottenere le stesse ombre che daranno a chi osserverà il confronto la percezione di vedere esattamente lo stesso paesaggio. Dopo aver risalito la valle e aver ripetuto due primi scatti di fine ‘800 da una sella e dal pendio sottostante, scendiamo nuovamente a valle per cercare una magistrale inquadratura realizzate da Vittorio Sella nel 1884 dell’enorme parete di ghiaccio che si formava proprio dove l’Aletsch curva verso la selvaggia Gola della Massa. Anche in questo caso il paesaggio è cambiato drasticamente, la perdita di spessore del ghiacciaio ha aperto la visuale sulla valle e il versante alla destra idrografica. Dopo aver ritrovato un nuovo punto da cui ripetere due lastre di formato 30x40 cm che Sella aveva scattato nel pomeriggio ci incamminiamo per tornare in hotel dove passeremo una piacevole serata in compagnia di Michael Zemp, il direttore del Word Glacier Monitoring Service (WGMS).

Il giorno seguente Michael ci racconta non solo la storia del ghiacciaio Aletsch ma il grande lavoro di ricerca e di sensibilizzazione che portano avanti con il WGMS. Raggiungiamo la località di Belalp da cui ripeteremo le importanti e antichissime fotografie realizzate dal francese Adolphe Braun della parte frontale del ghiacciaio. La più antica risale addirittura al 1856 quando il ghiacciaio si trovava grossomodo alla sua massima espansione all’apice della Piccola Età Glaciale. Grazie a questi confronti riusciremo ad evidenziare non solo lo svuotamento dell’intera valle dovuto al regresso glaciale con la conseguente erosione dei vari versanti ma anche la comparsa delle diverse infrastrutture turistiche come le funivie che oggi sovrastano le creste.

Oggi 21 agosto, grazie al supporto dell’ufficio del turismo del comprensorio dell’Aletsch Arena che ci permette di utilizzare la seggiovia alle 7:00 della mattina, salgo con Federico, Marco ed Enrico sulla vetta dell’Eggishorn da cui si gode un panorama mozzafiato sull’intero ghiacciaio dell’Aletsch. Proprio da questa vetta ripeto due importanti panoramiche che abbracciano l’intera lingua glaciale dopo aver identificato i punti esatti dove posizionare il mio cavalletto. La prima datata fine ‘800 mentre la seconda risale al 1865 quindi di grande valore storico.
L’aria è limpida e cristallina e ci permette di vedere all’orizzonte non solo le vette dell’Eiger, Mönch e Jungfrau ma anche in lontananza quelle del Monte Rosa, il Cervino e il Monte Bianco, uno spettacolo unico! A metà mattinata decidiamo di scendere lungo la cresta che ci riporta nuovamente sulla sella da cui avevo ripetuto le foto della zona del lago Marjelenperché da lì pensavo di riuscire a trovare facilmente il punto di uno scatto che ritrae il ghiacciaio Fiesch, un altro grande ghiacciaio vallivo, pensavo però, perché così non fu. Camminando infatti sulla cresta sopra il lago siamo costretti ad abbassarci di quota sempre di più per ritrovare solo dopo alcuni chilometri e oltre un’ora di cammino il punto esatto da cui era stata scattata la storica fotografia. Nonostante la fatica di camminare fuori sentiero, come spesso accade in questi casi, il panorama è meraviglioso e assaporiamo il paesaggio scivolando verso il basso fino a raggiungere il sentiero che poi ci riporterà verso il nostro campo base dove si concluderà questa lunga ma molto proficua missione.