Nasce il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana

Nasce il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana

Commenda di San Giovanni di Pré, Genova

Nasce il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana

Le migrazioni rappresentano una costante nella storia dell’uomo, dai tempi in cui il concetto di confine non era stato ancora inventato, fino alla contemporaneità e in prospettiva, al futuro prossimo e a quello più lontano

A febbraio 2021 si è aperto a Genova il cantiere della futura sede del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana (MEI), presso la Commenda di San Giovanni di Pré, un prezioso e simbolico edificio medioevale che nella sua storia millenaria ha già svolto la missione di accoglienza di religiosi, pellegrini e crociati provenienti dalla terraferma e dal Mediterraneo. 
Il progetto, approvato nel 2018, diretto e coordinato da Pierangelo Campodonico, è stato fortemente voluto dal Ministero della Cultura (MIBACT), da quello degli Affari Esteri (MAECI), dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova. 



Il Museo Nazionale dell’Emigrazione nasce dentro in una cornice architettonica già ricca di storia quasi millenaria, come quella della Commenda, una storia che ora il nuovo museo consegnerà alle generazioni future, attraverso un allestimento fortemente interattivo e declinato su più piani di fruizione, per restituire un’immagine poliedrica del fenomeno migratorio.

Il percorso di visita del Museo prevede un’esperienza immersiva, multimediale ed interattiva, nella quale sperimentare l’evento dell’emigrazione attraverso storie e situazioni umane che dall’antichità, con i grandi esodi dei popoli del mediterraneo, arriva sino ai giorni nostri 

Oltre alle avanzate metodologie museografiche, è prevista una scenografia espositiva avvolgente e fortemente empatica per realizzare un museo esperienziale, di grande forza evocativa sprigionata dalle stratificazioni dei segni di storia compresenti nella Commenda. 
Il MEI, diventerà un luogo di ricerca archivistica e bibliografica, un satellite legato a una vasta rete di istituzioni, nazionali e locali che preservano questo patrimonio di memorie collettive, come gli archivi delle Teche Rai e l'Istituto Luce. 



I contenuti del Museo, attingono a fonti primarie come autobiografie, diari, lettere, fotografie, giornali, canti e musiche che accompagnavano gli emigranti. Sono inoltre conservati i documenti di enti, istituzioni statali e locali, archivi, associazioni di emigrati e musei già parte della grande rete di collaborazioni che il MEI sta costruendo, affinché il nuovo Museo diventi un luogo partecipato e capace di rinnovarsi.

Le migrazioni in Italia non si sono mai fermate. Sono aumentate o diminuite nel corso del tempo, hanno cambiato destinazione, ma l’Italia continua a restare un luogo da cui si emigra nel mondo. L’emigrazione aveva una sua realtà fatta anche di sogni e di propaganda, che la bassa scolarizzazione e l’alto tasso di analfabetismo favorivano

Nella pluralità di voci, il Museo raccoglie storie importanti e conosciute, come gli episodi dolorosi dai fatti di Aigues Mortes (1893), o della strage di Marcinelle (1856), passando per disastri minerari e naufragi, ma fa tesoro anche delle vite di gente comune, vissuta nell'Italia dell’Ottocento, che emigrava da Sud a Nord della penisola o verso terre ignote. Gli italiani, per la maggior parte, erano poveri e affamati, spesso malati o comunque indeboliti da una dieta squilibrata e carente. L’altissima mortalità infantile e l’aspettativa di vita piuttosto bassa, erano fattori endemici in Italia come altrove.

Dall’Unità d’Italia, fino ai giorni nostri, il MEI racconta l’impatto culturale con una nuova società, la nuova lingua, l’ingresso nel mondo del lavoro, del sindacato e della scuola, i pregiudizi degli ospitanti e le possibilità offerte ai nuovi arrivati. L'emigrazione inoltre, è sempre stata oggetto di dibattito politico interno che, nel corso di quasi due secoli, se ne è appropriato e occupato, osteggiando o favorendo il fenomeno

Oltre al motore della miseria, l'emigrazione è stata ed è  causata anche da persecuzioni razziali, politiche, religiose, riguarda profughi e chi ha subito deportazioni. Accanto a questa, ampio spazio è offerto alle emigrazioni non convenzionali, come quella umanitaria di missionari e molti volontari, oppure quella  dei nostri ultimi decenni, detta dei “cervelli in fuga”. 

Il MEI ospita uno spazio attrezzato, dedicato all’attività didattica per le scuole e le famiglie. 

Hanno partecipato alla nascita del MEI: il Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana (CISEI) di Genova, la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, il Museo regionale dell’emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino, l’Istituto centrale per i beni sonori e gli audiovisivi, l’Istituto Luce e Archivio Storico Luce, le Teche Rai, l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero Affari esteri e cooperazione internazionale. 
Non sono inoltre mancati contatti con musei e centri internazionali, tra cui le numerose associazioni di “Italiani nel mondo” (Lucani nel Mondo, Mantovani nel Mondo, Bellunesi nel Mondo, Trentini nel Mondo e tante altre).

L’intervento di restauro dell’antico edificio della Commenda di San Giovanni di Prè, volto all’adeguamento funzionale, espositivo e  tecnologico per la realizzazione del MEI. Di proprietà comunale, il complesso storico è stato ristrutturato negli anni Ottanta del secolo scorso, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la competente Soprintendenza ai Beni Architettonici. La superficie complessiva della Commenda, circa duemila metri quadri, oggi è già in parte aperta al pubblico come monumento visitabile per mostre temporanee ed eventi, gestiti dall’Istituzione Mu.MA (Musei del Mare e delle Migrazioni) e forma, con il Galata Museo del Mare, un organico polo museale, sotto la medesima direzione scientifica e tecnica.