Ugo Attardi: cento anni dalla nascita

Ugo Attardi: cento anni dalla nascita

Il bronzo di Ulisse in viaggio a Sabaudia per un omaggio allo scultore

Ugo Attardi: cento anni dalla nascita

A cento anni dalla nascita di Ugo Attardi (Sori, 12 marzo 1923 – Roma, 20 luglio 2006), per celebrare il pittore, scultore e scrittore, tra i più significativi protagonisti del Novecento italiano, la città di Sabaudia (Latina) espone il suo maestoso Ulisse presso la piazza del Comune, dal 31 luglio al 30 settembre 2023. 

La scultura è stata realizzata in bronzo nel 1996 in tre esemplari, ed è alta tre metri. Un esemplare, donato agli Stati Uniti d'America è stato collocato nel Battery Park di New York nel 1997 in modo permanente, come omaggio allo spirito di avventura degli italiani nel mondo. Un altro esemplare fuso in bronzo è stato installato a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma nel 1999, poco prima dell'alba del nuovo millennio. L'opera attualmente esposta a Sabaudia è conservata a Roma presso l'Ulisse Gallery, che ha curato l'evento in occasione del centenario della nascita dell'artista.  
 


Ulisse, Palazzo Valentini, Roma

Ugo Attardi ha costantemente allacciato la propria vena ispirativa alla tradizione classica del mito e dei grandi poemi dell'umanità. Sedotto, in particolare, dalla figura di Ulisse, l'artista ha plasmato l'immagine dell'eroe greco incarnandone l'impeto guerriero e cercando di evocarne l'essenza multiforme, alimentata da opposte tensioni. Il risultato è una scultura enigmatica e di forte dinamismo, una figura dall'energia dionisiaca, con il volto celato da un elmo - maschera, il corpo in equilibrio su una gamba sola: come impegnato in una "folle danza", oppure, sospeso in un'esistenza precaria. 

Ulisse […] ed ecco la statua: il corpo, il sogno, l'elmo, la ragione, l'eleganza, l'oltraggio, la finzione, il coraggio, il viaggio. Ho cercato nel bronzo di esistenziale la carnalità, la trepidanza e l'energia della figura, la geometria della danza e un'implacata avida sete di conoscenza. Ho cercato di dare coi mezzi dell'arte plastica vita alle molteplici risonanze della voce Ulisse: nome, mito, racconto e prenatale sogno.
Ugo Attardi (Italy Italy, 1995)   

Negli stessi anni in cui dava forma visibile all'eroe greco, Ugo Attardi attraverso la scrittura analizzava la pulsione, che lo inseguiva sin dall'infanzia, a misurarsi con il personaggio omerico: non soltanto l'eroe dell'avventura tanto temerario da sfidare gli dei, ma l'uomo fabbricatore di storie, artefice di immagini ingannevoli. L'artista ne traeva così una riflessione sullo stesso processo creativo e "sull'intimo destino dello scultore" animato dall'illusoria ambizione di portare alla luce quel che appartiene ad esperienze ombrose ed insondabili, di dare vita a un'apparenza senza mai pienamente riuscirci, e destinato, pertanto, ad un parziale fallimento. Nei suoi testi, così Attardi concludeva:
"[…] tradurre in apparenza plastica i sogni e le tante visioni che muovono dalla voce "Ulisse" è stato ancora un confrontarsi con una primaria ossessione: quella di far vera una finzione e rendere presente e possente una figura data dalla scrittura, da alonate ombre e ritmi lontani, ricorrendo come in un viaggio per mare, alle proprie esperienze e temerarietà, alla forza della ragione e dell'animalità, a vizi e a estetiche virtù".  

Da sempre infatti so che lo scultore, volendo dar vita e calore alla sua pietra-visione, finisce col colpire, carezzare passionalmente e dar forza a un'apparenza mai totalmente inverabile; rivelando, sì, qualche universale o solo intima verità, ma costruendo anche una figura vagamente simile a un sublime inganno: un oggetto d'arte che lo apparenta ad Ulisse: che da guerriero si fece scultore: tramando e costruendo una trappola-statua per giuocare e vincere gli avversari celandosi diero le forme e le seduzioni dell'arte […].
Ugo Attardi (Italy Italy, 1995)


Ulisse, Battery Park, New York


Chi era Ugo Attardi
di Alessandro Masi, storico dell’arte e Segretario Generale della Società Dante Alighieri


Dire chi sia stato veramente Ugo Attardi nel vasto panorama dell’arte contemporanea italiana del secondo Novecento non è facile, tanto è stato articolato e complesso il suo linguaggio artistico, mosso sempre da una profonda sete di libertà e sempre disgiunto dalle mode del tempo. I primi anni romani, quelli trascorsi prima nello studio di Guttuso, poi con gli amici astrattisti del Gruppo di Forma1 sono stati anni di sperimentazione e di forte tensione ideologica. Insieme a Turcato, Sanfilippo, Perilli, Dorazio e Carla Accardi, Attardi si proclamava “formalista”, convinto che essere artista non volesse dire solamente raffigurare la realtà delle cose, ma trasformarla attraverso un nuovo linguaggio pittorico. Erano gli anni in cui Picasso troneggiava e la sua celebre tela di “Guernica” era per tutti i pittori europei un vero punto di riferimento sia per l’alto valore rappresentativo sia per lo stile asciutto neocubista.


Attardi spirito libero ben presto si staccò dal gruppo formalista e astrattista per approdare a una ricerca libera e non conformista. Nei suoi quadri tornarono soggetti naturali in cui la figura umana riacquistava il ruolo di protagonista del racconto. Invitato alla Quadriennale di Roma nel 1948 e successivamente alle più importanti rassegne d’arte nazionali, Attardi si avvicinò ai valori espressivi della pittura europea di Francis Bacon e di George Grosz, più affini al suo linguaggio poetico e vicini a quel senso di rivolta interiore a cui destinava le sue ricerche. Era questo il suo modo di vivere l’impegno politico che in quel decennio svolse prima all’interno del Partito Comunista ,per poi evolvere sempre più verso una libera espressione.

Nel 1952 e nel 1954 partecipò alle due edizioni della Biennale di Venezia riportando un gran successo con i suoi dipinti che, seppur lontani dall’astrattismo imperante e nella piena crisi del realismo, rappresentarono una svolta nell’arte italiana. Dal 1958 inizia così una nuova collaborazione con la rivista di cultura e politica “Città aperta” insieme al regista Elio Petri e al pittore Renzo Vespignani. Nel 1961 fonda il Gruppo “Il Pro e il Contro” insieme Ennio Calabria, Piero Guccione, Alberto Gianquinto e Fernando Farulli. Sono gli anni del boom economico, e nel clima di una vitalità crescente e di un forte sperimentalismo concettuale, gli artisti del “Pro e Contro” propongono un ritorno alla figura come soggetto e alla pittura come tecnica pur non rinunciando a prendere atto dei forti cambiamenti sociali in corso.

Conclusasi anche questa esperienza, Ugo Attardi inizia una navigazione solitaria che lo porterà ad un crescente successo internazionale. Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings allestita in alcune città australiane e nel 1963-64 espone alla mostra Peintures italiennes d’aujourd’hui in Medio Oriente e in Nord Africa. E sarà proprio l’Africa negli anni successivi al centro dei suoi interessi con la raffigurazione di donne monumentali, maestose e misteriose quasi fossero scolpite nell’ebano. La sua fascinazione verso i nuovi mondi occuperà tutta la sua produzione successiva, lasciando che le sue opere venissero contaminate ora dal fascino primitivo ora dalla seduzione dei corpi come nel caso della serie dei “tanghi argentini”, di cui fu un appassionato cultore grazie all’amicizia con il musicista Astor Piazzolla.

  

Modellatore di grand’ala, Attardi va ricordato anche per i numerosi monumenti innalzati in varie parti del mondo tra cui New York, La Valletta e la stessa Roma con il ricordo del Bicentenario della Rivoluzione Francese, un gruppo di rara bellezza.E non va di certo trascurata la sua attività di scrittore sempre presente nei suoi interessi come nel caso del già citato romanzo “L’erede selvaggio” di cui lo stesso Leonardo Sciascia ne lodava la bellezza ritenendolo degno dello stesso “Premio Strega”. Uno scritto che raccoglie lo spirito e la storia di Attardi scendendo nella profondità del suo essere siciliano, uno spirito, appunto, selvaggio.


Biografia
Nato presso Genova da genitori siciliani, all’età di un anno si trasferisce con loro a Palermo, dove il regime fascista li costringe a tornare, a causa dell’attività sindacale del padre. Fondamentale nel suo percorso d’artista l’approdo a Roma, nel 1945, dove frequenta lo studio di Guttuso, e già nel 1947 entra nel vivo del dibattito artistico partecipando (insieme ad Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato) alla fondazione di Forma 1, il primo gruppo astrattista italiano del secondo dopoguerra. Poco dopo avverte però un rinnovato impulso verso la figurazione, sia pure visionaria e problematica, e si allontana definitivamente dall’esperienza astratta, per dare vita a una personale poetica “classico-espressionista”, fondata su una drammatica compresenza degli opposti: bellezza “classica” e deformità, tenerezza e violenza, fisicità e onirismo. Per questo Attardi non si limitò alla ricerca astrattista, alla quale si era dedicato come co-fondatore del gruppo Forma 1, sentendo "la mancanza della sottile magia della finzione, la finzione propria della figurazione".
A partire dagli anni Cinquanta partecipa più volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, e tiene grandi mostre personali nei più importanti spazi espositivi italiani. Nel 1961 aderisce al gruppo Il Pro e il Contro, accanto a Calabria, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani.
Scrive il romanzo
a sfondo parzialmente autobiografico L’erede selvaggio, pubblicato nel 1970, e per il quale ottiene nel 1971 il Premio Viareggio per la narrativa.
Nel 1967 avvia una fervida attività di scultore e nascono, dopo L'Addio a Che Guevara del 1968, alcuni gruppi lignei tra cui L'Arrivo di Pizarro del 1969-71, e bronzi improntati a forte sensualità.
Sue sculture monumentali sono collocate nelle principali capitali europee e mondiali. Fra di esse Il Vascello della Rivoluzione (1988), a Roma, presso il Palazzo dello Sport; Nelle Americhe, del 1992, a Buenos Aires; il celebre Ulisse, del 1996, a New York; Enea (2004), forgiato in occasione dell’entrata di Malta nell’Unione Europea e collocato nel porto de La Valletta. Il grande Cristo del 2002 è entrato a far parte delle collezioni dei Musei Vaticani. 
Nel 2006 l’artista riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grand’Ufficiale della Repubblica, per i suoi meriti artistici e per aver saputo diffondere e valorizzare in tutto il mondo il genio e la creatività italiani.
Muore a Roma il 21 luglio dello stesso anno.