Il restauro della Cappella Cornaro di Bernini

Il capolavoro del Barocco ritrova luci e colori

Un restauro integrale quello realizzato dalla Soprintendenza Speciale di Roma alla Cappella Cornaro con l'Estasi di santa Teresa d'Avila di Gian Lorenzo Bernini, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, preceduto da un lungo e approfondito studio preliminare che ha rivelato episodi inediti della sua storia. Un restauro che ha ridato, con un intervento totale sull’opera, luce e vita a un capolavoro del Barocco e che ha permesso anche di indagare il metodo di lavoro che Bernini ha utilizzato per realizzare uno dei suoi monumenti più emblematici.
Precedentemente gli interventi erano avvenuti in fasi distinte: sulla volta e il registro superiore nel 1993, sulle parti inferiori nel 1996 e nel 2015 con la pulitura della statua dell’estasi o transverberazione di santa Teresa d'Avila.



Gli interventi di restauro (diretti da Mariella Nuzzo, eseguiti dalla ditta Giuseppe Mantella Restauri e supervisionati dalla soprintendente Daniela Porro) oltre a rimuovere anche le ultime tracce di nero fumo derivanti dall’incendio avvenuto nella chiesa di Santa Maria della Vittoria nel 1833,  hanno  risolto alcune criticità non affrontate nel corso dei restauri precedenti. In particolare, all’interno del tabernacolo è stata riposizionata la vetrata che irradia il gruppo scultoreo con Santa Teresa e l’Angelo e sono stati restaurati gli stucchi del cupolino, mentre nella volta è stato consolidato l’affresco della raffigurazione dell’Empireo, una sontuosa nuvola tridimensionale cui Santa Teresa estaticamente ascende. Le ricerche preliminari hanno rivelato che l’intero affresco è stato realizzato in diciassette giornate di lavoro e il restauro ha ridato vita ai colori chiarissimi, alle trasparenti velature pastello sui toni del giallo che animano le schiere di angeli musicanti intorno alla colomba dello Spirito Santo, vero fulcro del dipinto. Nel registro superiore tornano alla piena leggibilità le quattro scene a rilievo in stucco dorato raffiguranti episodi della vita di Santa Teresa e risplende la fastosa decorazione della sommità dell’arcone con gli angeli festanti.
Un attento lavoro è stato effettuato su tutti i variegati rivestimenti in marmo che adornano la Cappella, restituendo una corretta lettura complessiva,  in particolare, nei bassorilievi dei componenti la famiglia Cornaro, che osservano l’estasi di Teresa dalle pareti laterali dell’altare, dando anche rilievo ai raffinati prospetti architettonici. 



Una delle scoperte di questo restauro riguarda la vetrata colorata posta sulla sommità della statua di Teresa, che filtra i raggi solari provenienti dalla camera della luce costruita da Bernini per illuminare la santa. L’importanza che il maestro dava alla luce nella realizzazione delle sue opere rende questo filtro un elemento di tutto rilievo. Come riferiscono le fonti del XVII secolo, la vetrata conferiva un tono caldo e dorato ai raggi del sole provenienti dalla camera della luce, per porre in evidenza il fulcro centrale della composizione: la raffigurazione dell’estasi mistica di Teresa di Avila. L’attuale vetrata era stata realizzata nel 1915 su indicazione di Antonio Muñoz allora Soprintendente del Lazio e degli Abruzzi, in seguito al deterioramento della precedente, senza però lasciare una dettagliata documentazione sulla precedente. Durante il restauro sono stati rinvenuti la cornice originale della vetrata e, sul retro del gruppo scultoreo, alcuni frammenti di vetro, che un’analisi chimica ha dimostrato essere antichi e compatibili con una datazione al XVII secolo, e di colori del tutto simili a quelli attuali. La ricerca e il restauro hanno permesso di stabilire la compatibilità cromatica della vetrata del 1915 con quella precedente. 



Realizzata tra il 1647 e il 1653 su committenza del cardinale veneziano Federico Cornaro, appena completata la cappella ebbe una enorme popolarità. Bernini raggiunse uno dei suoi massimi risultati creativi, realizzando il più emblematico esempio dell’ideale estetico del “bel composto”, integrazione tra le arti dell’architettura, della scultura e della pittura con le più raffinate soluzioni tecniche di ottica, prospettiva e illuminazione, per una fruizione totale e coinvolgente, tanto che egli stesso definirà la cappella la sua “men cattiva” opera. Interamente progettata da Bernini che lo ha realizzata insieme a un ben collaudato gruppo di collaboratori, la Cappella Cornaro esibisce una simbologia complessa e una natura composita di cui l’estasi di santa Teresa è il fulcro.
Già nell’impianto architettonico Bernini introduce una novità con la costruzione di una camera della luce, funzionale nella parte alta a convogliare all’interno i raggi solari resi più caldi da un filtro di vetro di colore giallo e ambra, mentre in quella bassa vi posiziona nell’altare non un dipinto, come d’uso, ma all’interno di una nicchia una statua, innovazione imitata infinite volte.
Se il fulcro della composizione è costituito proprio da questa nicchia a tabernacolo che accoglie il gruppo in marmo di Carrara della transverberazione della Santa, ovvero l’apice dell’estasi mistica di Teresa con un angelo intento a trafiggerla con un dardo emblema dell’amore divino, la cappella si configura come un articolato programma simbolico dal pavimento, alla volta.
Nel registro superiore Bernini progetta e affida la decorazione al pittore Guidobaldo Abbatini, già suo fidato collaboratore nella navata della basilica vaticana e nelle cappelle Pio e  Raimondi, rispettivamente nelle chiese di Sant’Agostino e San Pietro in Montorio. L’affresco con l’Empireo domina la fascia decorata a bassorilievi in stucco monocromo in cui sono raffigurati quattro episodi della vita della santa realizzati da Marc’Antonio Inverno, anch’egli stretto collaboratore del maestro e attivo nella Fontana dei Quattro Fiumi.
Per gli angeli in stucco bianco dell’arcone Bernini si avvale della collaborazione di Baldassare Mari, che lo aveva coadiuvato nella navata di San Pietro, e Giacomo Antonio Fancelli, esecutore della statua del Nilo nella Fontana di piazza Navona.
A coronare la composizione sulla sommità dell’arco il cartiglio con l’iscrizione «Nisi coelum creassem, ob te solam crearem», – se non avessi creato il cielo, lo creerei soltanto per te –, parole udite da Teresa durante una delle sue esperienze estatiche. Il giallo e lo stucco dorato che predominano nel registro superiore riappaiono, con controllatissimo effetto ottico, nella forma dei i raggi solari, provenienti dalla camera della luce e filtrati, creando un flusso cromatico tra la scultura dell’estasi e l’Empireo.
Nelle pareti laterali all’altezza del gruppo scultoreo, i bassorilievi dei componenti della famiglia Cornaro, rappresentati come si trovassero nei palchi di un teatro ad assistere all’esperienza mistica. Una scena paradigmatica di una cifra tipica del Barocco come arte della rappresentazione.