Segantini e il "Seminatore". Tra Millet e Van Gogh
Un focus di Niccolò D'Agati
In questo filmato Niccolò D’Agati, curatore della mostra su Giovanni Segantini (Arco 1858 - Monte Schafberg 1899), allestita al Museo Civico di Bassano del Grappa (Giovanni Segantini. Da Arco alle vette più alte), racconta l’importanza che ebbe per l'artista il tema iconico di fine Ottocento del “Seminatore”. Il confronto verte con due importanti artisti dell’epoca, l’allora noto Jean-François Millet (1814-1875) e Vincent Van Gogh (1853–1890).
Stimato studioso dell’arte italiana di fine Ottocento e inizio Novecento, D’Agati (anche curatore scientifico della Galleria G. Segantini di Arco), qui confronta un nucleo di disegni di questi artisti, esposti in mostra, evidenziando come l’immagine stereotipata e romantica del “genio isolato” di Segantini, che ebbe fortuna nel Novecento, oggi viene superata grazie all’emergere di una modernità fino ad oggi inedita, che scaturisce proprio nel confronto dell’opera segantiniana con gli esiti europei del suo tempo.
Molte opere del periodo brianteo, si riferiscono a modelli desunti da Millet (Segantini e François Millet) e tuttavia, nel caso del “Seminatore” (1851) esposto in mostra, questa influenza è presente anche negli anni più estremi della parabola segantiniana: ciò è visibile nel disegno su carta, “Propaganda” (1897), desunto in maniera quasi palmare dall’acquaforte realizzata dall’artista francese.
“Propaganda” fu concepito da Segantini su richiesta dell’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868–1907), come illustrazione per la rivista “Almanacco Socialista”. Nel Novecento, quest’opera grafica alimentò a lungo l’idea di un Segantini pittore sociale, al pari di molti divisionisti italiani. Tuttavia, tale interpretazione non è attendibile, in quanto l’opera del 1897 costituisce un caso isolato, che lo stesso Segantini avrebbe vissuto con un certo disagio, proprio perché i problemi sociali e la lotta del proletariato non facevano parte del suo orizzonte di riferimento.
INFO MOSTRA
Giovanni Segantini
Museo Civico di Bassano del Grappa, Piazza Garibaldi 34 (VI)
25 ottobre 2025 – 22 febbraio 2026
Aperta tutti i giorni 10:00-19:00. Chiusa i martedì
FOTO DI COPERTINA
Giovanni Segantini, La propaganda, 1897, gesso scuro e bianco su carta, 63x38cm., Segantini Museum, St. Moritz
Stimato studioso dell’arte italiana di fine Ottocento e inizio Novecento, D’Agati (anche curatore scientifico della Galleria G. Segantini di Arco), qui confronta un nucleo di disegni di questi artisti, esposti in mostra, evidenziando come l’immagine stereotipata e romantica del “genio isolato” di Segantini, che ebbe fortuna nel Novecento, oggi viene superata grazie all’emergere di una modernità fino ad oggi inedita, che scaturisce proprio nel confronto dell’opera segantiniana con gli esiti europei del suo tempo.
Molte opere del periodo brianteo, si riferiscono a modelli desunti da Millet (Segantini e François Millet) e tuttavia, nel caso del “Seminatore” (1851) esposto in mostra, questa influenza è presente anche negli anni più estremi della parabola segantiniana: ciò è visibile nel disegno su carta, “Propaganda” (1897), desunto in maniera quasi palmare dall’acquaforte realizzata dall’artista francese.
L’iconicità di quest’immagine, ampiamente diffusa a fine Ottocento da pennelli e matite di molti artisti, torna in mostra anche con un disegno di Van Gogh (Seminatore, 1882), anch'esso molto simile a quello di Millet che, al tema, dedicò oltre a diverse variazioni grafiche, anche un dipinto realizzato un anno prima (Il Seminatore, 1850).Il “Seminatore” millettiano non rappresenta un semplice contadino al lavoro, ma evoca il ciclo naturale della Natura umana, dalla sua fecondazione, al risveglio, fino al ritorno alla terra
“Propaganda” fu concepito da Segantini su richiesta dell’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868–1907), come illustrazione per la rivista “Almanacco Socialista”. Nel Novecento, quest’opera grafica alimentò a lungo l’idea di un Segantini pittore sociale, al pari di molti divisionisti italiani. Tuttavia, tale interpretazione non è attendibile, in quanto l’opera del 1897 costituisce un caso isolato, che lo stesso Segantini avrebbe vissuto con un certo disagio, proprio perché i problemi sociali e la lotta del proletariato non facevano parte del suo orizzonte di riferimento.
L’approdo al Simbolismo di Segantini, negli ultimi anni di vita, non tende né all’astrazione, né a un’idealizzazione eterea; infatti, nella sua opera, come in quella di Millet, esiste una peculiare continuità tra Realismo e Simbolismo, dato proprio dalla concretezza della materia che i due artisti trattano (Segantini e "La Vanità").La portata sociale della pittura di Segantini, infatti, non ha nulla di militante, le sue opere parlano piuttosto del rapporto tra uomo e natura, della possibilità di rifondare in una dimensione ideale la viva partecipazione con la sua terra di origine
Nello stesso tempo, il confronto Millet, Van Gogh e Segantini offre una lente privilegiata per osservare certe dinamiche della critica d’arte tra Otto e Novecento, quando i rapporti tra Arte, Natura e Spiritualità non significano una fuga verso l’Idealismo o l’astrazione, ma un prolungamento del reale in direzione di una dimensione interiore e cosmica.Il reale per Segantini diventa così la porta dello spirituale
INFO MOSTRA
Giovanni Segantini
Museo Civico di Bassano del Grappa, Piazza Garibaldi 34 (VI)
25 ottobre 2025 – 22 febbraio 2026
Aperta tutti i giorni 10:00-19:00. Chiusa i martedì
FOTO DI COPERTINA
Giovanni Segantini, La propaganda, 1897, gesso scuro e bianco su carta, 63x38cm., Segantini Museum, St. Moritz