Palazzo Rosso

Dal Barocco al Rococò

Palazzo Rosso è principalmente conosciuto per la sua  collezione permanente, una delle più importanti pinacoteche presenti a Genova con straordinari dipinti di grandi artisti come Antoon Van Dyck, Guido Reni, Guercino e Bernardo Strozzi

Palazzo Rosso custodisce al suo interno anche decorazioni ad affresco tra le più rilevanti nel panorama artistico del Seicento e Settecento genovese.
A differenza di quasi tutti gli altri edifici di Strada Nuova edificati nella seconda metà del Cinquecento, il palazzo venne costruito, a partire dal 1671, dai fratelli Ridolfo e Gio Francesco Brignole Sale, su progetto dell’architetto genovese Pietro Antonio Corradi che costruì due piani nobili per distinguere gli appartamenti dei due fratelli committenti. Alla morte di Ridolfo, nel 1683, Gio Francesco divenne l’unico proprietario di Palazzo Rosso. Fu lui a commissionare la maggior parte delle decorazioni pittoriche ad affresco del secondo piano nobile ad alcuni dei principali pittori attivi a Genova alla fine del Seicento.


Bozzetto della volta, Gregorio De Ferrari, Salone del secondo piano nobile, Palazzo Rosso, Genova

Il primo intervento decorativo, fu realizzato tra il 1686 e il 1692, da Gregorio De Ferrari che nella grande volta del salone affrescò il Mito di Fetonte, uno tra gli affreschi più belli dell’intera stagione del Barocco genovese. Purtroppo l'affresco venne distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e oggi rimangono visibili solo le prospettive architettoniche delle pareti laterali, realizzate dai fratelli quadraturisti bolognesi Gio Enrico e Antonio Haffner e un bozzetto preparatorio oggi esposto nella sala.

Il percorso iconografico avviato nel salone trovò comunque compimento nelle quattro sale laterali di levante, dove attraverso il tema delle Stagioni, venne sviluppato l’ambizioso messaggio di esaltazione dinastica dei Brignole Sale

La Sala della Primavera, affrescata dal De Ferrari con grande libertà compositiva, presenta Amore che vince sulla Guerra e al centro, Venere che seduce e trionfa su Marte, mentre Cupido, accende le fiaccole. 


Volta del Salotto della Primavera, Gregorio De Ferrari, Palazzo Rosso, Genova 

In un grandioso insieme di stucchi dorati e figure in movimento, qui l’artista raggiunge il livello più alto della sua carriera pittorica, come pure nel salotto contiguo dedicato all’Estate. Cerere, dea dell’agricoltura, sostiene un fascio di spighe dorate, mentre le si contrappongono i Venti Invernali incatenati da Aura, la Ninfa della Brezza. Al centro della volta, Apollo guarda la scena dall’alto assieme a un leone, simbolo della casata dei Brignole Sale e figura della costellazione estiva. Nei due salotti spicca la grazia delle figure dipinte da De Ferrari che, sospinte dal basso verso l’alto, vengono risucchiate al centro della volta aperta in un cielo sereno, uno spazio prospettico ampio e di illusione dinamica.


Volta del Salotto dell'Autunno, Domenico Piola e Sebastiano Monchi, Palazzo Rosso, Genova 

Lo stesso modello compositivo venne ripreso da Domenico Piola per gli altri due salotti dedicati alle Stagioni. Per l’Autunno, il maestro si avvalse dell’aiuto del quadraturista Sebastiano Monchi per costruire la scena del Trionfo di Bacco; il dio, indica all’amata Arianna il suo regno gioioso in una composizione animata ai margini da registri cromatici vivi. 
Nella sala a fianco, l’Inverno. La struttura aperta culmina con un cielo nuvoloso; le figure dei freddi venti invernali sono isolate al centro in un vortice che tende verso l’alto; qui Euro, Borea e Austro scatenano pioggia, neve e aria fredda. 


Salotto dell'Autunno, Domenico Piola e Sebastiano Monchi, Palazzo Rosso, Genova, dettaglio 

Le decorazioni del Piola a Palazzo Rosso, rispetto a quelle dipinte dallo stesso pittore in Palazzo Spinola Gambaro, sono più essenziali. In particolar modo, nel Salotto dell’Autunno, le figure si uniscono alla perfezione con i ricchi fregi a stucco delle cornici inferiori, dove il giovane architetto Giacomo Muttone, allora stuccatore, esalta il regno di Apollo  con la descrizione meticolosa di viti e grappoli d’uva.


Loggia delle Rovine, Paolo Gerolamo Piola e Nicolò Codazzi, Palazzo Rosso, Genova

Nel progettare le architetture del Salotto dell’Inverno, fu di fondamentale aiuto per il Piola il contributo di Nicolò Codazzi, lo stesso pittore che aiutava, nel 1689, il giovane Paolo Gerolamo, figlio di Domenico Piola, nella decorazione della bellissima Loggia delle Rovine. L’ambiente, inizialmente pensato come galleria chiusa, presenta nei medaglioni centrali due immagini dedicate al mito di Diana. Nel primo, un finto medaglione a bassorilievo mostra la dea identificata con il carro della Luna; nel secondo, Diana scende dal cielo per visitare l'amato pastore Endimione, visibile sulla parete di fondo, condannato da Zeus al sonno eterno. 

In questi affreschi, Paolo Gerolamo Piola si occupava delle figure, mentre Codazzi dipingeva le finte architetture di rovina creando un gioco prospettico di ampliamento dello spazio tipicamente Barocco. Probabilmente, per le rovine della città, Codazzi si ispirava all'episodio dei bombardamenti francesi su Genova del 1684, quando vennero rasi al suolo alcuni dei monumenti più importanti

La galleria, fu pensata per contrapporre la tematica negativa della distruzione con quella positiva del Carro solare presente nel salone centrale. Un'opposizione presente anche nella disposizione  planimetrica dei due ambienti al piano nobile.
A partire dal 1689, forse a causa di divergenze tra i pittori e il committente, la decorazione dei restanti ambienti di Palazzo Rosso venne affidata a un’altra equipe di artisti che intervennero nelle sale dell’ala a ponente. 


Allegoria della Vita Umana, Giovanni Andrea Carlone, 1691-92, Palazzo Rosso, Genova 

In una di queste, sulla volta, Giovanni Andrea Carlone dipinse una grande Allegoria della Vita dell’Uomo rappresentando, in successione prospettica, le Tre Parche, il Tempo, la Giustizia Divina, l’Astrologia e la Sapienza, figure collocate sopra una finta decorazione parietale eseguita dei fratelli Haffner e contraddistinta dall’Allegoria della Conservazione. 

Nella stanza successiva, Carlone realizza l’Allegoria delle Arti Liberali impiegando il giovane Carlo Antonio Tavella per le pareti laterali a tema paesaggistico. Al centro della scena, appare Mercurio intento ad incoronare di alloro le Arti disposte nelle quattro nicchie sottostanti

Le altre sale di quest’ala di Palazzo Rosso furono dipinte da Bartolomeo Guidobono, in affreschi mitologici oggi quasi totalmente perduti, come nel caso della Fucina di Vulcano che venne sostituita, nel 1736, dal non imperdibile dipinto della Gioventù in cimento di Domenico Parodi. Lo stesso Parodi, affrescò anche i locali intermedi del palazzo con scene di putti, un Giudizio di Paride e una bella Allegoria del Sonno. Decorazioni che, da un punto di vista stilistico, risultano nettamente inferiori rispetto ai precedenti capolavori di Domenico Piola e Gregorio De Ferrari. 

Nel Settecento, dopo la morte di Gio Francesco Brignole Sale, la decorazione di Palazzo Rosso interessò nuovi ambienti affrescati da alcuni dei principali pittori del periodo, come il figlio di Gregorio, Lorenzo De Ferrari

Lorenzo De Ferrari, eseguì le  Allegorie del Valore e della Virtù romana su una volta, dove finse una complessa decorazione in grisaille fra soggetti cari al Doge Gio Francesco II Brignole Sale, nuovo committente degli affreschi, come l’Allocuzione di Scipione in senato, simbolo del buon governo dello stato.
Un altro ambiente modificato nel corso del Settecento, fu la bella alcova affrescata in una prima versione, nel 1691, da Giovanni Andrea Carlone, prima delle ridipinture di Jacopo Boni e del rifacimento della volta a cura di Andrea Leoncini. 
Sotto la proprietà di Gio Francesco II Brignole Sale, Palazzo Rosso subì anche importanti modifiche architettoniche ad opera dell’architetto Francesco Cantone. La più evidente resta quella del rifacimento della facciata caratterizzato da protomi leonine che segnano gli architravi delle finestre dei due piani nobili. Il simbolo richiama l'arma araldica della famiglia, raffigurante un leone rampante sotto un albero di prugne, da cui deriva il nome genovese Brignole. 

Cantone modificò anche il colore della facciata del Palazzo, utilizzando il rosso che ancor oggi, lo caratterizza 

Nel 1874, dopo essere stato donato alla città dalla duchessa di Galliera, Maria Brignole Sale De Ferrari, Palazzo Rosso divenne museo e oggi, insieme al dirimpettaio Palazzo Bianco, è sede dei Musei Civici di Strada Nuova. 
Infine, all’interno della Pinacoteca di Palazzo Rosso, sono ancora conservati i due magnifici ritratti di Anton Giulio Brignole Sale e Paolina Adorno, genitori dei due primi proprietari del sito, realizzati dal grande pittore fiammingo Antoon Van Dyck.

Ideazione e contenuti, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Lucia Bergamo
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa