Zeri e la Galleria dei Principi Pamphilj

Anna Maria Bianchi, 1996

La collezione dei Principi Pamphilj, collocata nelle sedi di Genova e Roma, è presentata in questo documentario di Anna Maria Bianchi, incentrato sulla Galleria romana del palazzo di via del Corso, luogo che conserva la maggior parte delle opere d’arte della prestigiosa famiglia.
Dal 1996, anno di realizzazione del documentario, Galleria Doria Pamphilj riapriva al pubblico dopo un restauro importante che toccava la ristrutturazione degli spazi interni e l'allestimento del museo, riorganizzato secondo il progetto settecentesco, documentato, di Francesco Nicoletti. 
I criteri di accostamento delle opere, nelle pareti delle diverse stanze della Galleria, non corrispondono ai moderni allestimenti museali di tipo razionalistico con sequenze di quadri ordinati per scuole o epoche, ma si presentano con abbinamenti centrati sul soggetto e il formato e in più, le tele che ricoprono intere pareti, non sono isolate, bensì addensate come nelle principesche raccolte romane settecentesche.

Il fatto importante, è che oggi si accede alla Galleria non dalla oscura scaletta di servizio cui eravamo abituati, ma attraverso l'antico ingresso, cioè lo scalone che conduce immediatamente in una serie di sale, di anticamere grandiose, soprattutto quella del Poussin. Attraverso questo ingresso, si ha l'idea di regalità e magnificenza che prima mancava completamente alla Galleria, un'introduzione perfetta … 
Federico Zeri

Nel filmato, Zeri interviene soprattutto come esperto della salvaguardia di importanti collezioni private, assieme all'erede Donna Gesine Doria Pamphilj e agli storici dell'arte, che qui ne tratteggiano la storia fin dal Seicento, Francesca Cappelletti e Andrea De Marchi. 
I capolavori, dal Doppio ritratto di Raffaello, alla Salomé di Tiziano, sono derivati dall’eredità Aldobrandini, i discendenti di Clemente VIII che in seguito alla sua devoluzione del Ducato di Ferrara (1598), permise la sottrazione di una quantità enorme di opere rinascimentali appartenute agli Este.
Nel 1647, la giovane vedova Olimpia Aldobrandini, risposata con Camillo Pamphilj, portava in dote l’edificio romano del Corso, presto ingrandito negli spazi interni. La raccolta iniziò ad ampliarsi con acquisizioni e incarichi diretti agli artisti ad opera soprattutto di Camillo.

Queste vicende familiari, hanno portato alla formazione di un grande complesso di opere d'arte che contiene i più celebri capolavori della pittura del Seicento. Uno dei più celebri capolavori della pittura europea, è il Ritratto di 'Innocenzo X', eseguito dallo spagnolo Diego Velázquez, durante il suo secondo soggiorna romano, nel 1650. Questo ritratto provocò una grande sensazione a Roma, ma anche un grande odio, contro il pittore straniero che aveva rappresentato il papa, dando luce a un autentico capolavoro
Federico Zeri

Con gli Aldobrandini, entravano nella Galleria capolavori come Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio, Ritratto di Innocenzo X di Velázquez, Paesaggio con Fuga in Egitto di Annibale Carracci, assieme a tanti altri paesaggi, dai francesi Claude Lorrain e Nicolas Poussin, ai nordici di Peter e Jan Brueghel, un genere allora in auge che conferì alla collezione il primato, assieme a un nucleo di nature morte del primo Settecento.
Nel 1767, il matrimonio di Giovanni Andrea Doria Landi con Leopoldina di Savoia, comportò il primo trasferimento, da Genova a Roma, del ramo familiare dei Doria, che presero alloggio a via del Corso. Nell'occasione, furono nuovamente decorati in stile Rococò appartamenti e soffitti dei saloni di rappresentanza. Oggi questi locali custodiscono il meglio delle collezioni della famiglia.
Nella seconda metà del Settecento, l’arrivo dei Doria da Genova e la fusione delle dinastie, comportarono alcune cessioni delle famiglie Pamphilj che, per diritti ereditari, tolsero alla collezione qualche opera dell'originario nucleo Aldobrandini.

Nell'Ottocento, senza seguire l'intimo carattere della raccolta, furono fatte nuove acquisizioni assecondando l’idea positivista del museo quale luogo di ampia e didascalica raccolta di scuole e periodi dell’arte

Comunque ragguardevoli, entrarono opere di Filippo Lippi, Maestro del Borgo alla Collina, Sano di Pietro e Memling, scelte allineate con il nascente interesse dei cosiddetti “primitivi”. 
In quest'epoca, la galleria vede anche una serie di interventi su progetto dell'architetto Andrea Busiri Vici.

Galleria Doria Pamphilj è il maggior museo privato italiano che, al costo di un normale biglietto, offre l'apertura quotidiana al pubblico

La galleria, che si autofinanzia, negli ultimi anni oltre a promuovere studi in campo attributivo, ha anche sostenuto importanti restauri, in parte condotti con l'Istituto Centrale (Visitare i Musei. Come eravamo nel 1975).  
Nel documentario, intervengono, il principi Jonathan Doria Pamphilj, e l'amministratore Massimiliano Floridi che raccontano la storia della Galleria, dall'apertura del nonno negli anni Cinquanta del Novecento che aveva istituito un biglietto d'entrata, alla nuova realtà degli anni Novanta, che li vedeva interpreti di un mecenatismo secolare nella gestione del prezioso bene di famiglia. 

INFO
Galleria e Trust Doria Pamphilj

FOTO DI COPERTINA
Galleria Doria Pamphilj © Alberto Cristofari/Contasto