Andrea Carandini

Il Presidente del Fai

Questa intervista all'archeologo e attuale Presidente del FAI Andrea Carandini (1937), condotta da Cinzia Tani (Visioni private, Rai Cultura 2014), presenta la figura di uno studioso protagonista di scavi importanti, noto al pubblico soprattutto per la sua conoscenza profonda di Roma antica. Nella sua lunga carriera, Carandini ha  svolto anche un lavoro costante di divulgazione con mostre, percorsi didattici e allestimenti di musei e aree archeologiche. Oltre a importanti pubblicazioni, Carandini ha  tenuto  conferenze  e  lezioni  in diversi  paesi  contribuendo a  diffondere la  cultura archeologica in Italia e nel mondo. Dal 19 febbraio del 2013, Andrea Carandini è stato eletto Presidente  del FAI, incarico confermato nel 2018 per un secondo quinquennio.

Qui di seguito, il racconto del Presidente Carandini, in alcuni brani significativi stralciati dal discorso tenuto nel 2019, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, in occasione della presentazione delle Giornate FAI di Primavera, dedicate all'arte come ponte tra culture.

Da due millenni gli uomini si interrogano sulla ragione delle grandezze universali della Roma pagana e della Roma cristiana e dei suoi due opposti imperi. Intorno alla metà del I secolo d.C. sono arrivate due memorabili risposte alla domanda: quella dell’imperatore Claudio, dalla parte dei primi, e quella di Paolo cittadino romano e di Pietro analfabeta, apostoli di Gesù, dalla parte degli ultimi

"Claudio è intervenuto nel 48 d.C. per concedere ai maggiorenti della Gallia Transalpina l’entrata nel Senato. Il suo discorso è conservato nelle tavole bronzee di Lione ed è stato ripreso da Tacito negli Annales. L’imperatore ha motivato l’apertura a questi Galli più recentemente romanizzati ricordando che Roma era nata includendo i Sabini, che Romolo e i re suoi successori erano stati tutti stranieri: latini, sabini e greco-etruschi. In seguito Roma si era aperta agli Italici, ai Transalpini, agli Spagnoli, ai Galli della Narbonense e oltre …
Per Claudio il segreto della grandezza di Roma consisteva nella sua capacità di trasformare nemici e stranieri in cittadini e ha sostenuto che, all’opposto, la rovina dei Greci era dovuta al fatto ch’essi avevano trattato i vinti come stranieri da non integrare. Si potrebbe oggi aggiungere che l’impero marittimo Britannico, avendo integrato molto meno di Roma, è durato anche assai meno, per non dire delle sorti attuali dell’Isola.
Contemporaneamente Paolo e Pietro hanno trasformato la missione di Gesù, prima limitata a Israele, in una intrapresa spirituale “fino ai confini del mondo” che ha comportato un affrancarsi dai peculiari rituali giudaici che ne avrebbero impedito la diffusione tra i “gentili” di lingua greca e latina (sette lettere di Paolo e gli Atti degli Apostoli di Luca).
Questi due “piani strategici” di Roma, entrambi millenari e universali e che hanno un segreto in comune, hanno fondato il paesaggio e il patrimonio culturale della Penisola e delle Isole dell’Italia, dando alla nostra patria il primato globale di aver fondato la civiltà occidentale nel corso di quasi tre millenni, fino a quando, agli inizi del ‘600, è sorta la civiltà europea di cui da quattro secoli siamo figli.

Capiamo allora perché il paesaggio e il patrimonio culturale del nostro Paese, lungi dall’apparire unitari e omogenei, sono caratterizzati da innumerevoli particolarità naturali, storiche e artistiche, che ancora oggi si osservano – nonostante la globalizzazione - anche solo passando da un borgo all’altro

Inoltre il paesaggio e il patrimonio culturale compongono variegate e plurimillenarie stratificazioni nelle quali si susseguono le più diverse e anche contrastanti civiltà – romana, medievale-cristiana, rinascimentale, controriformistica, risorgimentale e liberal-democratica –, le quali hanno conosciuto, per di più, apporti asiatici, mediterranei, europei e americani; apporti che non sorprendono se solo si ha una idea del cammino che l’umanità ha intrapreso tra il Monte Bianco e l’Etna.
Così la nostra patria appare come un amalgama di metalli preziosi, di origine ora indigena, ora forestiera e ora perfino esotica, prodottosi nell’espressione geografica che viene considerata ancora oggi il più significativo e bel crogiolo del Pianeta.

Nello spirito di questa lega specialissima di cui è composta la Nazione, il FAI presta al paese la sua opera sussidiaria in armonia con l’articolo 118 della Costituzione, essendo convinto che una pubblica opinione informata e attiva sia essenziale al Paese al fianco delle sue rispettate istituzioni

Proprio a partire dalla concretezza dei suoi beni, il FAI ha appreso che il carattere della patria sta nelle contaminazioni e nelle influenze che si sono rivelate non infezioni e malattie, ma opportunità molteplici da comporre come i colori: separati sulla tavolozza, e miracolosamente integrati nella pittura.
Così le baite Walser in Val Sesia sono di cultura tedesca; gli affreschi a Manta in Piemonte sono di stile francese; l’abbazia di San Fruttuoso in Liguria è stata fondata da cristiani di Tarragona che alla fonte di quell’insenatura hanno salvato dagli Arabi le reliquie del santo; l’abbazia di Cerrate in Puglia ha rivelato affreschi di santi bizantini ignoti in Occidente; la Kolymbethra nella Valle dei Templi ad Agrigento è stata plasmata da greci e cartaginesi; il Giardino Pantesco a Pantelleria ha rivelato la perizia degli Arabi nel mettere a frutto ogni stilla.
Così al Castello di Masino la sala egizia sarà illustrata da un mediatore culturale egiziano e il suo pavimento palmireno da un siriano; a Villa Panza a Varese le maschere tribali saranno raccontate da un sudanese e da un guineano; a Ravenna la chiesa ortodossa del Santo Spirito sarà narrata da una ucraina e una rumena; nel Palazzo Firenze a Roma i continenti affrescati saranno spiegati da una indiana e da un africano …"
Andrea Carandini