Il siero Bonifacio

Pietro Greco

Negli archivi dell’American Cancer Institut, uno dei centri più importanti che negli Stati Uniti si occupano di tumori, ci sono centinaia di storie di persone che hanno annunciato di aver scoperto la cura del cancro. Una di queste è la storia di un veterinario italiano, Liborio Bonifacio, nato in Sicilia ma veterinario ad Agropoli, in Campania. All’inizio degli anni ’50 l’Italia è ancora un paese di contadini. E Bonifacio ha un gran da fare in quel paesone del Mezzogiorno. Osservandole ogni giorno, ha come una folgorazione: le capre non hanno il cancro. Di qui l’idea: preparo un farmaco i cui principi attivi sono estratti dalle capre e curo i tumori degli uomini.
Detto, fatto. Bonifacio mette a punto un preparato a base di feci (lui parla di villi intestinali) e di urina di capra diluiti in acqua.

E così inizia a iniettare quello che passerà alla storia come il “siero Bonifacio” a malati di cancro, facendo attenzione che le donne fossero curate con estratti da capre femmine e gli uomini con estratti da caprini di sesso maschile. 

Il veterinario iniziò una sua personale sperimentazione e riuscì a far distribuire il suo “siero” da un Comitato comunale per la lotta contro il cancro. La voce della cura miracolosa si espande. E il “siero Bonifacio”, su richiesta dello stesso veterinario, viene sperimentato con criteri scientifici su 10 malati presso l’ospedale specializzato Pascale di Napoli. Verdetto: non funziona. 
Ma non basta la scienza a frenare l’emozione di un popolo che ancora non si azzarda a chiamare con il suo nome, cancro, il “cattivo male”. In numero crescente si affidano per anni al veterinario di Agropoli. 
Il successo da locale diventa nazionale quando il settimanale Epoca concede due pagine all’intervista che un suo giornalista ha realizzato con Liborio Bonifacio. 
Ora ad Agropoli corrono in migliaia. Il veterinario è spesso costretto a nascondersi per non essere sommerso dalle richieste che, certo, non può soddisfare in così gran numero. 
La vicenda dura molto tempo: addirittura un paio di decenni.

Tra le autorità sanitarie che sottolineano l’improbabilità del farmaco e documentano con apposite sperimentazioni la sua totale inefficacia e il veterinario che fornisce 2114 documenti al Ministero della Sanità per documentare il contrario.

Ma le prove che le feci e l’urina di capra non funzionano contro il cancro diventano schiaccianti. Per convincere l’opinione pubblica schierata col veterinario il 19 gennaio 1982 – quasi trent’anni dopo la prima preparazione del siero – viene istituita una nuova e ultima  “commissione Bonifacio” per sperimentare il presunto farmaco. Ma a maggio è tutto finito: con una conferenza stampa Liborio Bonifacio annuncia la fine delle sperimentazioni e il suo personale ritiro. Il veterinario muore l’anno successivo ad  Agropoli all’età di 75 anni.
Ce ne parla Pietro Greco, giornalista e scrittore.