Giorno della Memoria: la programmazione di Rai Cultura

Giorno della Memoria: la programmazione di Rai Cultura

27 gennaio 2023

Giorno della Memoria: la programmazione di Rai Cultura
Di seguito la programmazione di Rai Cultura in occasione del Giorno della Memoria 2023.


Rai1
Venerdì 27 gennaio 2023
Binario 21 (Ore 20.35)

In occasione della Giornata della Memoria, la Senatrice a vita Liliana Segre, accompagnata da Fabio Fazio, conduce gli spettatori in un viaggio al Memoriale della Shoah della Stazione Centrale di Milano, per un evento televisivo esclusivo, “Binario 21”, in diretta venerdì 27 gennaio alle 20.35 su Rai1.

Da quel luogo nascosto, il Binario 21, il 30 gennaio del 1944 partì il treno che condusse la tredicenne Liliana Segre al campo di sterminino di Auschwitz, insieme ad altre 604 persone, fra cui suo padre Alberto, da dove fecero ritorno in 22. Ed è da quel sotterraneo che la Senatrice a vita, accompagnata da Fabio Fazio, riapre il cassetto della memoria al pubblico di Rai1 e ripercorre in diretta la storia di quella terribile giornata del ’44, per una testimonianza emozionante e personale, che diventa racconto civile collettivo. Un viaggio indietro nel tempo di 79 anni che si avvale anche di materiali fotografici, stampa e video dell’epoca, per rendere visibile a tutti un luogo normalmente invisibile e per ricordare una delle vicende più nere delle pagine della storia dell’uomo e che non deve mai essere dimenticata.
In diretta dal Binario 21, Liliana Segre racconta i momenti concitati che precedettero la sua deportazione, ricordando i luoghi simbolo della sua esperienza, dalla pietra d’inciampo dedicata al padre Alberto, morto nel campo di sterminio, e posta davanti a casa Segre, alla scuola elementare di via Ruffini a Milano che Liliana frequentava e dalla quale nell’ottobre del 1938 fu espulsa a causa delle leggi razziali, fino al carcere di San Vittore, penultima tappa di quel viaggio all’inferno, e dalla quale quel 30 gennaio del 1944 venne prelevata per essere condotta a forza su un vagone merci in quel sotterraneo oscuro, nascosto nelle viscere della Stazione Centrale di Milano, a pochi metri dal via vai quotidiano inconsapevole dei viaggiatori.
Il viaggio nella memoria di “Binario 21” vedrà la partecipazione di Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino e un’esclusiva esibizione del Coro del Teatro alla Scala ai binari della Stazione Centrale di Milano.

“Binario 21” è realizzato da Rai Cultura in collaborazione con l’OFFicina. “Binario 21” è scritto da: Fabio Fazio, Arnaldo Greco, Piero Guerrera, Veronica Oliva e Francesco Piccolo, con la collaborazione di Stefano Faure, Giacomo Freri e Antonietta Zaccaro. Responsabile Casting Monica Tellini. Coordinamento editoriale Felice Cappa. Produttore esecutivo L’OFFicina Marcello Mereu. Produttore esecutivo Rai Eliana Mercieri. Capo progetto Luisa Pistacchio. Con la regia di Cristiano D’Alisera.

Rai3

Martedì 24 gennaio 2023
Passato e presente - Campi di concentramento fascisti (Ore 13:15 su Rai3 e in replica alle 20:30 su Rai Storia)

Nell’immaginario collettivo, la rievocazione dei “campi di concentramento” della Seconda guerra mondiale coincide spesso con le drammatiche immagini dei Koncentrazionslager della Germania nazista, le anticamere dello sterminio sistematizzato del popolo ebraico, e non solo. 
Ma a partire dal 1940 anche l’Italia fascista organizza strutture di internamento, nelle quali intere generazioni di individui sgraditi al regime perderanno la libertà, e in molti casi anche la vita. In questa puntata di “Passato e Presente” in onda martedì 24 gennaio alle ore 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, Annalisa Cegna, insieme a Paolo Mieli, ridisegnerà la mappa dei campi di concentramento fascisti presenti dentro e fuori i confini della Penisola negli anni della guerra, raccontando le vicende emblematiche di alcune tra le vittime di internamento: uomini, donne, bambini, stranieri, ebrei, zingari. Un lungo elenco di “indesiderabili” che il fascismo si sforzerà di isolare socialmente e reprimere fisicamente per sgombrare il campo da ogni espressione di dissenso contro il regime.  

Giovedì 26 gennaio 2023
Passato e presente - Il giardino dei Finzi Contini. La Shoah in un romanzo con la prof.ssa Alessandra Tarquini (Ore 13:15 Rai3 e in replica alle ore 20.30 su Rai Storia)

“Il giardino dei Finzi Contini”, il romanzo più celebre dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani, viene pubblicato nel febbraio del 1962, suscitando un ampio dibattito. Il titolo, vincitore del premio Viareggio, si unisce ad altri usciti in quegli anni, che concentrano la propria narrazione sui temi delle leggi razziali, della deportazione, dello sterminio degli ebrei. Per il panorama letterario italiano è una svolta, dopo anni in cui la Shoah difficilmente è stata oggetto di interesse di romanzieri e di poeti. Una svolta ascrivibile senza dubbio al processo Eichmann che, nel 1961, è trasmesso integralmente dalla radio israeliana e seguito dai media di tutto il mondo, ma che ha a che fare anche con la coscienza di chi, come Bassani, ha subito in prima persona il trauma della persecuzione ma non ne è stato travolto. Bassani sente il dovere morale di recuperare la memoria di chi è stato spazzato via d’un colpo da questa tragedia indicibile, e attraverso la vicenda della famiglia Finzi Contini coi personaggi che le gravitano attorno, intende sottrarre all’oblio le storie di uomini e donne che la grande Storia ha inghiottito con le sue atrocità. Ne parlano a “Passato e presente” la professoressa Alessandra Tarquini e Paolo Mieli nel nuovo appuntamento con Passato e presente in onda giovedì 26 gennaio alle ore 13:15 su Rai3 e alle ore 20:30 su Rai Storia. 

Venerdì 27 gennaio 2023
Passato e presente – Le donne nei lager nazisti (Ore 13:15 su Rai3 e in replica alle 20:30 su Rai Storia)

Per la Giornata della Memoria Passato e presente dedica una puntata alla deportazione femminile nei lager nazisti, con la professoressa Anna Foa. Nel 1939, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, i nazisti costruiscono il campo di concentramento femminile di Ravensbruck, 80 km a nord-est di Berlino, che rimarrà l’unico, per tutta la durata del conflitto, a ospitare esclusivamente donne. Dal 1942 vengono poi aperte sezioni femminili in altri campi, come Auschwitz-Birkenau e Bergen Belsen.
La deportazione femminile ha delle caratteristiche proprie, a cominciare dalla vergogna per la nudità, a cui tutti i prigionieri sono sottoposti, fin dall’arrivo nel lager, ma che per le donne è più umiliante e difficile da sopportare.
Le situazioni più drammatiche sono quelle delle madri, che già all’arrivo nei lager quasi sempre vengono mandate nelle camere a gas con i figli. Le donne incinte sono costrette ad abortire o, se riescono a partorire, a vedere i loro piccoli morire di fame e di freddo.
Inoltre, diverse donne sono sottoposte anche a esperimenti pseudoscientifici che, quando non le uccidono, ne compromettono irrimediabilmente la salute. Su di loro si sperimentano i metodi di sterilizzazione di massa, che i nazisti intendono adottare nei confronti delle popolazioni considerate inferiori.

Rai5

Giovedì 26 gennaio 2023
Visioni - La memoria del ghetto  (Ore 21.10)

In occasione del Giorno della Memoria, Visioni compie un viaggio nei ghetti e nelle giudecche d’Italia per scoprirne il rapporto con la città in cui sono inseriti e seguirne l’evoluzione. A raccontarci gli eventi: Riccardo Calimani, Corrado Augias e Anna Foa. Un programma di A. Greca, regia A. Tinti

Visioni ...e i salvati (Ore 19.25)  

Le vicende di bambini scampati ai campi di concentramento perché nascosti da persone che ritenevano giusto farlo: le ricostruisce “Visioni” nel doc “…e i salvati”, in onda venerdì 27 gennaio alle 19.25 su Rai 5. Dall’impatto che ebbero le leggi marziali o per meglio dire le leggi antiebraiche, al processo Eichmann che aprì quella che viene definita l’era del testimone, il documentario racconta l’importanza di ascoltare le parole di chi è sopravvissuto a quell’orrore. Fare e rifare le valigie, nascondersi sotto i letti, mentire, essere fuori legge, dimenticare il proprio nome indice delle proprie origini, assumere nuove identità. Così, in tutto, si salvarono circa 31mila persone. Tra questi Franco De Benedetti Teglio, Lia Levi la famiglia Sadun, persone che non hanno dimenticato, ma hanno continuato a rielaborare il loro vissuto alla ricerca di un senso che non c’è, se non nella memoria. Il racconto storico è affidato alla voce della massima esperta in materia, Liliana Picciotto e Mauro Canali e alcune frasi della senatrice a vita Liliana Segre. Il programma è firmato da A. Greca, E. Avallone, F. De Angelis, P. Mordiglia, M. Serri, A. Tinti

Diretta OSN – Concerto della Memoria (Ore 21:15)

Per la Giornata della Memoria, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Fabio Luisi, e con Francesco Micheli voce recitante, Coro Maschile Ruggero Maghini, Claudio Chiavazza m° coro, esegue Un sopravvissuto di Varsavia, op46 di Schönberg e Sinfonia n 7 in mi minore di Mahler. 

FABIO LUISI direttore
FRANCESCO MICHELI voce recitante
CORO MASCHILE RUGGERO MAGHINI
CLAUDIO CHIAVAZZA maestro del coro

Sabato 28 gennaio 2023  
Teatro
Canto del popolo ebraico massacrato

In occasione del Giorno della Memoria, Rai Cultura propone lo spettacolo di Moni Ovadia “Canto del popolo ebraico massacrato”, in onda sabato 28 gennaio alle 21.15 su Rai5. Liberamente tratto dall’omonimo poema di Yitzhak Katzenelson, ucciso ad Auschwitz nel 1944, Moni Ovadia racconta il dramma della deportazione degli ebrei italiani dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano. È il 30 gennaio 1944: in una domenica invernale, più di seicento persone, tutti ebrei provenienti dal carcere milanese di San Vittore, furono caricati a forza su vagoni bestiame. La destinazione, ignota a tutti, era Auschwitz. Sul convoglio, partito dal binario 21, c’erano anziani, donne e più di 40 bambini di età compresa tra 1 e 14 anni, tra cui Liliana Segre di 13. La signora Esmeralda Dina di 88 anni era la più anziana. Dopo una settimana di viaggio, tra stenti e sofferenze, domenica 6 febbraio, il treno raggiunse Auschwitz. Appena sbarcati, 500 persone vennero selezionate per la morte e furono gasate e bruciate a poche ore dall’arrivo. Dal binario 21 era già partito un convoglio con quasi 250 deportati, il 6 dicembre del 1943; ne sarebbero partiti altri fino a maggio del 1944. Il tributo di Ovadia alle vittime della Shoah ricorda, con la forza della poesia, del canto e della testimonianza diretta, lo sterminio del popolo ebraico e di tutti coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte, perché ebrei, zingari, omosessuali, handicappati o perché si opponevano al regime nazifascista e al folle progetto di purificazione della razza ariana. Preziosa la testimonianza di Liliana Segre, co-protagonista della narrazione dell’orrore dei campi di concentramento, che riuscì, adolescente, a sopravvivere ad Auschwitz.

Rai Scuola

Venerdì 27 gennaio 2023

27 gennaio, Giorno della Memoria – La scuola restituita (Ore 18) 

Sono tornati sentire il suono della campanella, a distanza di 84 anni da quel settembre del 1938, quando, bambini, vennero espulsi dalla scuola, per il demerito di essere ebrei. Ad accoglierli le ragazze e i ragazzi di "Rondine. Cittadella della Pace", che ad Arezzo studiano insieme, con una modalità didattica all'avanguardia, per costruire un mondo migliore. Abbiamo incontrato i testimoni anziani dell'orrore nazifascista, e i giovani ragazzi, italiani e del mondo, che ne hanno raccolto la memoria, e ci hanno raccontato cosa vuol dire vivere in un luogo nel quale, a fianco del "nemico", i conflitti vengono trasformati in opportunità di pace. 

La musica libera (Ore 18:30)

Uno Speciale dal titolo "La musica libera" composto da due puntate sul tema della musica composta nei luoghi della deportazione e nelle carceri italiane nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Un viaggio che raccoglie il lavoro decennale del Maestro Francesco Lotoro fatto da ricerche di spartiti, intere opere musicali e storie di musicisti di origine ebraica, sinti e Roma, politici deportati nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Terezin e Alberobello o detenuti nelle carceri come San Vittore e Via Tasso. E' un viaggio nella memoria storica, realizzata con un linguaggio più diretto possibile ai giovani. Far conoscere il tema della Shoah o in generale della detenzione avvenuta durante quei tragici momenti prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, attraverso la Musica "liberata", affinché questa fosse restituita all'intera Umanità. Rai Scuola sarà impegnata in futuro a dare continuità al lavoro della Fondazione ILMC (Istituto di letteratura musicale concentrazionaria) che nei prossimi anni darà vita all'incommensurabile eredità artistica e umana che sarà il cuore della Cittadella della Musica Concentrazionaria, il primo Hub che nascerà a Barletta.)

Speciali Scuola. Concerto di luci  (Ore 19:30) 

Ogni notte a Buchenwald il musicista polacco Józef Kropiński, si rinchiudeva clandestinamente nella stanza di dissezione del dipartimento di patologia del Lager e a lume di candela scriveva musica. Oggi delle sue 400 opere soltanto 117 sono sopravvissute e grazie al lavoro di ricerca e messa in musica del Maestro Francesco Lotoro, si riaccende la candela di Józef. Il 26 gennaio 2023 per la Giornata della Memoria a Barletta risuoneranno in concerto le sue opere e quelle di tanti altri prigionieri musicisti. Alessandra Peralta regista e Pietro De Gennaro autore hanno curato lo Speciale di Rai Scuola che andrà in onda il 27 gennaio 2023. Attraverso una accurata scenografia le luci di mille candele diventano musica. Nello Speciale si racconterà come la musica del Maestro francese Maurice Soret, in particolare "Reve de France", composta in un campo di internamento tedesco, sia ritornata ad essere ascoltata. Come è stato possibile possibile tecnicamente che un disco in ceralacca in pessimo stato di conservazione, donato al Maestro Lotoro, sia ritornato a noi, con un accurato lavaggio dei supporti, e come sia stata possibile la digitalizzazione, recuperando così i file audio.   
La musica concentrazionaria, la musica creata in cattività o in condizioni estreme di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo. "La ricerca musicale concentrazionaria nutre l’ambizione di trasformare una immane catastrofe nella più grande possibilità che oggi l’uomo ha per migliorare l’arte, la musica, il pensiero creativo e le emozioni più profonde e insondabili dell’intelletto", dice il Maestro Francesco Lotoro nell’introdurre il concerto al Teatro Comunale di Barletta il Maestro Francesco Lotoro dedicato alla Giornata della Memoria il 27 gennaio 2023. Recuperare questa musica equivale a ricostruire scuole e ospedali distrutti dalla guerra, ripristinare processi educativi che si ritenevano irrimediabilmente compromessi da conflitti e deportazioni.
La musica raccolta dal 1983 dalla Fondazione ILMC (Istituto di letteratura musicale concentrazionaria) è incalcolabile in numeri e valori e le 8.000 partiture recuperate potrebbero un giorno rivelarsi una piccola parte di quanto creato durante gli anni che passano dall’ascesa del nazismo alla destalinizzazione dell’ex U.R.S.S. "Bisogna non soltanto recuperare ma altresì riparare questo patrimonio musicale - è il grido d'allarme di Lotoro - affinché sia restituito all’Umanità e possa riacquistare il posto che gli spetta nella Storia della Musica”. 
Alla luce di una candela, Józef scriveva musica in quello che non può essere definito altrimenti che
un inferno sulla sfera terrestre. Oggi a Barletta, racconta lo Speciale di Rai Cultura in onda su Rai Scuola il 27 gennaio 2023, si sono riaccese le candele di  Józef  Kropiński; hanno risuonato le opere sue e di tanti altri prigionieri musicisti; in un meraviglioso processo di fotosintesi, le luci di mille candele diventano musica.


Edith - Una ballerina all'inferno (Ore 20)

Edith è un talento della danza. Vive a Kassa, in Ungheria. Nella primavera del 1944 viene deportata a Birkenau insieme ai genitori e alla sorella Magda, perché ebrei. La danzatrice sedicenne che sognava di esibirsi all’Opera di Budapest si ritrova nello squallore e nel fango di una baracca del settore femminile del più brutale lager nazista. Ma lei, sfidando Kapò e SS, continuerà a danzare, con il corpo e con l’anima, riuscendo a salvarsi la vita. Una straordinaria storia vera di amore per l’arte, la passione ed il coraggio. 


Rai Storia

L’ampia programmazione dedicata di Rai Storia inizierà da lunedì 16 gennaio: tutti giorni alle ore 19:30, fino a venerdì 27 gennaio, saranno riproposte integralmente le due serie di “Pietre d’inciampo”. Sarà interamente dedicata anche tutta la giornata di venerdì 27 gennaio.
 
Lunedì 16 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Roma. Angelo Anticoli (Ore 19:30)

Piccole ma portatrici di un grande significato, le pietre d’inciampo sono dei sampietrini in ottone che portano inciso il nome di vittime del nazi-fascismo: ebrei, partigiani, militari, dissidenti, persone comuni che si sono opposte al regime. Nate per iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig e diffuse in tutta Europa, sono lì per ricordarci quel passato che, nella vita di tutti i giorni, tendiamo a dimenticare. Per questo sono collocate davanti proprio davanti al portone della casa in cui visse o lavorò la persona che vuole ricordare. Le pietre d’inciampo sono al centro della serie di Rai Cultura, condotta dalla giornalista Annalena Benini, in onda su Rai Storia. La prima puntata, dedicata ad Angelo Anticoli, andrà in onda lunedì 16 gennaio alle 19:30 su Rai Storia.  A Roma, tra Via in Publicolis e il vicolo omonimo, nel cuore di quello che una volta fu il Ghetto ebraico, sorgeva la bottega di Angelo Anticoli, orafo ebreo sposato con Rosa e papà di quattro figli. Nel settembre del 1943 Herbert Kappler, capo della Gestapo a Roma, convoca i capi della comunità ebraica e ordina loro uno scambio: la salvezza dalla deportazione in cambio di 50 kg d’oro, da raccogliere in 36 ore. Angelo è incaricato di coordinare il lavoro di pesatura degli oggetti, un’operazione concitata e faticosa che sembra mettere al sicuro la comunità ebraica romana dalla deportazione. Eppure, appena venti giorni dopo la consegna dell’oro, il 16 Ottobre, i nazisti mettono in atto il rastrellamento degli ebrei di Roma: 1254 persone vengono arrestate e deportate verso i campi di sterminio. Angelo e i suoi familiari sfuggono al rastrellamento e trovano rifugio altrove. Rosa con le tre figlie si nasconde nel Convento delle Suore di Santa Francesca Romana vicino al Campidoglio, mentre Angelo con il figlio Graziano viene accolto da una comunità di frati a Via dei Serpenti. Nell’aprile del 1944 però, proprio mentre sta andando a trovare Rosa e le bambine, Angelo viene arrestato. Poco più di un mese dopo, viene trasferito a Fossoli e poi deportato ad Auschwitz dove muore il 24 settembre 1944. Aveva compiuto da poco 38 anni. Durante la permanenza in carcere Angelo ha scritto ogni giorno alla moglie: la figlia Silvia ancora conserva gelosamente quella trentina di lettere scritte a matita con calligrafia chiara e ferma. E’ stata proprio lei a richiedere l’installazione della pietra di inciampo ed è lei a tramandare la memoria di suo padre. 

Martedì 17 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Livorno. Frida Misul (Ore 19:30 e in replica venerdì 27 gennaio alle ore 18)

Quella di Frida Misul, livornese di origine ebraica, è la storia di una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, una sopravvissuta che ha documentato il suo calvario su un diario, affinché la memoria venisse tramandata di generazione in generazione. È lei la protagonista del secondo appuntamento con “Pietre d’inciampo”, serie Rai Cultura condotta da Annalena Benini in onda martedì 17 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. Frida proviene da una famiglia modesta che, nonostante le difficoltà, la sostiene in tutto e per tutto nella sua grande passione: il canto lirico. Negli anni ’30 Frida studia per diventare soprano e si esibisce spesso nei teatri di Livorno con lo pseudonimo di Frida Masoni, in seguito alle leggi razziali. Ma nel 1943 la sua esistenza viene sconvolta: qualcuno che le è molto vicino la denuncia come ebrea, così Frida viene arrestata e trasferita a Fossoli, prima di essere deportata ad Auschwitz nel 1944. Costretta ai lavori forzati, si ammala e viene ricoverata nell’ospedale del campo. Qui, Frida canta per allietare lo strazio e il dolore delle sue compagne di prigionia, catturando anche l’attenzione dei medici e dei soldati del campo che, colpiti, le riservano un trattamento meno disumano. Quando Frida lascia la Polonia viene costretta a marciare sulla neve, per chilometri e chilometri, verso altri campi di concentramento. Si trova nel campo di Terezin, la mattina del 9 Maggio 1945, quando l’armata russa libera il campo. E’ stremata ma viva.... La pietra di inciampo a lei dedicata si trova in via Chiarini 2, lì dove un tempo c’erano le case abitate dagli ebrei nei pressi della sinagoga di Livorno.

Mercoledì 18 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Napoli. Procaccia, Pacifici e Molco (Ore 19:30 e in replica venerdì 27 gennaio alle 10:30)

A Napoli, in Piazza Bovio, ci sono nove pietre d’inciampo dedicate a nove persone, tutte dello stesso nucleo familiare. Amedeo Procaccia e Jole Benedetti sono i capostipiti di questa famiglia, marito e moglie di origine ebraica che negli anni ’30 abbracciano la fede fascista. Amedeo e Iole hanno un figlio maschio, Aldo, e due figlie femmine, Yvonne ed Elda. Alla fine degli anni ’30, Yvonne ed Elda sposano due amici venuti dalla Toscana, Sergio Molco e Loris Pacifici. Nell’estate del 1943, per sfuggire ai bombardamenti che stanno mettendo in ginocchio Napoli, i componenti di questa grande famiglia si rifugiano in Toscana vicino a Lucca, pensando di essere al sicuro. Ma il 6 dicembre, in seguito a una delazione, vengono arrestati dalle milizie fasciste. Sono portati al campo di transito di Bagni di Lucca, e poi da lì avviati ad Auschwitz, dove muoiono tutti. La più piccola, Luciana, di soli 7 mesi, muore durante il trasferimento sul convoglio numero 6, partito da Milano, dal famigerato binario 21, il 30 gennaio 1944. Sergio Molco, la moglie Yvonne e il figlio Renato riescono a sfuggire all’arresto, ma Sergio viene arrestato poche settimane dopo. Lo attende lo stesso destino del resto della famiglia: deportato ad Auschwitz il 6 febbraio, muore 22 giorni dopo. Le loro storie sono raccontate da Annalena Benini nella nuova serie “Pietre d’inciampo” in onda mercoledì 18 gennaio alle 19:30 su Rai Storia.

Giovedì 19 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Viterbo. Famiglia Di Porto (Ore 19:30 e in replica venerdì 27 gennaio alle ore 12:20)

Angelo Di Porto e Letizia Anticoli abitavano a Viterbo, dove avevano una piccola merceria. Erano genitori del piccolo Silvano e vivevano insieme ai genitori di lei, Vittorio Emanuele e Reale, in via della Verità. La famiglia, una delle poche famiglie ebree di Viterbo, era molto benvoluta da tutti. La vita di queste persone è sconvolta il 2 Dicembre 1943 quando, proprio davanti alla loro abitazione, Angelo, Letizia e Reale, vengono portati via dalle milizie fasciste e condotti al carcere di Santa Maria in Gradi. Il piccolo Silvano, di soli 8 anni, viene salvato da una vicina di casa, una ragazza di 17 anni, che lo prende per mano e lo porta via come se fosse figlio suo. Anche Vittorio Emanuele viene arrestato qualche tempo dopo, a Roma. 
Il 22 Marzo 1944, Angelo, Letizia e Reale vengono caricati su un camion: sono destinati al campo di transito di Fossoli. Mentre sta salendo sul camion, Reale cade e si rompe una gamba. Probabilmente perde conoscenza e resta distesa sull’asfalto, e i fascisti, che la credono morta, la lasciano lì. Viene salvata da un muratore viterbese, che la fa accomodare sulla sua carriola e la porta all’ospedale di Viterbo, dove viene nascosta e curata da un medico e da un infermiere, Francesco Morelli. 
Angelo, Letizia e Vittorio Emanuele, invece, non faranno mai ritorno dai campi di sterminio. Silvano non ha mai dimenticato la sua famiglia e per anni ne ha tramandato la memoria, che oggi rivive in Angelo, suo figlio. La storia della famiglia Di Porto sarà raccontata da Annalena Benini nell’ appuntamento con Pietre d’inciampo, in onda su Rai Storia giovedì 19 gennaio alle ore 19:30.

Venerdì 20 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Milano. Andrea Schivo (Ore 19:30 e in replica venerdì 27 gennaio alle ore 16)

Andrea Schivo non era ebreo ma ha perso la vita per aver aiutato gli ebrei detenuti nel carcere di San Vittore, dove lavorava come guardia carceraria. A lui è dedicato l’appuntamento con “Pietre d’inciampo” in onda venerdì 20 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. Nato nel 1895 a Villanova d’Albenga, in Liguria, Andrea partecipa alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale viene colpito da un proiettile. Come risarcimento per quel colpo di pistola, ottiene dallo Stato italiano un lavoro come guardia carceraria. Si trasferisce quindi a Milano, dove presta servizio nel carcere di San Vittore, carcere che nel 1943, in seguito all’occupazione nazista, si riempie di uomini, donne e bambini ebrei. Andrea Schivo cerca di alleviare le condizioni di questi prigionieri, portando da casa uova, marmellata, frutta, pollo cucinato dalla moglie. Tutto quanto poteva essere utile. Un giorno del ’44, però, i tedeschi trovano un ossicino di pollo in una cella del quinto raggio occupata da una famiglia di ebrei che, sottoposti a tortura, confessano il nome dell'agente che ha introdotto per loro in carcere del cibo di nascosto: si tratta di Andrea Schivo. Subito arrestato e rinchiuso nello stesso carcere in cui lavorava, Andrea viene trasferito dopo pochi giorni nel lager di Bolzano e poi nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, dove muore il 29 gennaio 1945, due giorni dopo la liberazione di Auschwitz.
L'episodio riemerge nel 1998, con la pubblicazione di un documento d'archivio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano: si tratta della testimonianza di diciannove agenti di custodia contenente i particolari sull'arresto di Schivo.

Sabato 21 gennaio 2023
Pietre d’inciampo – Roma. Spartaco Pula (Ore 19:30)

Roma, 1943. Spartaco Pula vive nel quartiere di Centocelle ed è un giovane padre di famiglia. È sposato con Tecla, ha due figlie, Angela e Benedetta, e un terzo in arrivo. Fa il verniciatore nella bottega del fratello italo, che è fabbro. Quando, dopo l’Armistizio dell’8 settembre, Roma cade in mano ai nazisti, Spartaco – che aveva combattuto in Grecia con l’esercito italiano – decide di entrare nella Resistenza e si unisce al Gruppo di azione partigiana guidato da suo fratello Italo. Spartaco Pula, e il fratello Italo, sono i protagonisti dell’ultimo appuntamento con “Pietre d’inciampo”, la serie condotta da Annalena Benini e in onda sabato 21 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. Il quadrante in cui vivevano i due fratelli, quello ad est della Capitale che comprende i quartieri del Quadraro, di Centocelle e di Tor Pignattara, era cruciale per la Resistenza perché attraversato dalla via Casilina, che portava al fronte di Cassino, ed era percorsa quotidianamente da mezzi dell’esercito tedesco che volevano raggiungere la Linea Gustav. Insieme ai compagni di lotta, Italo e Spartaco sono protagonisti di atti di sabotaggio e di requisizione di armi all’aeroporto di Centocelle, al Forte Casilino e allo stabilimento di armi Breda, lungo la via Casilina. Nelle loro case nascondono volantini, armi e munizioni. Italo e Spartaco vengono arrestati in piazza delle Camelie, a Centocelle, il 12 gennaio 1944 da una retata delle SS. Vengono portati a via Tasso, torturati e in seguito incarcerati a Regina Coeli. Muoiono entrambi nella strage delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. 

Documentari d’autore - 1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani (Ore 23:10 e in replica domenica 22 gennaio alle ore 10:30, giovedì 26 gennaio alle 23:10)

In onda per il ciclo “Documentari d’autore” sabato 21 gennaio alle ore 23:10 su Rai Storia, “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani” descrive le vicende degli italiani, ebrei e non ebrei, durante il periodo che va dalla pubblicazione delle leggi razziali, nel 1938, alla deportazione degli ebrei dall'Italia (1943-1945). Si vuole comunicare alle nuove generazioni, da punti di vista a volte contrapposti, cosa significarono in concreto nella vita di tutti i giorni, le leggi razziali. A parlare non saranno solo i perseguitati, ma anche i persecutori e gli altri testimoni, quella stragrande maggioranza di italiani che non aderirono all'applicazione delle leggi razziali, ma neanche si opposero. Le vicende degli anni 1938-1945 vengono raccontate attraverso le storie esemplari di cinque personaggi e delle loro famiglie.

Domenica 22 gennaio 2023
Pietre d’inciampo - Roma. Orlando Orlandi Posti e Ferdinando Agnini (Ore 19:30)

Le vicende di sei famiglie vittime della Shoah e della persecuzione nazifascista in Italia, a cui sono state dedicate altrettante pietre d’inciampo: le racconta “Pietre D’Inciampo”, la docu-serie storica condotta dalla giornalista Annalena Benini, in onda domenica 22 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. In questo episodio, la storia di due giovanissimi amici, Orlando Orlandi Posti e Ferdinando Agnini, di 18 e 20 anni, membri della resistenza studentesca di Montesacro, imprigionati e torturati nel carcere di Via Tasso di Roma e assassinati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Le pietre d’inciampo a loro dedicate si trovano rispettivamente in via Monte Nevoso 14, e via Monte Tomatico 1. Intervengono in puntata Simona Orlandi, pronipote di Orlando Orlandi Posti, Giuseppe Agnini, nipote di Ferdinando Agnini, la professoressa Maria Rosati, tra i richiedenti la pietra insieme agli alunni del liceo Aristofane, lo storico Paolo Mieli, Antonio D’Ettorre, storico del Centro Culturale di Montesacro che si è occupato della resistenza di quartiere.

Binario Cinema
Il labirinto del silenzio

Germania, 1958. Nel pieno del boom economico, con la Seconda Guerra Mondiale ormai alle spalle, Johann Radmann, un giovane Pubblico Ministero, si imbatte per caso in alcune prove e documenti utili per portare a processo diversi militari che prestarono servizio nelle SS ad Auschwitz. In un clima di cospirazione, e di volontà di occultare gli orrori del passato da parte di alcune istituzioni tedesche, il giovane procuratore non si darà per vinto, e con coraggio inizierà la sua battaglia nel labirinto del silenzio, per assicurare finalmente i responsabili dei crimini di guerra alla giustizia. Di Giulio Ricciarelli. Con Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Gert Voss, basato su fatti reali, “Il labirinto del silenzio” andrà in onda domenica 22 gennaio alle 21.10 su Rai Storia. 

Lunedì 23 gennaio 2023
Pietre d’inciampo - Torino. La famiglia Colombo (Ore 19:30)

La storia di una famiglia ebrea di Torino, smembrata e distrutta dalla brutalità del nazifascismo. La famiglia Colombo, composta da padre, madre e una figlia piccola, Elena, e alla quale è stata dedicata la pietra d’inciampo situata a Torino, in Via Piazzi 3, è la protagonista di “Pietre d’inciampo”, condotta da Annalena Benini, e in onda lunedì 23 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. Mentre la vita dei due genitori si interrompe in una camera a gas di Auschwitz nel 1944, quella della piccola Elena seguirà un percorso diverso ma dallo stesso triste epilogo. Elena viene separata dai genitori subito dopo l’arresto e affidata a un convento di suore, verrà poi arrestata e deportata, sempre ad Auschwitz, morendo senza più rivedere la sua famiglia, a soli undici anni. Intervengono nella puntata Fabrizio Rondolino e Guido Robotti, i pronipoti di Elena; Piera Billotti Marinoni, vicina di casa, che ha richiesto la pietra d’inciampo; Barbara Berruti, storica.

Martedì 24 gennaio 2023
Pietre d’inciampo - Bologna. Famiglia Baroncini (Ore 19:30)

È la storia di una famiglia antifascista di Bologna, madre, padre e tre figlie, che durante la guerra trasformò la propria abitazione in una stamperia clandestina di pubblicazioni e volantini antiregime. Una volta scoperta a seguito di una soffiata, la famiglia fu arrestata e deportata nei campi di concentramento di Mauthausen e Ravensbrück. Dei cinque componenti sopravvissero solo le due figlie più piccole. Le pietre dedicate alla famiglia Baroncini si trovano a Bologna, in Via Rimesse. La loro storia è raccontata nell’appuntamento con la serie “Pietre d’inciampo”, condotta da Annalena Benini, e in onda martedì 24 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. Tra gli intervistati Giorgia Poli, nipote di Nella Baroncini, Eligio Roveri, figlio di Lina Baroncini, Luca Alessandrini, storico di puntata, Fabrizio Tosi, Presidente ANED Bologna.

Passato e presente - Campi di concentramento fascisti (Ore 20:30 replica delle 13:15 su Rai3)

Nell’immaginario collettivo, la rievocazione dei “campi di concentramento” della Seconda guerra mondiale coincide spesso con le drammatiche immagini dei Koncentrazionslager della Germania nazista, le anticamere dello sterminio sistematizzato del popolo ebraico, e non solo. 
Ma a partire dal 1940 anche l’Italia fascista organizza strutture di internamento, nelle quali intere generazioni di individui sgraditi al regime perderanno la libertà, e in molti casi anche la vita. In questa puntata di “Passato e Presente” in onda martedì 24 gennaio alle ore 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, Annalisa Cegna, insieme a Paolo Mieli, ridisegnerà la mappa dei campi di concentramento fascisti presenti dentro e fuori i confini della Penisola negli anni della guerra, raccontando le vicende emblematiche di alcune tra le vittime di internamento: uomini, donne, bambini, stranieri, ebrei, zingari. Un lungo elenco di “indesiderabili” che il fascismo si sforzerà di isolare socialmente e reprimere fisicamente per sgombrare il campo da ogni espressione di dissenso contro il regime.  

Mercoledì 25 gennaio 2023
Pietre d’inciampo - Trieste. Samuele Levi (Ore 19:30)

È la storia di un uomo di origine ebraica, Samuele Levi, costretto a presentarsi alla Risiera di San Sabba e deportato in un sottocampo di Dachau, morto di lavori forzati il 19 marzo 1945. Se oggi i suoi figli e nipoti possono raccontare la sua storia è solo grazie all’aiuto di Augusto Fabro e della sua famiglia, i vicini di casa che nascosero la moglie di Samuele, incinta di pochi giorni, insieme ai quattro figli, salvandoli dalla deportazione. La pietra è stata installata in Via Della Cattedrale 14 a Trieste. A ricordare la sua storia, Vittorio Levi, il figlio salvato che all’epoca dei fatti aveva 5 anni, Raffaella Levi, nipote di Samuele e figlia di Vittorio, Renato Fabro, figlio di Augusto, che nascose il resto della famiglia Levi durante l’occupazione, Tristano Matta, storico di puntata. L’appuntamento con Pietre d’inciampo, condotta da Annalena Benini, è su Rai Storia mercoledì 25 gennaio alle ore 19:30.

Giovedì 26 gennaio 2023
Pietre d’inciampo - Teramo. Alberto Pepe e i 44 eroi di Unterluss (Ore 19:30)

È la storia di Alberto Pepe, arruolato come ufficiale nella Seconda guerra mondiale, che dopo l’armistizio si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale e di collaborare con i nazisti. Fu per questo duramente perseguitato. Catturato il 15 settembre 1943 e imprigionato nei campi tedeschi, fu trasferito nel campo di Unterlüss a seguito di un atto eroico: si offrì assieme ad altri 43 tra soldati e ufficiali italiani al posto di 12 giovani soldati destinati alla fucilazione. Il 4 aprile 1945 fu tra le sei vittime di quei 44 eroi. La pietra d’inciampo a lui dedicata si trova a Teramo, in Via Cavour 2. Nel nuovo appuntamento, Annalena Benini ricostruisce la sua storia grazie ai racconti del nipote di Alberto Pepe, Alberto Melarangelo, Angelo Parodi, pronipote di Carlo Grieco, uno dei sopravvissuti dei 44 eroi, Michele Montagano, ultimo testimone dei fatti di Unterluss, Luciano Zani, storico di puntata. “Pietre d’inciampo” andrà in onda Rai Storia giovedì 26 gennaio alle ore 19:30.

Passato e presente - Il giardino dei Finzi Contini. La Shoah in un romanzo con la prof.ssa Alessandra Tarquini (Ore 20:30 Rai Storia replica ore 13:15 Rai3)

“Il giardino dei Finzi Contini”, il romanzo più celebre dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani, viene pubblicato nel febbraio del 1962, suscitando un ampio dibattito. Il titolo, vincitore del premio Viareggio, si unisce ad altri usciti in quegli anni, che concentrano la propria narrazione sui temi delle leggi razziali, della deportazione, dello sterminio degli ebrei. Per il panorama letterario italiano è una svolta, dopo anni in cui la Shoah difficilmente è stata oggetto di interesse di romanzieri e di poeti. Una svolta ascrivibile senza dubbio al processo Eichmann che, nel 1961, è trasmesso integralmente dalla radio israeliana e seguito dai media di tutto il mondo, ma che ha a che fare anche con la coscienza di chi, come Bassani, ha subito in prima persona il trauma della persecuzione ma non ne è stato travolto. Bassani sente il dovere morale di recuperare la memoria di chi è stato spazzato via d’un colpo da questa tragedia indicibile, e attraverso la vicenda della famiglia Finzi Contini coi personaggi che le gravitano attorno, intende sottrarre all’oblio le storie di uomini e donne che la grande Storia ha inghiottito con le sue atrocità. Ne parlano a “Passato e presente” la professoressa Alessandra Tarquini e Paolo Mieli nel nuovo appuntamento con Passato e presente in onda giovedì 26 gennaio alle ore 13:15 su Rai3 e alle ore 20:30 su Rai Storia. 


Venerdì 27 gennaio 2023
Il giorno e la storia (Ore 00.10 e in replica 8.30, 12:15, 13.30 ca., 20.10 ca.)

È il 27 gennaio 1945: i soldati dell’Armata Rossa varcano i cancelli di Auschwitz e liberano i prigionieri superstiti, sopravvissuti allo sterminio razzista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz-Birkenau, scoprono e svelano al mondo, gli orrori che si sono compiuti nel cuore dell’Europa.    

Passato e Presente - La conferenza di Wansee con il prof. David Bidussa (ore 9) 

Il 31 luglio del 1941 Hermann Göring, “uomo forte” della politica economica del Terzo Reich, incarica il generale delle SS Reinhard Heydrich di predisporre, in collaborazione con «le altre istanze centrali», «tutte le necessarie misure per preparare dal punto di vista organizzativo, pratico e materiale una soluzione globale della questione ebraica nell’area dell’Europa sotto influenza tedesca». Per Heydrich è la grande occasione: quest’investitura gli consente di ricondurre la judenpolitik sotto la sua egida. Forte di questa delega, nel novembre successivo il gerarca nazista indice per il 20 gennaio 1942 una riunione con quindici tra i più alti funzionari pubblici, membri del Partito nazista, ufficiali delle SS, e delegati delle autorità civili di occupazione in Polonia e in Unione Sovietica. L’evento avrebbe avuto luogo in una villa sul lago di Wannsee, alla periferia di Berlino. Tutti gli invitati avevano già sperimentato delle “soluzioni regionali” alla questione giudaica, ma quello che Heydrich e i partecipanti alla conferenza si accingono a fare ora è uccidere fino all’ultimo ebreo d’Europa, dall’Irlanda agli Urali, dall’Artico al Mediterraneo, ovvero trasformare l’eccidio di massa in un vero e proprio genocidio. 

I bambini di Bullenhuser Damm, Storie di vite spezzate (ore 9:35)

Il 20 aprile 1945, venti bambini ebrei provenienti da tutta Europa vennero uccisi nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm. Il documentario “I bambini di Bullenhuser Damm”, in onda venerdì 27 gennaio alle 9:35 su Rai Storia, racconta le loro giovani vite spezzate: dall'arresto e dalla separazione dai genitori, alla detenzione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dagli esperimenti medici che subirono al terribile epilogo della loro storia.

Pietre d’inciampo – Napoli. Procaccia, Pacifici e Molco (Ore 10:30, replica di mercoledì 18 gennaio alle 19:30)

A Napoli, in Piazza Bovio, ci sono nove pietre d’inciampo dedicate a nove persone, tutte dello stesso nucleo familiare. Amedeo Procaccia e Jole Benedetti sono i capostipiti di questa famiglia, marito e moglie di origine ebraica che negli anni ’30 abbracciano la fede fascista. Amedeo e Iole hanno un figlio maschio, Aldo, e due figlie femmine, Yvonne ed Elda. Alla fine degli anni ’30, Yvonne ed Elda sposano due amici venuti dalla Toscana, Sergio Molco e Loris Pacifici. Nell’estate del 1943, per sfuggire ai bombardamenti che stanno mettendo in ginocchio Napoli, i componenti di questa grande famiglia si rifugiano in Toscana vicino a Lucca, pensando di essere al sicuro. Ma il 6 dicembre, in seguito a una delazione, vengono arrestati dalle milizie fasciste. Sono portati al campo di transito di Bagni di Lucca, e poi da lì avviati ad Auschwitz, dove muoiono tutti. La più piccola, Luciana, di soli 7 mesi, muore durante il trasferimento sul convoglio numero 6, partito da Milano, dal famigerato binario 21, il 30 gennaio 1944. Sergio Molco, la moglie Yvonne e il figlio Renato riescono a sfuggire all’arresto, ma Sergio viene arrestato poche settimane dopo. Lo attende lo stesso destino del resto della famiglia: deportato ad Auschwitz il 6 febbraio, muore 22 giorni dopo. Le loro storie sono raccontate da Annalena Benini nella nuova serie “Pietre d’inciampo” in onda mercoledì 18 gennaio alle 19:30 su Rai Storia.

Storie della Shoah in Italia. I complici (Ore 11)

Gli anni sono quelli dal 1943 al 1945, e i protagonisti sono i collaborazionisti italiani che, durante l’occupazione nazista, aiutarono di loro spontanea volontà nella ricerca e nell’arresto dei loro concittadini di religione ebraica. Le vicende dei personaggi, loro malgrado protagonisti di queste storie, si dipanano su quattro città italiane: Roma, Firenze, Milano e Trieste. Per ognuna di queste città verrà raccontata una storia esemplare di “tradimento”, attraverso la quale è possibile conoscere il meccanismo della deportazione e le motivazioni personali di chi voleva un’Europa “libera da ebrei”. Utilizzando un linguaggio chiaro e fonti in gran parte inedite, si vuole raccontare questa pagina oscura e quasi completamente dimenticata della storia recente del nostro paese. “Storie della Shoah in Italia. I complici” andrà in onda venerdì 27 gennaio alle ore 11 su Rai Storia

Pietre d’inciampo – Viterbo. Famiglia Di Porto (Ore 12:20, replica di giovedì 19 gennaio ore 19:30) 

Angelo Di Porto e Letizia Anticoli abitavano a Viterbo, dove avevano una piccola merceria. Erano genitori del piccolo Silvano e vivevano insieme ai genitori di lei, Vittorio Emanuele e Reale, in via della Verità. La famiglia, una delle poche famiglie ebree di Viterbo, era molto benvoluta da tutti. La vita di queste persone è sconvolta il 2 Dicembre 1943 quando, proprio davanti alla loro abitazione, Angelo, Letizia e Reale, vengono portati via dalle milizie fasciste e condotti al carcere di Santa Maria in Gradi. Il piccolo Silvano, di soli 8 anni, viene salvato da una vicina di casa, una ragazza di 17 anni, che lo prende per mano e lo porta via come se fosse figlio suo. Anche Vittorio Emanuele viene arrestato qualche tempo dopo, a Roma. 
Il 22 Marzo 1944, Angelo, Letizia e Reale vengono caricati su un camion: sono destinati al campo di transito di Fossoli. Mentre sta salendo sul camion, Reale cade e si rompe una gamba. Probabilmente perde conoscenza e resta distesa sull’asfalto, e i fascisti, che la credono morta, la lasciano lì. Viene salvata da un muratore viterbese, che la fa accomodare sulla sua carriola e la porta all’ospedale di Viterbo, dove viene nascosta e curata da un medico e da un infermiere, Francesco Morelli. 
Angelo, Letizia e Vittorio Emanuele, invece, non faranno mai ritorno dai campi di sterminio. Silvano non ha mai dimenticato la sua famiglia e per anni ne ha tramandato la memoria, che oggi rivive in Angelo, suo figlio. La storia della famiglia Di Porto sarà raccontata da Annalena Benini nell’ appuntamento con Pietre d’inciampo, in onda su Rai Storia venerdì 27 gennaio alle ore 12.20 su Rai Storia. 

Disegni dall’Olocausto (Ore 12.45) 

Un eccezionale documentario per conoscere la tragedia della Shoah da un’angolazione del tutto nuova: quella offerta dai circa 30.000 disegni e schizzi realizzati di nascosto nei lager dai deportati. Il coraggio di testimoniare, il bisogno di fissare su carta l’indicibile, usando materiali di fortuna e occultandoli nei punti più impensabili per non costare la vita ai loro artisti, per farli arrivare fino a noi. È lo Speciale “Disegni dall’Olocausto”, in onda giovedì 27 gennaio alle 12.45 su Rai Storia. A fare da guida in questo viaggio di grande valore artistico e morale è lo studioso della Shoah David Bidussa.

Passato e presente - La liberazione di Auschwitz con il prof. Alessandro Barbero (Ore 14:15)

In occasione del Giorno della Memoria, Passato e presente dedica una puntata alla liberazione di Auschwitz, il lager simbolo del progetto di sterminio nazista.  Inizialmente il campo è destinato a raccogliere i prigionieri di guerra e i tanti civili, soprattutto ebrei, che vengono rastrellati dall’esercito nazista nel suo percorso di conquista in Europa. I deportati sono destinati al lavoro forzato e nel corso della guerra milioni di prigionieri-schiavi, ad Auschwitz e negli altri lager nazisti, contribuiranno a mandare avanti l’industria civile e quella bellica della Germania.
Quando a Wansee, nel gennaio 1942, viene decisa la “soluzione finale della questione ebraica”, ossia lo sterminio di tutti gli ebrei d’Europa, il lager numero 2, Auschwitz-Birkenau, diventa il principale campo di sterminio del Reich. Oltre un milione e mezzo di persone vengono uccise nelle camere a gas, un milione delle quali ebree. Ma nel campo si muore anche per le terribili condizioni di vita e di lavoro, per la fame, le malattie, le esecuzioni sommarie.
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata rossa arrivano ad Auschwitz e liberano il campo, abbandonato qualche giorno prima dalle truppe tedesche in rotta. Lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è spaventoso. 7.000 prigionieri, tra cui 700 bambini, vagano come fantasmi in circa di cibo per sopravvivere. Molti di loro, con il fisico stremato, moriranno anche dopo la liberazione. Per i sopravvissuti inizierà un lungo viaggio e difficile di ritorno, come raccontato ne “La tregua” di primo Levi. Ospite di Paolo Mieli è il professor Alessandro Barbero. L’appuntamento con “La liberazione di Auschwitz” è per venerdì 27 gennaio alle 14:15 su Rai Storia.

Il coraggio della pietà. Gli ebrei in Italia durante la guerra (Ore 15)

Nella seconda puntata della ricca ricostruzione storica sugli Italiani e la guerra, in onda venerdì 27 gennaio alle ore 15 su Rai Storia, Caracciolo intervista molti sopravvissuti ai campi di sterminio. Lo storico Carpi illustra le sue ricerche sul comportamento della popolazione italiana verso gli Ebrei residenti in Italia. Ducci, poi, illustra il suo punto di vista sul comportamento di Benito Mussolini, nella sua opinione ambiguo nell'intervenire clandestinamente per salvare la vita ad alcuni Ebrei nonostante ufficialmente allineato col dittatore nazifascista.

Pietre d’inciampo – Milano. Andrea Schivo (Ore 16, replica della puntata del 20 gennaio alle 19:30)

Andrea Schivo non era ebreo ma ha perso la vita per aver aiutato gli ebrei detenuti nel carcere di San Vittore, dove lavorava come guardia carceraria. A lui è dedicato l’appuntamento con “Pietre d’inciampo” in onda venerdì 27 gennaio alle 16 su Rai Storia. Nato nel 1895 a Villanova d’Albenga, in Liguria, Andrea partecipa alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale viene colpito da un proiettile. Come risarcimento per quel colpo di pistola, ottiene dallo Stato italiano un lavoro come guardia carceraria. Si trasferisce quindi a Milano, dove presta servizio nel carcere di San Vittore, carcere che nel 1943, in seguito all’occupazione nazista, si riempie di uomini, donne e bambini ebrei. Andrea Schivo cerca di alleviare le condizioni di questi prigionieri, portando da casa uova, marmellata, frutta, pollo cucinato dalla moglie. Tutto quanto poteva essere utile. Un giorno del ’44, però, i tedeschi trovano un ossicino di pollo in una cella del quinto raggio occupata da una famiglia di ebrei che, sottoposti a tortura, confessano il nome dell'agente che ha introdotto per loro in carcere del cibo di nascosto: si tratta di Andrea Schivo. Subito arrestato e rinchiuso nello stesso carcere in cui lavorava, Andrea viene trasferito dopo pochi giorni nel lager di Bolzano e poi nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, dove muore il 29 gennaio 1945, due giorni dopo la liberazione di Auschwitz.
L'episodio riemerge nel 1998, con la pubblicazione di un documento d'archivio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano: si tratta della testimonianza di diciannove agenti di custodia contenente i particolari sull'arresto di Schivo.

Italiani - Gino Bartali (Ore 16:30)

Medaglia d’oro al Merito civile, viene dichiarato “Giusto tra le nazioni”, onorificenza conferita da Israele ai non ebrei che si sono distinti per aver salvato anche un solo ebreo durante la Seconda guerra mondiale, Gino Bartali è il protagonista del doc in onda per il ciclo “Italiani”, venerdì 27 gennaio alle 16:30 su Rai Storia.  
“Ginettaccio” per il suo carattere un po’ burbero, ma anche “L’uomo d’acciaio”, “Gino il Pio”, “L’intramontabile”, Bartali nasce il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema, nei pressi di Firenze. La sua famiglia è d’origine contadina. Da ragazzo lavora come apprendista meccanico nella bottega di un ciclista. Si mette in luce tra i dilettanti e, passato professionista, nel 1936, a 22 anni vince con la Legnano il suo primo Giro d’Italia, che conquisterà anche l’anno successivo. L’anno della consacrazione arriva nel 1938 quando trionfa al Tour de France. Gino intanto ha conosciuto Adriana Bani, che sarà l’amore di una vita e che sposerà nel 1940. 
Bartali fin da giovane è un fervido credente, è iscritto all’Azione Cattolica, è devoto a Santa Teresa di Lisieux, è terziario carmelitano. Gli anni della guerra gli porteranno via la possibilità di tante vittorie, ma faranno uscire la sua grandezza d’animo. Gino, amico del cardinale Elia Dalla Costa, si mette al servizio di una rete clandestina per il salvataggio degli ebrei. Tante volte farà in bicicletta il tragitto tra Firenze e Assisi, a rischio della propria vita, per trasportare documenti falsi contribuendo così al salvataggio di circa 800 persone. Gino non racconterà mai in pubblico questa storia perché, come diceva, “Il bene si fa ma non si dice”. 
Nel dopoguerra arriveranno le altre grandi vittorie di Bartali e la rivalità con Fausto Coppi, molto diverso da lui per carattere: l’Italia è divisa ormai in bartaliani e coppiani. Gino vince il Giro d’Italia del 1946, il cosiddetto “Giro della rinascita”, proprio davanti a Coppi, che aveva vinto da suo gregario l’ultimo giro prima della guerra. Ma la più grande impresa sportiva di Bartali è la vittoria al Tour de France del 1948, a 34 anni e a 10 di distanza dalla prima. La sua vittoria avviene in un momento molto critico, quello dell’attentato a leader comunista Palmiro Togliatti, ed è ancora più importante perché contribuisce a favorire un clima di pacificazione nel Paese.
Gino correrà fino alla metà degli anni ’50 e poi si dedicherà sempre al ciclismo come dirigente sportivo e commentatore. Verrà intervistato molte volte e non disdegnerà di apparire in diverse occasioni alla televisione. Bartali muore, all’età di 85 anni, il 5 maggio del 2000.

Diario di un cronista – Piazza Giudia (ore 17:30)

16 ottobre 1943: sono le 5:30 di un sabato mattino quando le truppe naziste entrano a Portico d’Ottavia, nel ghetto di Roma, per condurre a termine un vasto rastrellamento. A comandarle è il tenente colonnello Kappler, che promette agli ebrei la salvezza in cambio della consegna di 50 chili d'oro.  Due giorni dopo la razzia del ghetto, i tedeschi deportano ad Auschwitz i 1023 ebrei fatti prigionieri. Alla fine della guerra torneranno a casa solo sedici uomini e una donna. Il rastrellamento di Roma rappresenta il più grave caso di persecuzione antiebraica avvenuto in Italia a opera delle truppe tedesche di occupazione. In ricordo della tragedia, andrà in onda su Rai Storia venerdì 27 gennaio alle ore 17:30 “Piazza Giudia”, la puntata di “Diario di un cronista” in cui Zavoli rievoca la retata compiuta dai nazisti al ghetto di Roma, attraverso interviste a ex deportati, a chi è riuscito ad evitare l'arresto, ma non ha più rivisto i familiari deportati, a chi ha salvato parenti e amici. Zavoli intervista anche Quirino Zazza, il capotreno di uno dei convogli di deportati dal ghetto di Roma. “Piazza Giudia” era un servizio girato da Zavoli per TV7 e trasmesso nell’ottobre 1963, a venti anni dal rastrellamento del Ghetto di Roma. Per tale servizio Zavoli si servì di un camion dei vigili del fuoco per riprendere le interviste ai superstiti delle famiglie colpite dalla razzia, affacciati dalle loro finestre di casa a Portico d’Ottavia.

Pietre d’inciampo – Livorno. Frida Misul (Ore 18, replica del 17 gennaio ore 19:30)

Quella di Frida Misul, livornese di origine ebraica, è la storia di una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, una sopravvissuta che ha documentato il suo calvario su un diario, affinché la memoria venisse tramandata di generazione in generazione. È lei la protagonista del secondo appuntamento con “Pietre d’inciampo”, serie Rai Cultura condotta da Annalena Benini in onda venerdì 27 gennaio alle ore 18 su Rai Storia. Frida proviene da una famiglia modesta che, nonostante le difficoltà, la sostiene in tutto e per tutto nella sua grande passione: il canto lirico. Negli anni ’30 Frida studia per diventare soprano e si esibisce spesso nei teatri di Livorno con lo pseudonimo di Frida Masoni, in seguito alle leggi razziali. Ma nel 1943 la sua esistenza viene sconvolta: qualcuno che le è molto vicino la denuncia come ebrea, così Frida viene arrestata e trasferita a Fossoli, prima di essere deportata ad Auschwitz nel 1944. Costretta ai lavori forzati, si ammala e viene ricoverata nell’ospedale del campo. Qui, Frida canta per allietare lo strazio e il dolore delle sue compagne di prigionia, catturando anche l’attenzione dei medici e dei soldati del campo che, colpiti, le riservano un trattamento meno disumano. Quando Frida lascia la Polonia viene costretta a marciare sulla neve, per chilometri e chilometri, verso altri campi di concentramento. Si trova nel campo di Terezin, la mattina del 9 Maggio 1945, quando l’armata russa libera il campo. E’ stremata ma viva.... La pietra di inciampo a lei dedicata si trova in via Chiarini 2, lì dove un tempo c’erano le case abitate dagli ebrei nei pressi della sinagoga di Livorno.

Scritto, letto, detto - Gennaro Cosentino (Ore 18.30) 

Il giornalista Gennaro Cosentino racconta la storia di Giovanni Grillo, un deportato calabrese: dalle sue origini nel paese di Melissa, alla partecipazione alla guerra come aviere, alla cattura in Albania fino ad essere imprigionato nel campo di concentramento Stammlager XII F. Poi, la morte prematura, dopo anni di ricoveri in sanatori italiani e francesi. La vicenda, ricostruita in modo puntuale grazie ai documenti ufficiali conservati dalla famiglia di Grillo, è l'occasione per far conoscere quella di tanti altri Internati Militari Italiani (IMI), che pur di non aderire alla Repubblica di Salò, scelsero la deportazione.

Ho scelto la prigionia: diario di un internato militare italiano (Ore 18.40) 

Dopo l’8 settembre 1943, decine di migliaia di ufficiali, sottufficiali e soldati italiani vennero disonorati e catturati dai tedeschi che erano stati, fino a quel momento, i loro alleati. Oltre settecentomila furono i deportati in Germania e in Polonia, in ventimila morirono nei campi di prigionia. A loro - gli lnternati Militari ltaliani - è dedicato il documentario “Ho scelto la prigionia”, firmato da Francesco Conversano e Nene Grignaffini. “Fu il prezzo drammatico pagato al fascismo e alle sue volontà di potenza e al contempo, il primo momento di resistenza” per la successiva scelta dei militari di rimanere prigionieri in Germania, ha scritto la storica Rossella Ropa. Durante la prigionia i tedeschi sottoposero i militari italiani a un trattamento punitivo, la cosiddetta “alimentazione proporzionata alla produttività” riducendoli, denutriti, al limite dello sfinimento. Il campo di concentramento diventò così per ognuno di loro il luogo della lotta per l’affermazione della dignità umana prima ancora di quella dell’essere soldati, il luogo in cui salvaguardare la propria identità, una sorta di luogo in cui praticare “l’educazione alla democrazia”, il momento in cui elaborare la crisi morale e materiale del proprio Paese, gli errori e le colpe del fascismo. Filo conduttore del documentario sono le immagini fotografiche scattate clandestinamente dal tenente Vittorio Vialli. Durante l’internamento, Vialli diventa una sorta di “fotografo clandestino” che gode della solidarietà dei compagni di prigionia e realizza una sorta di “reportage”, unico in tutta Europa. Sono quattrocentocinquanta scatti fotografici, sviluppati e stampati solo alla fine della guerra, all’interno dei quali è evidente un suo personale sguardo e “punto di vista” estetico e formale sull’avvenimento fotografato. La documentazione fotografica comincia il primo giorno della sua cattura, l’8 settembre del ‘43, e termina il giorno della sua liberazione, quando ritorna in Italia nel settembre del ‘45 e scatta l’ultima foto al Brennero. Attraverso le foto di Vialli, rivive la triste vicenda comune a centinaia di migliaia di prigionieri italiani; le sue fotografie raccontano la vita quotidiana dei soldati durante la prigionia, dalla lotta per la sopravvivenza fino al loro ritorno a casa. Il racconto è arricchito dai frammenti dei diari scritti da militari internati nei lager tra cui quello di Giorgio Raffaelli e dello scrittore Giovanni Guareschi, compagno di prigionia di Vialli. Le immagini di repertorio dei campi di prigionia e della guerra saranno un altro elemento di testimonianza di quella drammatica esperienza. Infine, gli interventi di illustri storici e le testimonianze di alcuni familiari degli ex-internati, contribuiranno alla “ricostruzione” della memoria della vicenda.

Pietre d’inciampo - Roma. Famiglia Terracina (Ore 19:30)

E’ la storia di una famiglia di ebrei romani che, scampata al rastrellamento del ghetto nel 1943 e nascosta grazie all’aiuto del portiere del loro palazzo, viene poi arrestata e deportata ad Auschwitz. Dal campo tornerà solo il figlio Piero, allora adolescente, che fino alla morte ha sempre ricordato e tramandato la sua esperienza, insieme all’amico Sami Modiano, sopravvissuto con lui allo sterminio e ancora oggi tra i pochissimi testimoni viventi. Le pietre dedicate alla famiglia si trovano a Piazza Rosolino Pilo 17 a Roma. Ettore Terracina, nipote di Piero Terracina, e Elisa Guida, biografa della famiglia Terracina, legata a Piero da un intimo rapporto di amicizia ripercorrono la loro storia insieme ad Annalena Benini, nell’ultimo appuntamento con “Pietre d’inciampo” in onda venerdì 27 gennaio alle 19:30 su Rai Storia. 

Passato e presente – Le donne nei lager nazisti (Ore 20:30 replica delle 13:15 su Rai3) Per la 

Giornata della Memoria “Passato e presente”, in onda in prima visione venerdì 27 gennaio alle 13:15 su Rai3 e in replica alle 20:30 su Rai Storia, dedica una puntata alla deportazione femminile nei lager nazisti, con la professoressa Anna Foa. Nel 1939, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, i nazisti costruiscono il campo di concentramento femminile di Ravensbruck, 80 km a nord-est di Berlino, che rimarrà l’unico, per tutta la durata del conflitto, a ospitare esclusivamente donne. Dal 1942 vengono poi aperte sezioni femminili in altri campi, come Auschwitz-Birkenau e Bergen Belsen.
La deportazione femminile ha delle caratteristiche proprie, a cominciare dalla vergogna per la nudità, a cui tutti i prigionieri sono sottoposti, fin dall’arrivo nel lager, ma che per le donne è più umiliante e difficile da sopportare.
Le situazioni più drammatiche sono quelle delle madri, che già all’arrivo nei lager quasi sempre vengono mandate nelle camere a gas con i figli. Le donne incinte sono costrette ad abortire o, se riescono a partorire, a vedere i loro piccoli morire di fame e di freddo.
Inoltre, diverse donne sono sottoposte anche a esperimenti pseudoscientifici che, quando non le uccidono, ne compromettono irrimediabilmente la salute. Su di loro si sperimentano i metodi di sterilizzazione di massa, che i nazisti intendono adottare nei confronti delle popolazioni considerate inferiori.

Dalle leggi razziali alla Costituzione (Ore 21.10) 

Gli speciali in prima serata saranno introdotti e contestualizzati dal professor Bruno Maida

L’ostetrica di Auschwitz (Ore 21:15)

Nel 1943 Stanisława Leszczyńska fu arrestata dalla Gestapo per aver aiutato i prigionieri del ghetto di Łódź e mandata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau insieme ai suoi tre figli. Lì subì un terribile processo. Stanisława lavorò come levatrice in condizioni disumane, fin quasi all'esaurimento. I bimbi appena nati dovevano essere soppressi per ordine del dottor Mengele, ma Stanisława si rifiutò di farlo, rischiando la vita. Diede assistenza a 3000 partorienti senza perdere nemmeno un bambino. Ma millecinquecento furono selvaggiamente uccisi dal personale del campo e mille morirono di fame e di freddo. Alcune centinaia, grazie alle caratteristiche somatiche (ad esempio gli occhi azzurri), finirono in brefotrofio per essere adottati da coppie tedesche senza figli. Solo una trentina di quei neonati sopravvissero tuttavia allo sterminio e alle durissime condizioni del campo. Il suo nome, come una delle quattro eminenti donne polacche del secolo scorso, è stato posto sul Calice della Vita sacrificato dalle donne polacche nel santuario di Jasna Góra.  Il ritratto di questa donna straordinaria verrà tratteggiato nello speciale “L’ostetrica di Auschwitz”, in onda in prima visione venerdì 27 gennaio alle 21:15 su Rai Storia.

Diari dell'Olocausto - La Shoah degli adolescenti (Ore 22:15)

Le vicende della persecuzione razziale attuata dai nazisti vengono raccontate attraverso le parole dei diari scritti da dodici giovani adolescenti ebrei di età compresa fra i 13 e i 18 anni (tra i quali Anne Frank), ragazzi polacchi, lituani, ungheresi, cechi, olandesi.  
Questi diari rappresentano per questi ragazzi un amico a cui confidare le più segrete emozioni, una maniera per registrare gli eventi a cui assistono, una forma di resistenza alla situazione opprimente che li circonda. 
A casa, nei ghetti, in clandestinità, nei campi profughi o nei campi di transito, nelle più estreme condizioni di vita, stremati dalla fame o piegati dalla disperazione, nonostante il pericolo che questo comporta, questi giovani, confidano ai propri diari le proprie paure e le proprie speranze per un futuro diverso. 
“Diari dell'Olocausto - La Shoah degli adolescenti”, in onda in prima visione venerdì 27 gennaio alle ore 22:15 su Rai Storia, segue cronologicamente le vicende della Seconda guerra mondiale con una chiave inedita, una coralità di voci giovanissime che descrivono in presa diretta la tragedia della guerra. Soggetto, sceneggiatura e regia di Massimo Vincenzi, al suo terzo documentario dopo "Fossoli-Anticamera per l'inferno" e "Drawing the Holocaust. Disegni dall'Olocausto".

Testimoni di Auschwitz
Quindici racconti di vita dai campi di sterminio (ore 23.10)

Il miracolo di una vita, laddove tutto parlava solo di morte: la storia di Estare Weise, concepita dai genitori ad Auschwitz - contro ogni regola - e venuta alla luce in un altro campo, il giorno prima che venisse liberato dagli alleati. Una storia tra le quindici raccontate da altrettanti ebrei sopravvissuti alla Shoah e ai campi di concentramento - alcuni dei quali parlano per la prima volta - ne “Testimoni di Auschwitz” introdotto e contestualizzato dal professor David Bidussa, e in onda venerdì 27 gennaio alle 23:10 su Rai Storia. 
La maggior parte di quei quindici testimoni, allora, erano bambini o poco più, deportati insieme alla famiglia e destinati a convivere con la perdita dei propri genitori, con gli stenti e il lavoro forzato, con la visione della morte, con il bivio quotidiano, quanto casuale, tra la vita e le camere a gas.
Attraverso le parole dei sopravvissuti – e utilizzando per la prima volta immagini a colori del campo di Auschwitz e di altri momenti della Shoah – il documentario ripercorre la storia dell’Olocausto, in quell’escalation di violenza inarrestabile e di odio antisemita che dalla Notte dei Cristalli arrivò alla deportazione e “soluzione finale”, passando per la creazione degli 800 ghetti europei. Una violenza alla quale resistere – ricordano i testimoni – cercando la vita nelle piccolissime cose di ogni giorno e nei piccoli gesti di solidarietà reciproca, come la condivisione di un semplice pezzo di pane.

Portale Rai Cultura 

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa libera il campo di concentramento nazista di Auschwitz. Ricollegandosi a quella data, il 27 gennaio di ogni anno (a partire dal 2000 in Italia e dal 2005 a livello mondiale) si celebra il Giorno della Memoria, per non dimenticare cosa sia stata la Shoah e i milioni di vittime che produsse. Rai Cultura – www.raicultura.it - ha realizzato un esclusivo Web-Doc https://www.raicultura.it/webdoc/shoah-il-giorno-della-memoria, per conoscere e comprendere la tragedia della Shoah. I materiali, organizzati in sette sezioni tematiche, provengono dall’archivio storico della Rai e dagli approfondimenti più recenti prodotti da Rai Cultura. Accanto alle immagini che documentano quanto avvenuto si possono ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti e i commenti degli storici. Una infografica, una fotogallery, una bibliografia e una filmografia essenziale, sono a disposizione di coloro che volessero approfondire ulteriormente, la conoscenza della Shoah.