Gino Bartali

Il Giusto nazionale

Gino Bartali, ciclista entrato nella leggenda dello sport italiano, con le grandi vittorie conseguite (tre Giri d'Italia, due Tour de France e quattro titoli di campione d'Italia), si è anche reso protagonista nel corso della sua vita di alcune azioni molto pericolose per la sua stessa vita, per salvare quella di molti ebrei perseguitati a Firenze, durante la Seconda Guerra Mondiale. Proprio per queste sue imprese extrasportive, ma altrettanto eroiche, nel 2013 gli è stato riconosciuto dallo Stato d'Israele il titolo di Giusto tra le Nazioni. Con questa espressione vengono definiti i non ebrei che hanno contribuito a salvare gli ebrei negli anni dello sterminio nazista. Il compito di ricordare e celebrare queste persone è affidato al Memoriale Yad Vashem, a Gerusalemme, un istituto promosso proprio con l'obiettivo di ricordare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah. A tutti questi Giusti, è dedicato all'interno del Memoriale un giardino, all'interno del quale per ogni persona nominata veniva piantato un albero.

In particolare Gino Bartali tra il 1943 e il 1944 ha fatto numerose volte da corriere tra l'Arcivescovado di Firenze e il convento di San Francesco ad Assisi, per consegnare i documenti, nascosti nel telaio della propria bicicletta o nelle tasche posteriori della maglia, con i quali si forniva una nuova identità ai perseguitati, donandogli una possibilità di rimanere in vita ed essere liberi.

Così lo stesso Bartali descrive i difficili anni della guerra e della conseguente sospensione dell'attività agonistica, nella sua autobiografia "Tutto sbagliato, tutto da rifare": "Quando tutto fu finito, o stava per finire, nella fattispecie quando il fronte della guerra si spostò da Firenze verso il Nord, verso l’Emilia-Romagna, ci ritrovammo a casa mia con Primo Volpi e Mario Ricci per riprendere gli allenamenti. Avevo passato i trent’anni (finiti il 18 luglio del 1944) e dovevo ricominciare da capo, Non è chi non veda immediatamente quale prospettiva difficile e incerta mi si presentava davanti. Io credo che tutto questo tempo, più che perduto, sia da considerare come negativo: che ti rimanda indietro negli anni come profitto, mentre ti senti invecchiato molto di più che se avessi potuto condurre una vita normale. Mi viene in mente che molti, amici e avversari, cominciarono a chiamarmi “il vecchiaccio” molti anni prima che mi decidessi ad attaccare la bicicletta al chiodo, molto tempo prima che andassi a vincere il secondo Tour de France, nel ’48, a 34 anni suonati." La sua carriera invece riprenderà alla grande, con nuove e trionfali imprese sportive.

Riproponiamo qui una puntata del programma Italiani, interamente dedicata a Gino Bartali, alle sue imprese sportive e alle sue azioni eroiche con le quali ha contribuito a salvare numerose vite umane.