Le incisioni di Antonio Canova

Una mostra del 1994

Questo prezioso documento filmato di archivio Rai (da Tortuga, 1994) fu dedicato a un aspetto specialistico dell'arte di Antonio Canova, il primo scultore che diffuse abilmente la sua opera attraverso una mirata riproduzione a stampa. 
Il filmato nasceva in occasione della mostra "Canova e l'incisione" allestita, nel 1994, sia all'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, sia al Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa (Canova tra Possagno e Bassano del Grappa).
Gli album di incisioni dell'artista, che oggi son conservati in  diverse collezioni pubbliche e private, erano stati creati da Canova per fare omaggio ad amici e personalità illustri, ma soprattutto, per trovare nuovi committenti ed accrescere così la sua fama. 

Le incisioni di Canova divennero opere ambite capaci di dare vita  ad un collezionismo specializzato di "stampe canoviane”

La divulgazione di questi fogli ad ampio raggio, in Europa e nel mondo, rese nota l'attività dello scultore creando un vero e proprio mercato che, dalla sua bottega di Roma, arrivava a Parigi, dove aveva conferito un'esclusiva di vendita a pochi negozianti, così pure a Londra, grazie all'amico pittore Gavin Hamilton.

Summa del suo impegno nell'uso della tecnica incisoria, spesso le lastre non erano incise per mano di Canova, ma venivano affidate a grandi esperti di quest'arte, in primis, i maestri bassanesi Giovanni Volpato e i fratelli Giuseppe e Antonio Remondini, tipografi, cartai e anche librai 

Volpato, abile uomo d'affari, esperto di antichità, habitué dei più influenti salotti di Roma affianco a collezionisti ed artisti stranieri, fu anche un assiduo frequentatore dello studio di Canova. Oltre alle stampe dell'amico scultore, Volpato realizzò anche l'unica versione in biscuit del marmo canoviano "Teseo e il Minotauro" (1781; Canova tra Possagno e Bassano del Grappa). 
Le curate stampe dei marmi di Canova dovevano restituire la plasticità e la giusta luce dell'opera inquadrata da diverse angolazioni, punti di vista che l'incisore doveva rispettare come nel caso delle diverse riproduzioni di monumenti funerari.

Per la sua "Paolina Borghese", Canova controllava quasi ossessivamente la raffinata tecnica incisoria di Volpato scelto e chiamato a restituire l'epidermide carnale della statua 

In epoca di Restaurazione, dopo il Congresso di Vienna, le matrici che riproducevano il sensuale gruppo scultoreo di "Venere e Marte" (Buckingham Palace, Londra) furono distrutte dalla stessa Calcografia Camerale (fondata nel 1738 da Clemente XII), pronta ad usare la ricca collezione di lastre per una politica culturale controllata. Stessa sorte toccava ad alcune matrici delle numerose versioni delle "Tre Grazie", successivamente alterate dall'incisione di veli per coprire le nudità.

FOTO DI COPERTINA
Giovanni Tognolli, Venere vista frontale, dall'originale di Antonio Canova, 1817