I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

L'attualità dello scrittore

È lo scrittore che ha fatto irrompere la Storia nella Letteratura, che ha dato  voce agli umili e una lingua a gli italiani. Il suo nome è Alessandro Manzoni, i suoi Promessi Sposi un monumento letterario. Un personaggio e un’opera che – a 230 anni dalla nascita, il 7 marzo 1785  il professor Lucio Villari appassionatamente analizza.

In primo piano l’attività di Manzoni tra il 1823, quando fa uscire il “Fermo e Lucia”, prima versione di quelli che saranno “I Promessi Sposi”, al 1860 anno in cui Manzoni, ormai noto in tutta Europa, viene nominato senatore dal re.

È un viaggio nella letteratura, ma anche nella formazione di uno scrittore che ha un’infanzia solitaria, che “respira” in casa le idee dell’illuminismo e che poi si converte al cattolicesimo. Fasi della vita che riemergono, a tratti, negli stessi personaggi che fa vivere nel suo romanzo. Così come non è difficile intravedere in alcuni episodi della storia di Renzo e Lucia alcuni richiami ai problemi del suo tempo come le contraddizioni della Chiesa, tra potere temporale e richiamo alla povertà evangelica, o i diritti del “popolo” e degli umili. Senza dimenticare il grande richiamo alla “Provvidenza”, al capacità di Dio di agire nella Storia.Ma I promessi sposi sono ancora un romanzo attuale? E perché i giovani devono continuare a leggere e studiare questo romanzo? In questo video cerchermo di trovare alcune risposte anche a questi interrogativi.

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Alessandro Manzoni (Milano, 1785-1873) è uno degli autori più importanti della storia della letteratura italiana: romanziere, scrittore e drammaturgo, deve buona parte alla sua fama a I promessi sposi, considerato vero e proprio caposaldo della nostra letteratura. L'importanza dell'opera (così come della sua prima stesura, Fermo e Lucia, del 1827, considerata ormai un lavoro a sé stante) fa sì che la figura di Manzoni sia familiare persino ai giovanissimi: impossibile trovare chi, fra i banchi di scuola, non abbia sfogliato le pagine manzoniane dedicate all'amore travagliato di Renzo e Lucia, ma anche al contesto storico e sociale del tempo. Proprio questo aspetto rende il romanzo così tanto importante anche sotto il profilo storico e sociale. Manzoni voleva scrivere le sue opere in una lingua comprensibile a tutti, ma agli inizi del XIX secolo, la lingua degli scrittori e la lingua della gente comune erano molto lontane: gli scrittori scrivevano nell’italiano letterario, la gente comune parlava in dialetto, e in Italia anche all’epoca esistevano centinaia di dialetti. Nel 1823 Manzoni ha scritto una prima volta il suo romanzo più celebre, ma lo ha scritto nel fiorentino antico di Dante, Petrarca e Boccaccio: una lingua bella, ma morta, che nessuno usava per parlare. Manzoni aveva a disposizione anche una lingua viva: il suo dialetto milanese, ma fuori di Milano e della Lombardia nessuno capiva il milanese. Ecco allora la sua idea: riscrivere il suo romanzo in fiorentino sì, ma nel fiorentino parlato ai suoi tempi, dunque in una lingua viva, non morta. Per fare questo, Manzoni è andato a Firenze, ha studiato il fiorentino parlato e ha riscritto il suo romanzo nella lingua parlata a Firenze dalle persone colte, una lingua molto simile all’italiano di oggi. Tra le altre opere di Alessandro Manzoni ricordiamo gli Inni sacri (1815), Il Conte di Carmagnola (1820), l'Adelchi (1822) e Storia della colonna infame (1840).