Piranesi. Incisioni, rami, legature, architetture

Una mostra del 1978

La Fondazione Giorgio Cini di Venezia, istituzione culturale conosciuta a livello internazionale, promuove la ricerca multidisciplinare e sperimenta il confronto tra saperi, culture scientifiche e professionali diverse

In occasione della mostra per i duecento anni di morte di Piranesi (1778-1978), uno storico servizio Rai (Scuola Aperta, 1978), introduce le attività culturali della Fondazione Giorgio Cini, nata nel 1951, per volontà di Vittorio Cini, in memoria del figlio Giorgio tragicamente scomparso. All'epoca, la fondazione rappresentava il primo esempio in Italia di organismo privato con finalità volte alla ricerca umanistica e alla formazione professionale dei giovani.

Negli anni Sessanta, la Fondazione Cini iniziava ad incrementare sensibilmente l'attività culturale e il proprio patrimonio collezionistico in vista della promozione di mostre e convegni volti alla divulgazione. Nel 1961, guadagnava fama di "luogo piranesiano" con l'acquisto di ben ventiquattro, dei ventisette volumi, pubblicati dalla Calcographie de Piranesi Fréres, tra il 1800 e il 1807. La Fondazione poteva così vantare il corpus quasi completo dell'opera dell'artista veneto, con opere provenienti dalla Calcografia che era stata dei fratelli Piranesi, Francesco e Pietro, figli ed eredi dell'attività paterna. Trasferita nel 1799, da Roma a Parigi, presso il Dépôt des Machines in Rue de l'Université, la Calcografia era ritenuta una delle più importanti d'Europa perché gestiva le lastre originali e in quegli anni turbolenti, era anche protetta dal governo francese (Dei non "serenissimi" rapporti dei Piranesi con il Veneto). 

Nel 1978, la Fondazione Cini realizza la mostra Piranesi. Incisioni, rami, legature, architetture, una pietra miliare per lo sviluppo degli studi sul genio settecentesco. Da allora infatti, viene sollevata il dibattito sul luogo di nascita di Piranesi, nato a Venezia e non a Mogliano Veneto, ipotesi quest'ultima, sostenuta fin'ora sulla base della biografia dell’architetto francese Legrande (Jacques-Guillaume Legrande, Notice historique sur la vie et les ouvrages de J.B.Piranesi, 1801), priva di documentazione e basata sulle confidenze del figlio dell’incisore, Francesco, esule a Parigi (Piranesi. Un atto di battesimo a Venezia e gli avi a Pirano). 
L'esposizione fu curata da Alessandro Bettagno (1919-2004), storico dell'arte ed esperto di settecento veneziano, qui intervistato sull'intento di una mostra pensata per coinvolgere soprattutto le giovani generazioni alla conoscenza dell'artista. 


Giambattista Piranesi, Paesaggio di fantasia, 1742-43, penna e inchiostro scuro acquerellato, bordi rigati a penna su carta vergata bianca © Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum Collection

La mostra per i duecento anni di morte del Piranesi, offriva documenti, dipinti, sculture e le incisioni tratte dai ventiquattro volumi acquistati in Francia, che per l'occasione, furono sfascicolati ed esposti, non senza critiche, nelle singole acqueforti, iniziando così la circolazione e dunque la divulgazione delle rarissime immagini contenute nelle raccolte.
Suddivisa in più sezioni, l'esposizione offriva due momenti fondamentali dell'opera di Piranesi, uno dedicato ai disegni e uno alle incisioni. Bettagno allestisce una mostra splendida con ottantacinque disegni piranesiani, provenienti da importanti raccolte pubbliche e private di tutto il mondo (le principali: Pierpont Morgan Library, New York; Kunsthalle, Amburgo; Kupferstichkabinett, Berlino), scelti con lo scopo di dare una rappresentazione antologica dello sviluppo della grafica disegnativa dell'artista caratterizzata della varietà tematica.

Lo studio preparatorio di una veduta prospettica, gli schizzi di figura, gli appunti tracciati quasi con furia dinnanzi a rovine antiche e ancora, gli studi di mobili e suppellettili, frontespizi, volute, gondole da parata 

La mirabile antologia dei disegni giovanili, a corredo delle stampe e dei rami dell'artista, aveva una propria autonomia nel rappresentare l'abilità e la genialità di Piranesi nel campo del disegno su carta, la bravura nel lavorare di fantasia, "a capriccio", con l'estrema libertà del Rococò veneziano tipico di Tiepolo, Ricci, Canaletto e tanti altri, che il giovane artista guardava, prima di trasferirsi definitivamente a Roma. 

Il successo della mostra, accompagnata da due cataloghi editi Neri Pozza, con firme illustri, confluiva in un Convegno dove furono riuniti studiosi come Maurizio Calvesi (Piranesi, l'Egitto e il Circolo dell'Archetto romano), Manfredo Tafuri, Alvar González-Palacios, John Wilton-Ely, Andrew Robison, Jőrg Garms, Carlo Bertelli, Augusta Monferini, Renato Barilli, Cesare De Seta, Andreina Griseri, Lionello Puppi, Lino Moretti, Michelangelo Muraro, Elena Bassi ed Ennio Concina. Tra la fine del Settanta e i primi anni Ottanta del Novecento, la mostra della fondazione Cini curata da Bettagno iniziava un "gran tour" e grazie anche al supporto della Fondazione Adriano Olivetti di Ivrea, veniva allestita a Torino, Milano Napoli, Barcellona e Madrid. 

Rai Web Cultura ringrazia
Fondazione Giorgio Cini