La dinastia dei Severi

L'inizio di un Impero universale

Dopo la morte di Marco Aurelio, secondo lo storico Cassio Dione, la storia passa “da un impero d’oro a un impero di ferro arrugginito”. All’interno di questa epoca tuttavia - a cavallo del II e III d. C. - la dinastia iniziata dall’imperatore africano Settimio Severo attua un programma di rinnovamento urbanistico che trasforma Roma e realizza i presupposti del sogno augusteo di un Impero Universale
Settimio Severo è un africano, di famiglia equestre, nato a Leptis Magna, nell’attuale Libia. Severo è africano, ma di un’Africa romanizzata da secoli. Sposa Giulia Domna, figlia del gran sacerdote del dio El ‘Gabal di Emesa e avranno due figli, Caracalla e Geta.
Roma, Leptis, Emesa: le province dell’impero godono di un periodo di straordinaria floridità; le nuove rotte, i mercati esotici offrono la possibilità di un vivere in un clima multietnico che riscontriamo nell’architettura dell’epoca. Settimo Severo si allaccia, con un’auto-adozione retrospettiva, alla dinastia degli Antonini. Attraverso questa pretesa continuità dinastica promuove la legittimità del suo potere e lo consolida arruolando, appena arrivato a Roma, una nuova guardia pretoriana composta da uomini fidati. Parte poi per l’Oriente e conquista la capitale dei Parti, Ctesifònte. A lui il Senato di Roma dedica l’arco di trionfo ancora conservato nel foro romano ai piedi del Campidoglio. La sua politica determina un’intensa spinta all’urbanistica, grazie ai bottini delle campagne militari. Il suo evergetismo lo guida nel miglioramento della capitale ma anche di Leptis Magna, la sua città natale. La politica di Settimio Severo di fatto trasforma il regime del principato augusteo in una monarchia militare, che prelude per molti aspetti al regime degli imperatori tardoantichi: la forza dell’esercito e non l’armonia con il Senato è la nuova legittimazione dell’Imperatore, dominus temibile e assoluto che tutela però i suoi soldati con molte riforme. 

La dinastia iniziata dall’imperatore africano Settimio Severo attua un programma di rinnovamento urbanistico che trasforma Roma e realizza i presupposti del sogno augusteo di un Impero Universale

Suo figlio e successore, Caracalla, inizia la sua reggenza nel sangue del fratello, che uccide per non avere rivali. Promulga nel 212 d. C. un editto storico: la Constitutio Antoniniana, attraverso cui concede la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero, ad esclusione degli schiavi e dei prigionieri. Per dimostrare la sua attenzione alla plebe urbana costruisce le più grandi terme dell’Impero, le terme Antoniniane, più note come terme di Caracalla. Sono il capolavoro dell’architettura severiana. Le grandi terme imperiali, oltre ad essere dei bagni aperti a tutti i cittadini, rivelano anche un’altra funzione: sono anche un luogo di studio e d’incontro, alcuni le considerano il vero Foro dei Severi a Roma. 
Dopo il breve governo di Opellio Macrino, la dinastia passa dal ramo africano al ramo siriano. Caracalla era stato ucciso e non aveva avuto figli, ma le donne della dinastia faranno in modo di riallacciarsi alla sua eredità attraverso due giovanissimi imperatori che sono gli epigoni della dinastia dei Severi: Elagabalo e Severo Alessandro. Le donne dei Severi rivestono un ruolo importante nella cultura dell’epoca e nella politica: da Giulia Domna a Giulia Mesa e con le sue figlie, di fatto dirigono le dinamiche dinastiche.  Gli eccessi orientalizzanti e i costumi istrionici di Elagabalo lo portano in odio ai pretoriani che lo uccidono a soli 18 anni insieme alla madre Giulia Soemia. Il cugino Severo Alessandro, come già richiamato nel nome, proverà a ritornare alla politica di Severo e a un regime austero, ma verrà assassinato dai soldati scontenti della sua politica. Con l’elezione da parte dell’esercito del barbaro Massimino il Trace, si aprirà un periodo di forte instabilità per l’Impero: quello dell’anarchia militare.