La Cappella gentilizia di Luciano Bonaparte a Canino

Il raffinato fratello di Napoleone

Nella Chiesa Collegiata di Canino, in provincia di Viterbo, ha sede una Cappella gentilizia dei Bonaparte che accoglie il Monumento funebre del Principe Luciano. Il luogo custodisce esemplari sculture neoclassiche che fungono da memoria della famiglia, dal padre Carlo alla moglie Alexandrine, fino al piccolo figlio Giuseppe morto prematuro 

L'animata vicenda di Luciano Bonaparte (1775–1840), terzogenito di Carlo e Letizia Ramolino, inizia nell'epoca della Rivoluzione Francese. Giovane raffinato, diplomatico e di interessi culturali multiformi, rispetto al fratello maggiore Napoleone, Luciano abbandona presto gli studi clericali e asseconda le inclinazioni politiche: diventa un fervente giacobino. 

Fin da giovanissimo, Luciano riveste importanti incarichi militari e politici che favoriscono l’ascesa del fratello, con il quale tuttavia, nutre profondi dissensi sul piano personale e pubblico, il primis, il progetto totalitario

Ministro degli interni, Ambasciatore a Madrid, Luciano si muove abilmente negli ambienti del potere; proficua sarà l'amicizia con Papa Pio VII, per il quale il Bonaparte presta la sua sottigliezza nel concordato tra Francia e Chiesa (1801). 
Rimasto vedovo di Christine Boyer, figlia di un oste, nel 1803 sposa Alexandrine de Bleschamp (1778–1855), anche lei vedova e figlia di un banchiere. Napoleone che aveva altri piani di conquista, non gradì la scelta del fratello escluso così dal trono per sempre. Fu questa la prima importante rottura con il futuro imperatore che, nel 1804, lo costrinse all’esilio a Roma. 
Qui, grazie a Pio VII, nel 1808 acquista i feudi di Canino e Musignano dove prende dimora, dividendo la vita tra Roma e l'antico feudo, un tempo dominio dei Farnese. Quando nel 1809, lo Stato Pontificio finisce sotto l’autorità imperiale francese e Napoleone imprigiona Pio VII in Francia (fino al 1814), ancora una volta Luciano diventa per il fratello una presenza poco gradita. Cerca rifugio negli Stati Uniti con la famiglia, ma la nave finisce in mano agli inglesi e Luciano rimane in libertà vigilata, in Inghilterra, per quattro anni (1810-1814). 
Con l'esilio di Napoleone all’Isola d’Elba (1814), il fratello torna a Roma dove il ritrovato amico Pio VII lo accoglie con un dono prezioso: Luciano diventa Principe di Canino e Musignano. Ma appena Napoleone fugge dall’Elba (1815), lui va in suo soccorso a Parigi per sostenerlo nella rivincita dei 100 giorni. Con Waterloo arriva la fine del sogno imperiale di Napoleone; Luciano torna in una Roma che lo addita con grande sospetto.

La seconda vita di Luciano Bonaparte finisce a Canino: oltre alla grande famiglia, qui il Principe asseconda le grandi passioni, scrive le sue "Mémoires" e si dedica ad attività archeologiche di scavo, non proprio conformi al nascente concetto neoclassico di tutela del patrimonio. Negli anni dell'Impero, Luciano era stato un convinto protagonista del ritorno all’antichità classica, era collezionista, intenditore d'arte e proteggeva artisti 

La sfarzosa vita condotta da Luciano fu causa di ingenti debiti, spesso ripagati con la vendita di proprietà importanti, ma non sempre. Nel 1828, nelle sue tenute di Vulci, vennero effettuati ritrovamenti archeologici etruschi di grande interesse e valore. Subito Luciano studia e documenta gli scavi, pensando anche di ricavarne profitto e organizza un traffico spudorato di reperti di tombe etrusche, una dispersione di patrimonio che continua la moglie dopo la sua morte, avvenuta a 65 anni. Alexandrine, nel suo testamento, lasciava alla comunità di Canino una cospicua somma di denaro, un gesto che convertì la Principessa in benefattrice. 



Il Monumento funebre nella Cappella gentilizia della Collegiata, fu voluto da Alexandrine dopo la morte del marito.  Nel 1853, il primogenito Carlo Luciano Bonaparte che aveva ereditato il patrimonio del padre, afflitto dai debiti vendeva tutto a Don Alessandro Torlonia, compresi titoli, diritti onorifici e cappella funebre. Per tanto, un anno dopo, Alexandrine riesce a traslare le ceneri di Luciano in una nuova cappella, sempre alla Collegiata, assieme a due cenotafi e un bassorilievo, prima collocati nella chiesa privata del castello di Musignano.



La cappella gentilizia è un ambiente rettangolare sobrio. Sul fondo, il Monumento sepolcrale del Principe Luciano (1846), realizzato dall'artista neoclassico fiorentino, Luigi Pampaloni (1791–1847), molto apprezzato nelle corti europee e già impiegato dalla famiglia Bonaparte. La struttura architettonica del monumento è chiusa ai lati da paraste scanalate che sostengono una trabeazione; due lesene poggiano direttamente su plinti decorati con lo stemma di famiglia. All’interno di una cornice ad arco, il bassorilievo di Luciano sul letto di morte, con la moglie inginocchiata al fianco e attorno quattro figure, simboli delle virtù del Principe. Accanto alle ceneri di Luciano, nel 1855, furono deposte anche le spoglie di Alexandrine.



Sulla parete sinistra, un sarcofago sostiene una bellissima statua in memoria della prima moglie Cristine Boyer e sulla parete destra, il monumento funerario del padre, Carlo Bonaparte entrambi di Massimiliano Laboureur (1767-1861), un artista romano che, nel 1812, era diventato docente di scultura con Thorwaldsen e Canova, presso la Pontificia Accademia di San Luca. Infine, il monumento dedicato al figlioletto Giuseppe, un altorilievo attribuito alla scuola di Canova.