Omaggio a Mauro Bolognini: "La Certosa di Parma", 1982

A 100 anni dalla nascita

Quando io ero ragazzo si andava al cinema ad occhi bendati. Cosi, tanto per andare al cinema. Non c'era la pretesa di avere ogni volta il capolavoro. La meraviglia cominciava allo spegnersi della luce, appena si illuminava lo schermo. Perché il cinema meravigliava, e affascinava.
Mauro Bolognini

Cento anni fa, il 28 giugno 1922, nasceva a Pistoia Mauro Bolognini, regista con il merito di aver portato il cinema italiano d'autore, con una spiccata predilezione per quello ispirato ai classici della letteratura, in tutto il mondo. Per ricordare il suo lavoro di cineasta ma anche il contributo artistico dato alla televisione, Rai Cultura ripropone per l'occasione la visione dello sceneggiato in 6 puntate realizzato da Bolognini nel 1982 per la Rai, La Certosa di Parma, tratto dall'omonimo romanzo storico di Stendhal, che a sua volta aveva preso spunto da un'anomima cronaca romana del 1500.


Mauro Bolognini a 20 anni

Il protagonista della storia, che Mauro Bolognini ricalca fedelmente dall'opera dello scrittore francese, è Fabrizio Del Dongo (Andrea Occhipinti), giovane e sensibile nobiluomo allevato dalla madre (Lucia Bosè) e dalla zia che si arruola volontario nella Grande Armata di Napoleone per partecipare alla battaglia di Waterloo. Delusi i suoi ideali di gloria, ritornerà a Parma per intraprendere la carriera ecclesiastica, iniziando anche a frequentare la corte del principe Ernesto IV. Ma ben presto, la sua amicizia con un anarchico lo costringe ad abbandonare la città. Catturato e imprigionato nella Cittadella di Parma, si innamora ricambiato di Clelia (Pascale Reynaud), la figlia del governatore della prigione, che lo aiuta ad evadere. Nel cast anche Gian Maria Volonté nel ruolo del Conte Mosca.


Una scena dello sceneggiato della Rai "La Certosa di Parma", 1982

Alla fine della seconda guerra mondiale Mauro Bolognini lascia la Toscana e insieme a Franco Zeffirelli e al futuro costumista Piero Tosi, compagni di università a Firenze, arriva a Roma. Segue, come uditore, le lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia per poi diventare per qualche anno l'aiuto regista di Luigi Zampa. Esordisce dietro la macchina da presa nel 1953 con il lungometraggio Ci vediamo in galleria che gli dà l'opportunità di incontrare due attori che diventeranno da lì a breve due colonne del cinema italiano: Sophia Loren, alla sua seconda apparizione sul grande schermo, e Alberto Sordi.

Il suo terzo film, ​​​Gli innamorati del 1956, viene già presentato al Festival di Cannes, dove il regista tornerà nel 1958 con Giovani mariti, e poi con La viaccia (1961) e L’eredità Ferramonti (1976), senza mai mancare un premio. Tra il 1957 e il 1960, l'incontro con Pier Paolo Pasolini favorisce la crescita delle sue qualità di regista. Lo scrittore collabora a soggetto, sceneggiatura e dialoghi di cinque film di Bolognini: Marisa la civetta (1957), Giovani mariti (1958), La notte brava (1959) trasposizione del romanzo di Pasolini "Ragazzi di vita", Il bell’Antonio (1960) e La giornata balorda (1960). 

... nel Bell'Antonio Bolognini si rivela finalmente un regista di prim'ordine
Pier Paolo Pasolini

Interpretato da Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale, Il bell'Antonio è un grande successo di pubblico e di critica. Piovono premi e riconoscimenti in tutti i festival ai quali partecipa: dal Pardo d'oro di Locarno ad Acapulco fino al Festival del cinema italiano in Brasile. Quando le pellicole di Bolognini vengono accolte dai fischi, come nel caso di La donna è una cosa meravigliosa (Mostra del Cinema di Venezia,1964) è spesso perché il suo sguardo sulla società è molto più avanti rispetto alla mentalità del proprio tempo e il pubblico non lo capisce.


Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni in "Il bell'Antonio", 1960

Maggiori apprezzamenti raccoglie all'estero. Con Senilità (1962), tratto dall'omonimo romanzo di Italo Svevo, si aggiudica il 1° premio al Festival di San Sebastian e nel 1964 e nel 1966 ottiene riconoscimenti dallo stesso Festival, prima con La corruzione, poi con Madamigella di Maupin

Tra gli altri suoi film ricordiamo Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) con Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Peppino De Filippo e Nino Manfredi, Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Libera, amore mio! (1973), Fatti di gente perbene (1974), La storia vera della signora dalle camelie (1981), La venexiana (1986), Mosca addio (1987) e La villa del venerdì (1991).

Nel 1964 Bolognini comincia a dedicarsi alla regia di opere liriche. Esordisce al Teatro Massimo di Palermo con l’Ernani di Giuseppe Verdi. Il tenore è Mario del Monaco. 

E’ l’inizio di un percorso lungo e ricco di soddisfazioni, che corre parallelo a quello del cinema e mai in subordine, né per qualità né per quantità. 
Centro Mauro Bolognini

Segue Tosca al Teatro dell'Opera di Roma, Adriana Lecouvreur e tante altre, in un percorso artistico in cui Bolognini si confronta con il repertorio classico del melodramma, da Verdi a Puccini, da Leoncavallo a Bizet, dirigendo i più grandi cantanti del momento.

Tra le tante passioni di Bolognini non poteva non esserci il teatro, con messe in scena tratte, anche qui, dal repertorio classico. Shakespeare, Pinter, O’Neill ma anche gli italiani, soprattutto Luigi Pirandello con una trilogia realizzata tra la fine degli anni ’80 e la prima metà del decennio successivo: I giganti della montagna, Il berretto a sonagli e Così è (se vi pare). Per il piccolo schermo, oltre allo sceneggiato La Certosa di Parma (1982), nel 1993 realizza Giacomo Puccini e la mini serie La famiglia Ricordi trasmessa da Rai 1 in quattro puntate nel 1995. 

Mauro Bolognini muore a Roma, nella sua casa di Piazza di Spagna, il 14 maggio 2001 dopo una lunga malattia.

Nel filmato la prima puntata dello sceneggiato La Certosa di Parma. Le altre 5 puntate QUI