L'impatto dell'AI

Marc Mézard

Marc Mézard, professore del Dipartimento di Computing Sciences, Università Bocconi (MI), ci illustra il suo pensiero riguardo l'impatto dell'AI.
L'impatto dell'intelligenza artificiale nella vita del futuro è una domanda difficile, però se si prende una grande visione un po' storica, nei secoli piano piano ci siamo spostati da un'attività di memorizzazione della conoscenza, dove si doveva imparare tutto a memoria, basti pensare ai poemi greci, questo era anche un modo anche per memorizzare tutta la storia, tutta una grande parte di informazione. Poi pian piano, abbiamo siamo riusciti a organizzare l'informazione, a scriverla e dunque a metterla nella biblioteca e poi a fare, con la stampa, la riproduzione di questo e dunque a comunicare questa informazione in modo molto più diffusivo. In questo campo c'è stato, negli ultimi cinquant'anni, un'evoluzione maggiore ovviamente con l'informazione digitale informazione numerica, che adesso ci permette attraverso il web, di andare a cercare l'informazione, abbiamo tutti un'enciclopedia in tasca che possiamo andare a vedere in dieci secondi.
Dunque l'attività intellettuale in qualche senso si è spostata dalla memorizzazione delle conoscenze, all'essere capaci di ritrovare un'informazione. L'AI, in questa prospettiva molto lunga, è ad un passo ancora più avanti, perché adesso si può anche riuscire a generare nuovi tipi di informazione. E' lo stesso impatto che ebbe nell'Ottocento la rivoluzione industriale, dove l'energia chimica si è sostituita all'"energia della gente" diciamo. Adesso abbiamo anche la conoscenza l'aiuto alla conoscenza che viene dall'AI, che viene a complementare la nostra attività.
Questo avrà un impatto maggiore su una grande parte delle attività di tutti noi, per esempio nel  lavoro ci sarà chiaramente un uso molto forte dell'intelligenza artificial nelle attività di ogni giorno.
Le persone hanno un pò paura dell'intelligenza artificiale, perché si pensa possa prende il potere o sostituire l'uomo nel lavoro.
Secondo me non è questa la visione giusta: daa un lato lasciamo a parte l'intelligenza artificiale che prende il potere, di cui non se ne parla per il momento. Invece sul lavoro lì c'è una cosa molto importante: dobbiamo imparare ad adattarci, dobbiamo imparare ad usarla .
E' chiaro che l'intelligenza artificiale avrà un impatto maggiore sul lavoro: in medicina la lettura delle radiografie ad esempio in questo tipo di attività, l'aiuto dell'intelligenza artificiale può essere importante, sarà importante ed è già importante, però deve essere letto, interpretato da un medico. Dunque è il medico che deve imparare a usarla bene. Stessa cosa in tutte le altre attività, pensiamo ad esempio che sarebbe possibile riuscire a sapere meglio quali sono i clienti di un'azienda: che cosa vogliono, come si può rispondere meglio alle loro domande, fare diciamo un'interazione più individualizzata sulle cose delle quali hanno bisogno.
La cosa importante è pensare che a parte qualche attività molto specializzata che sta per sparire, per il resto l'imaptto maggiore sarà l'impatto di un nuovo strumento di lavoro nella vita di ogni giorno al quale uno deve adattarsi. E' uno strumento che può essere molto potente se uno lo sa usare, se uno ci sa interagire. Per esempio nel campo educativo, quando è arrivato ChatGPT, tutti si sono chiesti cosa avrebbero fatto con gli studenti. Alcune università ne hanno vietato l'uso. Io non sono favorevole a questo penso invece che gli studenti debbano essere capaci di usarlo, ma usarlo bene: se si fornisce un testo o qualcosa da scrivere, allora se lo studente prende esattamente la mia domanda la inserisce su ChatGPT e prende quello che torna, non ha imparato niente, non serve a niente.
Se invece lo studente prende la domanda e comincia a interagire con ChatGPT, come se avesse un tutor, qualcuno che viene a aiutarlo individualmente, perchè ChatGPT, fornisce una risposta non molto accurata e lì bisogna imparare a interagire, cioè fare domande più precise, allora li può essere uno strumento utile anche nella pedagogia.