Dentro Raffaello

Le indagini diagnostiche per la Deposizione della Galleria Borghese

La Galleria Borghese ha avviato un ambizioso progetto di ricerca sulla tavola della Deposizione di Raffaello, una delle più importanti opere dell’artista e un caposaldo della collezione del cardinale Scipione Borghese. La campagna di indagini si basa sull’utilizzo dei più avanzati strumenti di indagine diagnostica, lo Scanning Macro-XRF e la Riflettografia scanner IR iperspettrale. Queste indagini, mai eseguite prima sulla tavola, hanno la finalità di acquisire nuove conoscenze sulla tecnica esecutiva dell’artista e sullo stato di conservazione.

Tra le più consolidate tecniche di scansione non invasiva di opere d'arte figura senza dubbio la Macro X-Ray Fluorescense che permette l'acquisizione della mappa di distribuzione dei vari elementi chimici presenti all'interno degli strati pittorici.
Michele Gironda (Manager XGLab srl) 

Obiettivo dei nuovi studi anche quello di mettere a fuoco la visone generale del disegno preparatorio, realizzato sia a punta metallica, sia a quadrettatura, sia a pennello, mai stato descritto in maniera critica omogenea.

La tavola della Deposizione fu commissionata a Raffaello da Atalanta Baglioni in ricordo del figlio Grifonetto, ucciso nel 1500 nel corso di una sanguinosa vendetta di famiglia e venne terminata nel 1507. L’opera era destinata all’altare della cappella nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia, dove vi rimase per centouno anni fino a quando il cardinale Scipione Borghese decise  in modo irrevocabile di venirne in possesso e, con la complicità dei frati, l’opera fu staccata e trafugata.

Il consistente corpus di disegni preparatori per la Deposizione, il più numeroso che Raffaello abbia mai dedicato a una singola opera, documenta il profondo travaglio creativo dell’artista che, in prossimità del suo trasferimento a Roma, abbandona progressivamente la tradizionale composizione del Compianto di matrice umbra a favore di un’articolazione strutturale più tesa ed intensamente espressiva, dove accanto a spunti di derivazione classica, appaiono evidenti richiami alle più avanzate ricerche artistiche condotte negli stessi anni da Leonardo e Michelangelo. Il dipinto costituisce, infatti, la testimonianza di una fase centrale nello sviluppo del percorso artistico di Raffello, che stava avviando un processo d’innovazione radicale del linguaggio pittorico delle pale d'altare:

La tavola raffigura non la Deposizione di Cristo ma il Trasporto di Cristo al sepolcro. Noi stiamo per la prima volta osservando il movimento in una pala d’altare. Quello che i manuali di storia dell’arte chiamano invenzione della pittura di storia, che Raffaello fece proprio in questo quadro.
Anna Coliva (Direttore Galleria Borghese)

ll progetto di indagini, tra gli altri obiettivi, cercherà di evidenziare il processo creativo dell’artista che modifica, in fase esecutiva, l’accuratissimo disegno preparatorio dell'opera, come è evidente dal confronto con la documentazione conservata al Museo del Louvre.

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