Il Festival dei Due Mondi di Spoleto narrato da "Punto Nave. Mappe per l' immaginario."

Il meglio dell' edizione numero sessantasette

La sessantasettesima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, diretta da Monique Veaute: la racconta, in un viaggio attraverso gli spettacoli e i temi che rappresentano la creatività contemporanea, “Punto Nave. Mappe per l’immaginario”.

 

In questa edizione del Festival protagonista è il mito in tutte le sue declinazioni e interpretazioni: Alessandro Baricco porta in scena la sua visione del legame tra mitologia e musica, tema che ritroviamo nei celebri Concerti di Mezzogiorno come nell’opera di Strauss Ariadne auf Naxos diretta da Iván Fischer, e in Orfeo ed Euridice di Gluck, per la regia del pluripremiato Damiano Michieletto.


I miti del presente sono in scena con Baùbo Sull’arte di non essere morto della regista francese Jeanne Candel e con La Morte a Venezia di Thomas Mann nella rilettura di Liv Ferracchiati. Quella di Davide Enia è quasi un’orazione civile, dove la mafia si intreccia con la vita in Autoritratto.

A Spoleto anche la natura fa spettacolo con la lectio di Stefano Mancuso, scienziato e divulgatore di nuove verità sulle piante, anche in rapporto con la vivibilità delle nostre città.

Il coreografo franco-algerino Mehdi Kerkouche, invece, si interroga attraverso la danza sui legami familiari in Portrait e Yoann Bourgeois porta nello splendore della piazza del Duomo una creazione spettacolare, Memory of a fall. Wayne McGregor, coreografo inglese direttore della Biennale Danza, col suo nuovo lavoro Deepstaria attinge alle più recenti tecnologie dell’AI.

Il Festival si snoda tra l’esperienza immersiva di Babx e Adrien Mondot, Piano Piano, e il concerto di jazz contemporaneo Shadow dell’americana Lizz Wright fino al concerto finale di Girl Crazy con la direzione della direttrice-soprano Barbara Hannigan, quando le note riempiono la piazza.