Incontro con Umberto Eco
Eco della Storia
Umberto Eco (Alessandria 1932 - Milano 2016) ospite di Eco della Storia, nel 2015, in occasione della pubblicazione del romanzo, Numero zero.
Partendo proprio dalla definizione di Macchina del fango, perno centrale della narrazione di Eco, Gianni Riotta spinge il semiologo bolognese di adozione ad un’analisi sulla storia della società e della cultura della seconda metà del secolo scorso sino all’attualità.
Dallo straordinario incontro tra Enzo Siciliano e Roland Barthes, padre della semiotica, alle bizzarre performances sperimentali dei poeti Novissimi dei primi anni sessanta; dal Gruppo ’63, il rivoluzionario manipolo di letterati, filosofi e artisti, che Eco ricorda cosi: Erano i tre quarti della mia vita quotidiana, no, la metà perché un quarto era dedicata all’alta filosofia e un quarto ai fumetti. Però sono state battaglie comuni eccitantissime. Mi ricordo che una volta Nanni Balestrini, il poeta, parlando del Gruppo ’63, che voleva fondare, disse: faremo arrabbiare un sacco di gente. E ci siamo riusciti.
Dalle note incursioni nella cultura di massa, fino ad arrivare ad una dura analisi del giornalismo contemporaneo. E su questo ultimo punto Umberto Eco afferma:
la maggior parte degli intervistatori ritengono che il pensiero dell’intervistatore sia più importante di quello dell’intervistato. L’intervista è un male del giornalismo, perché evita di pronunciare giudizi, evita di fare articoli critici. L’intervista è un fatto di grande immoralità e pigrizia da parte dei giornali. Ha senso quando per la prima volta riesce a far parlare un personaggio che non si è mai espresso e allora riesce a bloccarlo in un dialogo, cosa che avviene ogni tanto. I giornali devono dare i fatti e poi dei commenti.
Eco attraversa cinquant’anni di storia della cultura contemporanea da protagonista, interpretando al meglio il ruolo dell’intellettuale a tutto tondo, con una verve e un’ironia, se volgiamo, ancora più taglienti e raffinate.