La Teosofia e la nascita dell'Arte Moderna

Il sacro e l'esoterico nella cultura di Mondrian

Con un libro in mano su Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), studiosa russa che nel 1875, diede vita alla Società Teosofica di New York (Paola Giovetti, Helena Petrovna Blavatsky e la Società Teosofica, 1991), nel filmato qui proposto, Philippe Daverio introduce la Teosofia nell'arte. Figlia di padre tedesco e madre russa, di discendenza imperiale, Petrova, filosofa, teosofa, saggista, occultista e medium, fu un personaggio discusso sin dalla tenera età, quando si credeva fosse posseduta dal demone. 
Daverio prende spunto proprio dalla Teosofia, una sorta di scienza che tocca la saggezza del divino, per parlare di una mostra parigina dedicata a quelle espressioni artistiche imperniate di filosofia, antropologia, psicoanalisi e politica, attraverso opere selezionate dal Romanticismo alla contemporaneità ("Traces du sacré", Centre Georges Pompidou, 2008).

Essere, provenire, divenire, parole per dire come il Sacro esplorato tra Ottocento e Novecento dagli artisti, non è monopolio della religione, ma di una ricerca spirituale più ampia che investe ambiti diversi

Deciso a conquistare i mezzi materiali e intellettuali necessari per vivere, l'uomo moderno aveva avuto l'idea di autodeterminare la propria morte, e contro la natura fatale e le divinità oscure, aveva marciato sempre più velocemente sotto lo sguardo silenzioso del cielo, fino a raggiungere mete lontanissime nelle voragini infinite del pensiero razionale, dove Dio non poteva arrivare.

Con un cambio di paradigma, l'artista moderno faceva emergere nella sua creazione le inquietudini: nostalgie metafisiche, sentimenti cosmici, ricerca di assoluto, erotismo, apocalissi, nuove percezioni e soprattutto, una inedita saggezza proveniente da Oriente

Tutto questo, risuonava già da fine Ottocento nelle tele di pittori Simbolisti come Munch e Hodler e con il nuovo Secolo, approdava nella opere di Kandinsky, Malevic, Duchamp, Chagall, De Chirico, Dalì e soprattutto Mondrian.
In antitesi alla concezione dell'artista romantico bohémien, incapace di sopportare le convenzioni sociali, Piet Mondrian (1972-1944), che non fu un genio precoce, arrivava alla maturità artistica solo verso i quarant'anni, con un bagaglio culturale non trascurabile. Formato sulle pagine di Goethe, Schiller, Schopenhauer, a inizio Novecento Mondrian approcciava i testi di Rudolf Steiner (1861-1925), fondatore dell'Antroposofia, scienza derivata dalla Teosofia, conservandoli fino alla morte sul comodino. 

Piet Mondrian, Estate. Dune in Zelandia, 1910, olio su tela, 134x195cm., Gemeentemuseum, L’Aia

Compito della Teosofia, unire universale ed individuale, interiore ed esteriore, ricerca che Mondrian intraprende fin dal 1907, quando approccia questa disciplina. Nel 1909, l'artista diventava membro della Società Teosofica Olandese, che seguirà in gran segreto fino al 1918 circa, modificando tuttavia, fin da subito, le sue tele coi toni più accesi, in atmosfere sfumate e paesaggi puri e inanimati, o in ritratti di silenzio, come simboli di transizione a stadi superiori. 


Piet Mondrian, Evoluzione, 1910-'11, olio su tela, 3 pannelli, 178x85cm., Gemeentemuseum, L’Aia

Nel 1911, un anno prima di abbandonare l'Olanda per Parigi, Mondrian dipinge "Evoluzione", forse l'unica opera in cui emerge l'idea figurativa della Teosofia, una sorta di "manifesto programmatico", ancora figurativo, prima della sola grande armonia universale dell'astrazione. 
Mondrian non amava dipingere figure umane, infatti sono rarissime nella sua produzione. Queste tre donne dure, squadrate, androgine, quasi automi ermafroditi che hanno rinunciato a ogni sessualità, per congiungersi ad "altro", appaiono come icone sacre bizantine.

La geometria e la sintesi delle forme, riconduce alla teoria Teosofica dei tre stadi dell’evoluzione spirituale che avviene da sinistra a destra

Inizialmente, l’individuo è pura natura, simbolicamente rappresentata nel verde del corpo e dal rosso delle passioni che lo circondano, nel campo blu, della spiritualità. Al centro, inizia un’attività meditativa, gli occhi si aprono, la luce dello spirito rappresentato dal giallo e dal bianco, investe la figura di sacralità e lascia la natura, il verde, nello sfondo. Nello stadio più evoluto, il pannello di destra, figura e sfondo appaiono quasi totalmente blu, senza intaccare gli aspetti naturali rappresentati dal verde intorno alle stelle gialle, a sei punte, che simboleggiano la ragione. L'evoluzione dell’individuo dunque, si  completa nella spiritualità, data dall'equilibrio di ragione ed istinto naturale. 
Nella visione di Mondrian, nasceva così il progetto ambizioso di un'estetica che avrebbe assicurato il beneficio collettivo, come una luce ideale che coincideva con l'essenza altamente distillata ed alchemica del ricongiungimento degli opposti. 

Piet Mondrian, Albero rosso, 1908-'10, olio su tela, 70x99cm., Gemeentemuseum, L’Aia

La ricerca sull'albero, iniziata nel 1908, con un omaggio figurativo al collega van Gogh, giunge in pochi anni, con l'approdo a Parigi nello studio di Picasso, intorno al '12, alla frammentazione della superficie bidimensionale e alla riduzione dei soli colori terrosi.
Nella "Composizione n. IV", del 1914, emergono croci, intersezioni di linee perpendicolari, a T, che evocano una chiesa o un edificio, ultimo barlume figurativo, prima della griglia e della grande astrazione. 

Piet Mondrian, Composizione N. IV, 1914, olio su tela, 61x88cm., Gemeentemuseum, L'Aia

Dal 1914 al '19, con la guerra e la malattia del padre, Mondrian tornava in Olanda.
Nel 1915, incontrava il pittore e architetto Theo van Doesburg (1883-1931), con il quale, nel '17, fondava a Leida "De Stijl", "Lo Stile", corrente artistica e anche rivista che, per un po’ di anni, sarà l’organo ufficiale di un gruppo di artisti. Tra i più noti, lo scultore Georges Vantongerloo (1886-1965), e l'architetto Gerrit Rietveld (1888–1964), che con Mondrian e van Doesburg, compiranno un passo importante per lo sviluppo del moderno design, dell’architettura, fino alla grafica e alla pubblicità. 

Gerrit Rietveld, La sedia Gialla, Rossa e Blu, 1917

Con "Neoplasticismo in pittura", manifesto del 1918, scritto prima di arrivare all'astrattismo assoluto, Mondrian ha già ben chiara la direzione, la nascita di "un'arte totale", priva di decorazioni, articolata nelle tre discipline di pittura, scultura e architettura. 

Il Neoplasticismo è sinonimo di uguaglianza perché permette a ciascuno di avere gli stessi valori degli altri, al di là delle differenze
Piet Mondrian, 1918

Per Mondrian, la sua arte era un manifesto politico, a favore della libertà, dell'unità e della cooperazione. Per l'artista non esisteva l'uguaglianza delle cose, ma la loro equivalenza reciproca: le linee orizzontali e verticali, forze opposte della vita, esprimevano il negativo e il positivo, il conscio e l'inconscio, la mente e il corpo, il maschile e il femminile, la luce e le tenebre, il bene e il male, in altre parole, guardando alla filosofia orientale, lo Yin e lo Yang. 

Piet Mondrian, Composizione con grande piano Rosso, Giallo, Nero, Blu e Grigio, 1921

La concezione artistica di Mondrian, diverge dall'astrattismo di Kandinsky perché nei suoi quadri i singoli elementi non si fondono mai, rimangono chiari, puri e assoluti come la scelta dei soli tre colori primari (Mondrian, Kandinsky e la pittura astratta).
Escluse le sfumature, le linee curve, le transizioni tonali, e dunque quegli elementi propri dell'ideale "romantico" e della figurazione, l'artista procedeva verso la definizione, utopica di un nuovo ordine sociale, attuato in un linguaggio internazionale, "lo Stile appunto", che avrebbe unito la vita all'arte e alla cultura. 
Gli anni Venti sono l'epoca dell'Oggetto: dopo il ready-made di Marcel Duchamp (1887-1968), Mondrian, van Doesburg, Rietveld e Vantongerloo, plasmano le leggi di un'armonia moderna e positiva, interpretata nella vasta produzione di manufatti. Finita la catastrofe, questi artisti chiamati a ricostruire un "mondo nuovo", affiancano le ricerche del Costruttivismo (1922) russo e dalla Bauhaus (1919-1933), tedesca, scuola internazionale di architettura e design (Il Bauhaus). 

FOTO DI COPERTINA
Piet Mondrian, Evoluzione, 1910-'11, olio su tela, 3 pannelli, 178x85cm., Gemeentemuseum, L’Aia