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Mondrian, Kandinsky e la pittura astratta

Posso farlo anch'io? Maurizio Calvesi risponde

Tratto dal programma "La cultura dell'Occhio" (1993), lo storico dell'arte Maurizio Calvesi (1927–2020), qui intervistato da Marco Predolin, presenta due significativi interpreti dell'Astrattismo del primo Novecento attraverso l'analisi di una loro opera emblematica. Nel confronto, emerge la caratteristica principale che contraddistingue l'olandese Piet Mondrian (1872-1944) e il russo Wassily Kandinsky (1866-1944), la stasi armonica del primo e il dinamismo espressivo del secondo. 
Ma per capire profondamente il messaggio dei due, tornano utili anche alcune analogie: in primis, Mondrian e Kandinsky sono due teorici dell'arte che hanno analizzato e spiegato la loro produzione, in testi che, ancor oggi, sono capisaldi della letteratura storico artistica. 

Questi primi astrattisti infatti, scrivevano molto quasi a giustificare il salto deciso oltre la cortina della figurazione, e pertanto, la maturità artistica di entrambi coincide con quella anagrafica dei quarant'anni circa 

I due poi, erano imbevuti di filosofia, esoterismo e antroposofia, soprattutto Mondrian che, nel 1909, divenne membro della Società Teosofica Olandese.
Le filosofie orientali, l'alternanza complementare degli opposti, lo yin e lo yang, il maschile e il femminile, sono significati profondi che questi artisti riversano nelle loro opere attraverso simboli, forme, colori, linee in rapporti spaziali diversi, più o meno "espressivi e vitali" per Kandinsky, più o meno "razionali e armonici" per Mondrian.

Tema chiave nell'evoluzione dei due pittori verso l'Astrattismo, sarà il paesaggio 

Mentre Kandinsky, decideva di diventar pittore davanti ai "Covoni di grano" di Claude Monet (1840-1926), esposti a Mosca nel 1896, Mondrian apprendeva le prime erudizioni pittoriche sulle suggestioni "realiste" di derivazione francese, adottate da un gruppo di paesaggisti olandesi di fine Ottocento, riuniti nella tradizionale dicitura di "Scuola dell'Aja", già presente sul posto e capeggiata fin dal Seicento da firme importanti come Jacob van Ruisdael.


Piet Mondrian, Boschetto di salici con cime potate sul Gein, 1902-1904, olio su tela, 54x63cm., Gemeentemuseum, L'Aia

Mondrian sperimenta la tecnica ad olio su tele scure e scarne che riproducono gli acquitrini del Gein e la vegetazione di faggi, canneti, pioppi dai rami scheletrici e spettrali. Le linee orizzontali e verticali delle opere mature di Mondrian, derivano dalla serie di alberi, torri, chiese, mulini e dune, leit-motiv ripetuti e moltiplicati dall'artista in un processo durato oltre dieci anni, fino al primo approdo a Parigi, nel 1912 (Mondrian. Dalla figurazione all'astrazione).
Mondrian e Kandinsky infine, avevano un'affinità speciale, amavano la musica moderna, il jazz per l'olandese, l'espressione dodecafonica per il russo.   

Lo posso fare anch'io? Alla domanda provocatoria del conduttore, calato nei panni di uno spettatore "ignaro", Calvesi risponde chiaramente di no

Il messaggio estetico di Mondrian sta tutto in quelle poche linee nere, verticali e orizzontali, che nella loro intersezione perpendicolare formano delle griglie di spazi bianchi, rossi, blu, gialli e inizialmente, anche grigi. 
Calvesi dice Mondrian il primo astrattista della storia della pittura del Novecento, ma va chiarito che prima di lui, altri pittori vi si dedicarono già tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo. 
Kandinsky stesso, nel 1910, realizzava il suo primo acquarello astratto. 

Cosa portava Mondrian a concepire la sua astrazione assoluta ? 

Entrare nello studio di Picasso, vedere il Cubismo nella sua fase già "sintetica" del 1912, costituisce per Mondrian un momento speciale che l'artista stesso definirà: "il mio flirt cubista". 
Da ora in poi, l'artista attua una sintesi della realtà per piani, attraverso linee verticali ed orizzontali che costituiscono le ultime parvenze di "naturale". La ricerca sull'albero, iniziata nel 1907, elaborazione perfetta nella strada dell'Astrattismo, al pari di un "trattato" o un "manifesto", giunge in pochi anni alla frammentazione di piccole linee nere nella superficie bidimensionale della tela, e all'eliminazione dei colori, a favore di terre e azzurri. Come nota Calvesi, anche nelle future tele "assolute", il bianco mai puro, bagnato da una nota di giallo o blu, richiama i due poli del paesaggio, la terra e il cielo. 

Con la "serie degli alberi", Mondrian restituisce con grande generosità, la genesi della creazione come nessun pittore prima di lui era arrivato a fare

Tutto ciò, conferma Calvesi, rimanda a quel suo desiderio di chiarezza e semplicità che, nella tradizione artistica occidentale, era stato sinonimo di "classicismo". 


Piet Mondrian Composizione n. IV, 1914, Kunstmuseum, L'Aia

Nella Parigi degli anni Dieci, Mondrian lavora in bianco e nero, imita gli ovali di Picasso e Braque, lascia scritte sul quadro e gradualmente, elimina i titoli ed inizia a numerare le opere. 
Dopo Parigi, il pittore aveva compiuto un grande passo avanti nella definizione del suo linguaggio. Con Picasso, aveva capito di doversi affidare alla purezza geometrica ed elevarsi così a stati di sensibilità superiore. Presto tornava in Olanda dove, negli anni della guerra, avrebbe attuato la sua utopia, migliorare l'esistenza di tutta l'umanità. 

Gerrit Rietveld, La sedia rossa e blu, 1917

Dal 1914 al '19, con la guerra e la malattia del padre, Mondrian torna in Olanda e  approda alla ricerca da lui stesso definita "Neoplasticismo", termine maturato su testi teosofici e matematici di uno studioso a lui contemporaneo. L'utopia di Mondrian, affondava nelle basi della teosofia di Rudolf Steiner (La Teosofia e la nascita dell'Arte Moderna), i cui testi erano sul comodino dell'artista, a New York, dopo la morte.
A Leida, Mondrian incontra il pittore e architetto Theo van Doesburg (1883-1931), con il quale, nel 1917, fonda "De Stijl", "Lo Stile", corrente artistica e anche rivista che, per un po’ di anni, sarà l’organo ufficiale di un gruppo di artisti vari, pittori, scultori, architetti e designer. Tra i più noti, Georges Vantongerloo (1886-1965) e Gerrit Rietveld (1888–1964), interpreti con Mondrian e van Doesburg di un passo importante per lo sviluppo del moderno design, dell’architettura, della grafica e della pubblicità. 

Dopo il ready-made di Duchamp, gli anni Venti del Novecento sono ricordati anche come "l'epoca dell'Oggetto"

De Stijl, plasma le leggi di un'armonia moderna e positiva, interpretata nella proposta di una vasta produzione di manufatti moderni e funzionali. Finita la catastrofe, la corrente olandese partecipa al progetto di ricostruzione di un "mondo nuovo", assieme ad artisti di livello internazionale: i Costruttivisti russi (1922), e la platea di personalità del mondo dell'arte, riunite alla Bauhaus (1919-1933), scuola internazionale di architettura e design tedesca (Il Bauhaus), dove Kandinsky insegnava e il linguaggio di Mondrian, "ispirava". 
Per gli Astrattisti, la morte dell'arte da cavalletto coincide con principi morali ed etici, espressioni utopiche adottate nella progettazione quotidiana, anche dal Movimento dell'Architettura Moderna promosso alla Bauhaus dal suo primo direttore, Walter Gropius (1883-1969) e in Francia, dal pittore e poi architetto Le Corbusier (1887-1965), entrambi fermamente convinti del valore dell'arte, se applicata con disciplina razionale al vissuto moderno.

Solo allora, diceva Mondrian, "posso smettere di dipingere". Affermazione perentoria e sintetica, quasi ultima e finale, della sua teoria sul Neoplasticismo

Tornato a Parigi nel 1920, Mondrian sceglie la metropoli moderna lasciandosi alle spalle la campagna olandese e immerso nelle linee squadrate dalla città, inizia la serie dei suoi quadri semplici e assoluti, inneggianti all'opera "d'arte totale" delle avanguardie. 

Wassily Kandinsky, Painting with Houses, 1909, olio su tela, 97x131cm., Stedelijk Museum, Amsterdam

Wassily Kandinsky, prima di diventare uno dei grandi astrattisti, era avvocato, come conveniva nelle nobili famiglie russe. Fin da giovane, coltiva una passione per il violino e la musica che accompagnerà la sua evoluzione verso la pittura astratta e i ritmi dinamici dell'espressione. 
Dopo aver visto a Mosca i "Covoni" di Monet (1896), decide di diventare pittore e parte per Monaco. Apprende il tedesco nel clima Simbolista dello Jugendstil, presso l'Accademia di Franz von Stuck (1863-1928) e, tra fine Ottocento e inizio Novecento, affianca pittori, esuli russi, storici dell’arte, musicisti e letterati, radunati a Monaco, nell'ambiente culturale della Secessione

Nel 1901, Kandinsky fonda "La Falange", associazione di artisti che mirano ad abolire la distanza fra arte colta e popolare, esponendo l'artigianato locale con creazioni artistiche di chiara ispirazione "Arts and Crafts" inglese

Tra le allieve della Scuola d’arte promossa dall’associazione, Kandinsky conosce l'artista Gabrielle Münter (1877-1962), con la quale stringe una relazione (1902-1916). Münter, che aveva scelto la Falange perché donna e dunque esclusa dalle Accademie d'Arte, sperimentava con Kandinsky la pittura su vetro, un momento importantissimo per definire quella sintesi formale anticipatrice dell'astrazione. 


Wassily Kandinsky, Improvvisazione n. 9, 1910, olio su tela, 110x110cm

Nelle tele di Kandinsky dei primi anni Dieci del Novecento, prevale l’uso del blu, scelta che sottolinea il valore spirituale attribuito dall'artista ai suoi tipici paesaggi popolati da brani folcloristici di vissuto russo: molte le opere con reminiscenze fiabesche di chiese, quasi sempre presenti, a conferma del suo legame con la tradizione greco-ortodossa del paese natio. 
Dal 1906 al 1908 circa, Kandinsky viaggiava con Gabriele attraverso l’Europa, e nel mentre curava alcune mostre su van Gogh, Gauguin, Renoir, Monet, Signac e Lautrec. Nel 1910, portava a Monaco la pittura di Picasso, Braque, Rousseau e del futuro astrattista francese, Robert Delaunay (1885-1941).
Dopo un periodo di pennellate Neoimpressioniste, il diretto contatto con le opere di questi artisti, spinge sempre più Kandinsky nella sperimentazione di paesaggi che rasentano l’astrazione, semplificati in campiture definite di colore. 


Wassily Kandinsky, Copertina della rivista "Il Cavaliere Azzurro, 1912

Nel 1911, Kandinsky lascia i Secessionisti e fonda "Der Blaue Reiter", ossia "Il Cavaliere Azzurro" (1911-1914), movimento al quale si unisce l'amico Franz Marc (1880-1916), August Macke e nel 1912, Paul Klee (1879-1940).
Come Mondrian, Kandinsky fonda la sua rivista ufficiale omonima, dove invita ad "esporre" pittori diversi, mettendo le immagini a paragone tra loro, dalle stampe giapponesi, all'arte primitiva e popolare, fino a Picasso, in una sintesi del moderno unica per l'epoca. 
Nello stesso anno, Kandinsky pubblicava "Lo spirituale nell'arte" (1911), manifesto dell’Astrattismo e primo scritto teorico compiuto, seguito da "Sulla questione della forma" (1912).

Questi scritti avranno un successo inatteso: sono chiavi di accesso alla comprensione profonda della sua arte e nello stesso tempo, raccontano quel sentimento nascente e diffuso in Europa del Nord, riferito all'Arte Astratta 

Nel 1911, Kandinsky conosceva il pittore e musicista Arnold Schönberg (1874-1951), dalle cui composizioni atonali rimaneva profondamente influenzato. Schönberg creò il  linguaggio della Dodecafonia, capace di esprimere situazioni passionali e psicologiche diverse, per cui tutti i suoni sono di pari importanza. 
Nelle tele di Kandinsky, risuona il concetto di "Impressione", termine di valore musicale che l'artista dava ai colori, sparsi come note su uno spartito, e raccolti in una composizione finale di tonalità sempre diverse. 


Wassily Kandinsky, Improvvisazione n. 33, 1913

Alle "Impressioni", quadri con accenti ancora figurativi, seguivano le "Improvvisazioni", ossia immagini spontanee, e infine, le “Composizioni”, i primi quadri astratti.
Come Mondrian con gli alberi, Kandinsky restituisce il crescere naturale, nel tempo, del suo processo di astrazione.


Wassily Kandinsky, Composizione su bianco, 1920

L'ambiente in cui operano questi artisti astrattisti e non solo, si pensi a Boccioni, è fortemente influenzato dalla filosofia del francese Henri Bergson (1859–1941), da quel "élan vital" che faceva tabula rasa del positivismo ottocentesco, a favore del dato intuitivo, illogico e non lineare. S'insinua così nella poetica di Kandinsky, anche il fattore dell'inconscio che sottende la creazione, una coscienza profonda diversa da quella "automatica" dei Surrealisti, perche il russo calcola e controlla l'immagine fino alla fine.
L'influenza della musica sarà sempre più evidente nelle opere di Kandinsky che, negli anni Venti del Novecento, pubblicava "Punto, linea, e superficie" (1926), testo ancora oggi fondamentale per conoscere la teoria dell’arte astratta che l'artista insegnava nei corsi tenuti alla Bauhaus dal 1922. 


Wassily Kandinsky, Triangoli in una curva, 1927

Nel campo dell’architettura e del design della Bauhaus, "Punto linea e superficie", farà tabula rasa di tutta la produzione ottocentesca che "mascherava" l'oggetto con orpelli inutili, a favore di un’estetica nata dalla funzione stessa. 
Come succedeva per Mondrian, anche per Kandinsky l’arte del "mondo nuovo" presentava ogni sua forma sotto una precisa corrispondenza cromatica: il cerchio blu, il triangolo giallo e il quadrato rosso.

FOTO DI COPERTINA
Piet Mondrian, dettaglio di Composizione N. II