Piranesi. Le Carceri d'Invenzione

Un film d'arte di Grègoire Dupond

Contemplare l'agghiacciante ciclo delle Carceri d'Invenzione di Giambattista Piranesi trasformato in un film 3D è come entrare in un incubo wagneriano reinventato da Polanski
Rachel Spence

Le Carceri d’Invenzione (2010) è film d’arte di Grégoire Dupond dedicato alla nota serie di stampe di Piranesi. Le 16 tavole concepite nella Roma di metà Settecento, realizzate e ritoccate a più riprese nell'arco di venticinque anni, rivelano l'affermarsi della maturità dell'artista, incisore e vedutista, architetto di un'unica chiesa e poi archeologo, collezionista e designer ante litteram. Per il forte impatto visionario, Le Carceri sono immagini che hanno mantenuto nel tempo un fascino inalterato, fin dagli anni della loro gestazione. Nell'Ottocento hanno suggestionato per potenza evocativa l'entourage artistico e letterario, dai romantici ai simbolisti (Victor Hugo, Charles Baudelaire) e il secolo dopo, Le Carceri sono entrate nell'immaginario collettivo anche grazie al cinema, pensiamo alle intricate prospettive bianco e nero di Sergej Ejzenštein e Fritz Lang, coeve alle opere grafiche di Escher. 

Le Carceri d’Invenzione sono state valutate come porte per entrare nella mente di Piranesi, negli intricati viaggi nell’inconscio dell’artista. Le incisioni possono essere considerate un mezzo per svelare le inquietudini psicologiche della vita e della mente di Piranesi al momento della loro creazione
Grégoire Dupond

Quale mistero si cela dietro le poderose architetture delle Carceri ? Sono la rievocazione storica di un'architettura monumentale elaborata fra memoria e immaginazione da un Piranesi propugnatore della grandezza dell'antica Roma ? O ancora, queste segrete di Castel Sant'Angelo e del Carcere Mamertino, viste in un intrico di scale, frammenti di antichità, grate, strumenti di tortura e figure larvali che vagano di pietra in pietra nell'inferno oscuro, evocano stati d'animo, vertigini esistenziali e angosce di decadenza civile e morale umana ? 
Le Carceri d'invenzione hanno riempito pagine di importanti studiosi incuriositi dal geniale architetto e vedutista veneto, trapiantato nella Roma neoclassica per fare affari con viaggiatori in gran tour. Alle interessanti analisi formali condotte nel confronto fra le prime e le ultime edizioni (L’invenzione. Le carceri, Henri Focillon, 1918 e 1967; Marguerite Yourcenar, La mente nera di Piranesi, 1962 e 2016), si sommano quelle  di carattere storico e strettamente biografico riguardanti l'artefice delle Carceri, una figura di filologo antiquario, illuminista e moralista (Maurizio Calvesi, Giovanni Battista e Francesco Piranesi, 1967).


Allestimento della mostra Le arti di Piranesi, Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2010

Il film di Grégoire Dupond suggerisce tutto questo ed è anche qualcosa di più di un film d'arte, è un oggetto espositivo concepito per la storica mostra su Piranesi prodotta dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia e Factum Arte (partner tecnologico Accenture): Le arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer (2010). Ideata dall'architetto Michele De Lucchi e realizzata per i 90 anni di nascita dell'artista, la spettacolare esposizione, esplorava a tutto tondo la complessa, proteiforme e affascinante attività creativa di Piranesi nel Settecento europeo. Dopo dieci anni, il film torna ad allestire la mostra che i Musei Civici di Bassano hanno dedicato a Giambattista Piranesi (Giambattista Piranesi Architetto senza tempo, 2020) che in questa città ha intrattenuto rapporti anche con i grandi stampatori del posto, i Remondini. 



Grazie a Factum Arte, il laboratorio madrileno di Adam Lowe - dove un team di artisti, tecnici e conservatori impiegano tecnologie software avanzate per produrre, conservare e divulgare arte - l'evento offriva al visitatore un'immersione virtuale nell'universo dell'artista. Assieme alla ricreazione 3D di oggetti d'antiquariato d'epoca disegnati da Piranesi, il film di Grégoire Dupond era parte importante di questo progetto. L'oggetto espositivo, in proiezione nella torre della Fondazione, attivava un'esperienza sensoriale immersiva nelle Carceri, un tipo di fruizione che nessun altro mezzo avrebbe potuto attivare. Il film di Dupond indagava la complessità di un artista al confine tra cultura illuminista neoclassica e quel sublime sentimentale di impronta già romantica.



La storia delle Carceri e loro fortuna critica inizia con l'arrivo a Roma di Piranesi, tra il 1745 e il '47, quando l'artista realizza i primi 14 rami, subito editi da Bouchard (Invenzioni capricciose di Carceri all’acqua forte, 1749-'50). Il titolo della raccolta si ricollegava alla tradizione  del  Capriccio,  "vedute d'invenzione" giunte  alla massima espressione nella Venezia del Settecento con Tiepolo, Canaletto e Marco Ricci. Le Carceri tuttavia, rispetto  a  questi  precedenti, segnano un enorme salto qualitativo, sia  da  un punto  di  vista tecnico  e  incisorio,  sia da quello compositivo e spaziale, anche se nella prima stesura, appare la straordinaria costruzione prospettica e di architetture illusionistiche e disorientanti. 

L'utilizzo diretto delle stampe per conferire le textures al mondo tridimensionale ci permette di accedere al procedimento di incisione utilizzato da Piranesi, dove le ombre e i dettagli incisi a mano appaiono come figure spettrali, come schizzi espressivi che ricordano immagini attinte direttamente dalla profondità della mente
Gregoire Dupond

Grégoire Dupond ha realizzato il film utilizzando la  seconda  edizione  della  serie, Carceri d’invenzione di G. Battista Piranesi architetto veneto, pubblicata  nel  1761 (ce ne sarà anche una terza nel 1770). Questa raccolta, che coincide con la maturità dell'artista, mostra una trasformazione sostanziale. Non solo è arricchita di due nuovi rami (II e V), ma da un punto di vista stilistico, il tratteggio più intenso dona alla serie un chiaroscuro deciso che esalta i maestosi muri di pietra incombenti su figure umane grandi come formiche. L'artista inoltre, solo qui ha introdotto le terribili macchine per la tortura, la cui sola presenza suscita il tormento fisico di qualche suppliziato. 
Come in un piano sequenza, Dupond conduce il fruitore dentro le stanze di Piranesi che si aprono, o attraverso porte, grate e finestre, o ancora, lungo le tante scale disseminate nel volume di tavole. La sensazione di trovarci all’interno di una prigione e il senso soffocante di angoscia che ne deriva, viene accentuato dalla mancanza di confini delle vedute piranesiane, stanze prive di elementi scenici che le incorniciano dentro le quali lo spettatore non ha più nessun appiglio visivo. 

Piranesi. Le Carceri d’Invenzione, dopo il 2010, è stato proiettato in numerose mostre ed eventi internazionali. Nel 2020, in occasione dei 300 anni di nascita di Piranesi, la Galleria Nazionale dell’Umbria ha commissionato a Grégoire Dupond e a Teho Teardo una versione più breve, a cui è stata sostituita la colonna sonora originale, con la musica di Teho Teardo.



Grégoire Dupond, nato in Francia, vive in Canada dal 2018. Dopo la formazione scientifica, nei primi anni ’90 ha studiato  Industrial Design a Parigi e successivamente, trasferito a Londra, ha progettato tessuti fatti a mano per collezioni di alta moda. Dalla fine degli anni ’90 ha prodotto opere in video, illustrazioni 3D, animazioni, fotografie, installazioni interattive, sculture, registrazioni ed elaborazione 2D/3D per il patrimonio culturale e la produzione artistica. Nel suo iter, ha lavorato con istituzioni e artisti di fama mondiale e da oltre dieci anni, collabora con Factum Arte di Madrid e Bologna, un laboratorio di altissima progettazione tecnologica dove ha aperto molte strade e ampliato la ricerca per nuovi e diversificati tipi di mediazione digitale. Attualmente sta esplorando le problematiche aperte in questi anni dalle tecnologie digitali, indagando in particolare gli intrecci tra oggetto storico ed estetico e il dibattito suscitato dai processi innovativi di elaborazione, visualizzazione e riproduzione dell'opera.
Oggi il suo principale campo di ricerca è la realtà estesa (XR VR), in linea con la produzione e lo sviluppo di contenuti, per performances, animazioni live e registrate. 

Piranesi. Le Carceri d'Invenzione, un film diretto e prodotto da Grégoire Dupond per Factum Arte, musiche di Johann Sebastian Bach e Pablo Casals, 2010, 12min.

Rai Web Cultura ringrazia

Fondazione Giorgio Cini di Venezia - Grégoire Dupond e Factum Arte