I promessi sposi

Un romanzo per il futuro

Quale Italia emerge dal celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, I promessi sposi? Perché il messaggio che propone appare oggi quasi svanito?  Ha ancora senso oggi leggere l’opera del Manzoni? La seconda edizione definitiva, riveduta e corretta soprattutto da un punto di vista linguistico, risale al periodo compreso tra il 1840 e il 1842. Riproponiamo una puntata del programma Il Tempo e la Storia, che ripercorre i fatti storici raccontati nel romanzo, cercando di capire qual è l’eredità che ha lasciato nella cultura dell’Italia risorgimentale e nelle epoche successive. Gli avvenimenti raccontati si svolgono tra il 1628 e il 1630, nella campagna lombarda e lo sfondo storico è quello della fine della guerra dei Trent’anni, periodo caratterizzato da carestie e pestilenze. Sono le classi umili, la gente del popolo, gli “uomini tranquilli e inoffensivi”, come li definisce Manzoni, i protagonisti del suo romanzo. Per la narrativa italiana si tratta di una prima volta.

La Lombardia del Seicento, oppressa dagli spagnoli, permette di riflettere sulla Milano dell’Ottocento, dominata dagli austriaci

L’altra protagonista del romanzo è la Storia. E anche questa è una prima volta per la nostra letteratura. Ma Manzoni non redige un freddo trattato storico, racconta un’appassionante avventura che, attraverso le vicende del passato, riflette sui problemi del presente. E la Lombardia del Seicento, oppressa dagli spagnoli, permette di riflettere sulla Milano dell’Ottocento, dominata dagli austriaci. In questa avventura appaiono forti ed evidenti i valori del nostro Risorgimento: la libertà e l’indipendenza dallo straniero, ma anche la ricerca di una nuova giustizia sociale. E nelle pagine del romanzo appare anche una lingua nuova, che farà da modello per tutta la narrativa italiana. Per questi motivi non si tratta di un semplice romanzo, ma di una tappa fondamentale nella formazione della nostra identità nazionale.


 

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