Il cavallo di Troia

Uno stratagemma nella storia

Patrimonio della cultura occidentale, l’Iliade e l’Odissea rappresentano lo strumento migliore per entrare nel mondo antico. I due poemi, scritti nel metro della poesia epica,  l’ esametro, e divisi entrambi in 24 libri, sono storicamente attribuiti ad Omero. La cosiddetta Questione Omerica è sempre stata oggetto di innumerevoli dibattiti sin dall’antichità. Probabilmente Omero è stato un cantore alla corte di un principe della Troade, vissuto intorno all’VIII secolo a. C. Le teorie più accreditate riconoscono in lui l’autore del nucleo centrale dell’Iliade, il poema di Ilio, cioè Troia, in cui si narrano le vicende dell’assedio di Troia ad opera dei Greci di età micenea, gli Achei, cioè intorno al XII a.C. Confrontando le nostre conoscenze sui Micenei con gli scavi di Heinrich Schliemann sul sito archeologico di Hisarlik in Turchia, si è giunti a ipotizzare l’esistenza storica di Troia: una città fortificata in Asia Minore, la cui caduta intorno al 1200 a. C. potrebbe essere riconducibile alla guerra mossa alla città dai greci 400 anni prima del racconto di Omero.

Una macchina da guerra, pensata e realizzata per espugnare la città di Troia, uno stratagemma per uscire dallo stallo di dieci anni di assedio


Una guerra legata alle rotte commerciali, o forse all’interesse per nuove colonie, ma che epicamente risale al ratto di Elena, moglie del re acheo Menelao da parte di Paride, figlio del re troiano Priamo. Il poema è tutto in un episodio e rivela una profonda unità: si apre con l’ira di Achille verso i greci che lo hanno privato della schiava Briseide e si chiude con i funerali del valoroso Ettore. E’ un poema di guerra, in cui si celebrano eroismo, forza e umanità. L’Odissea invece ha un tessuto narrativo fatto di favole e avventure. È il poema del viaggio di Ulisse. Non è attribuibile ad Omero, ma è ricco di nozioni geografiche tanto che gli studiosi parlano di una “geografia omerica”. Il protagonista dell’Odissea è Ulisse. Un eroe controverso, celebre per le sue astuzie. Un re, un guerriero valoroso, ma è anche ladro e bugiardo. Lascia Troia, di cui ha causato la distruzione con l’inganno del cavallo di legno, e dopo mille peripezie torna nella sua Itaca, riconquista la sua casa e il trono, minacciato dai Proci. L’episodio del Cavallo di Troia è forse il più conosciuto dei suoi inganni. Il cavallo di legno, costruito da Epeo, è una sua idea. Una macchina da guerra, pensata e realizzata  per espugnare la città di Troia, uno stratagemma per uscire dallo stallo di dieci anni di assedio. Un enorme cavallo lasciato davanti alla città forse per propiziare gli Dei… ma nel cui interno si nascondono uomini forti, soldati pronti all’attacco. Il racconto dell’episodio non è neppure citato nell’Iliade, che pure racconta proprio della guerra di Troia. Trova spazio però nell’VIII libro dell’Odissea, quando Ulisse, alla corte di Alcinoo, re dei Feaci, si commuove e rivela la sua vera identità.  Ma è nel II libro dell’Eneide di Virgilio che troviamo la narrazione più completa: Enea, in fuga da Troia in fiamme, viene accolto dalla regina di Cartagine, Didone, e le racconta la rovina della sua città.