Roberto Benigni: Il mio carattere? Strepitoso!

I 70 anni del giullare del cinema italiano

Per il 70° compleanno di Roberto Benigni il portale di Rai Cultura ripropone una divertente e insolita intervista all'attore e regista toscano, realizzata da Alberto Negrin dal titolo Benigni sono io. Una voce fuori campo gli pone varie domande sulla sua carriera, sul suo modo di fare il comico, sul suo carattere e le sue origini. 

Figlio di contadini, Luigi e Isolina, Roberto Benigni nasce 70 anni fa, il 27 ottobre 1952, a Misericordia, una piccola frazione in provincia di Arezzo. Ancora bambino, insieme ai genitori e alle tre sorelle, si trasferisce a Vergaio, in provincia di Prato. Studia dai gesuiti a Firenze e poi nel 1966 si iscrive all'Istituto tecnico commerciale di Prato dove si diploma in ragioneria.

Nel 1972, a vent'anni, prende la sua chitarra e parte per Roma. Nella capitale, al Teatro dei Satiri, debutta con la commedia satirica in due atti I Burosauri scritta da Silvano Ambrogi nel 1962. Da quel primo spettacolo Benigni diventa un habitué del palcoscenico del Beat 72 dove si fa teatro sperimentale, collaborando, tra gli altri, con Lucia Poli, anche come regista. 
 
L'incontro fondamentale della carriera di Roberto Benigni è quello con Giuseppe Bertolucci, figlio del poeta Attilio e fratello di Bernardo, nel 1975. Bertolucci ha l'intuizione di inventare per lui il personaggio di Cioni, l'esuberante e irriverente contadino toscano dall'eloquio surreale, in parte pensato facendo riferimento alla biografia di Benigni, e che, nel monologo Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, ottiene grande successo in tournée in vari teatri italiani. Nel 1976 Cioni approda in televisione, sulla seconda rete della RAI, con la serie in 4 puntate Onda Libera e poi nel 1978, dopo essere rimasto bloccato per due anni dalla censura, con Vita da Cioni, regia dello stesso Bertolucci.

E' sempre nel segno di Giuseppe Bertolucci che Benigni, nel 1977, fa il suo ingresso nel mondo del cinema con il film Berlinguer ti voglio bene. L'anno successivo torna in televisione ospite fisso del programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica in cui veste i panni di un'improbabile critico cinematografico. Nel 1979 è il protagonista del film di Marco Ferreri Chiedo asilo, nel cast de Il pap'occhio (1980) di Renzo Arbore e recita ne Il minestrone (1981) di Sergio Citti. Non ci resta che piangere (1984), girato in coppia con l'amico Massimo Troisi, entra di prepotenza nella top ten dei migliori incassi cinematografici della stagione.


Benigni con Cesare Zavattini nel 1977

I dati auditel che premiano le sue fulminanti e scalmanate apparizioni sul piccolo schermo, convincono i dirigenti della RAI ad affidargli la conduzione dell'edizione 1980 del Festival di Sanremo che passa alla storia per l'appassionato bacio che Benigni inscena sul palco dell'Ariston con Olimpia Carlisi. L'esperienza si ripete nel 2002 seguita da 19 milioni 218 mila spettatori. Un record.

Nel 1983 debutta nella regia con Tu mi turbi, film che segna l'incontro con l'attrice Nicoletta Braschi che diventerà sua moglie nel 1991. Da qui in avanti Benigni recita sempre più spesso in film da lui stesso scritti e diretti. Ma non solo: nel 1986 è negli Stati Uniti sul set di Daunbailò (1986) di Jim Jarmusc con cui girerà anche la serie di cortometraggi Coffee and Cigarettes del 1987 e un episodio di Taxisti di notte nel 1991. Nel 1988, in coppia con Walter Matthau è Il piccolo diavolo, pellicola esilarante che segna l'inizio della fortunata collaborazione con lo scrittore Vincenzo Cerami.


Roberto Benigni in una scena di Daunbailò (1986)

Come compagni d'avventura ho scelto Benigni e Villaggio. Due geniali buffoni, due aristocratici attori, unici, inimitabili, che qualunque cinematografia può invidiarci tanto sono estrosi. Penso che possano essere gli amici ideali per inoltrarsi in un territorio che non ha mappe, né segnaletica
Federico Fellini

Nel 1989 Federico Fellini vuole Benigni insieme a Paolo Villaggio sul set di quello che sarebbe stato il suo ultimo film, La voce della luna, presentato fuori concorso al festival di Cannes e distribuito anche negli Stati Uniti con i buoni uffici - tra gli altri - di Woody Allen. Con Allen poi, nel 2012, sarà Leopoldo Pisanello in To Rome with LoveJohnny Stecchino esce nel 1991 mente nel 1993 l'attore si diverte ad interpretare il  figlio segreto dell'ispettore Clouseau ne Il figlio della pantera rosa di Blake Edwards e nel 1995 recita ne Il mostro, scritto anche questo a quattro mani con Cerami. Il successo internazionale arriva con La vita è bella, film intenso e poetico, su un tema delicato come l'Olocausto, che nel 1999 si aggiudica ben tre Oscar: al migliore attore (il primo non anglosassone ad aggiudicarselo), al miglior film in lingua straniera e alla migliore musica, composta da Nicola Piovani. Alla prima TV del 22 ottobre 2001 su RaiUno la pellicola ottiene oltre 16 milioni di spettatori con il 53% di share, risultando ancora oggi il film più visto della televisione italiana al suo primo passaggio in televisione.



Pinocchio, uscito nelle sale italiane nell'ottobre del 2002, che Benigni produce e di cui firma regia e sceneggiatura (sempre con Cerami), oltre a vestire i panni del famoso burattino, costa 45 milioni di euro ma al botteghino è un successo. Il film si aggiudica due David di Donatello e un Nastro d'argento per la migliore colonna sonora. Nel 2019 Benigni tornerà al capolavoro di Collodi, questa volta però per interpretare Geppetto, nel film di Matteo Garrone.

Benigni è stato un “inseguimento” iniziato molto tempo fa: l’ho conosciuto da bambino, grazie a mio padre. Avere finalmente l’opportunità di lavorare insieme è per me un’occasione straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta la famiglia, grandi e piccoli, e nessuno come Roberto – che ha divertito e commosso milioni di spettatori in tutto il mondo – riesce a emozionare il pubblico di ogni età.
Matteo Garrone in occasione dell'uscita in sala del suo Pinocchio

Nel 2005 Benigni interpreta e dirige, sempre in collaborazione con Cerami, La tigre e la neve, un grido accorato contro l'insensatezza di ogni guerra. 

Parte da piazza Santa Croce a Firenze, nell'estate 2006, il lungo tour che porta Roberto Benigni in molte università, piazze e teatri italiani nel nome del sommo poeta Dante Alighieri e del suo capolavoro, la Divina Commedia. Per la carriera artistica dell'attore si apre un capitolo a parte che raccoglie consensi entusiastici ovunque fino ad approdare su Rai Uno in 14 serate di grande successo. C'era da aspettarselo visto che l'One man show L'ultimo del Paradiso, che RaiUno aveva trasmesso il 23 dicembre 2002, in cui Benigni recitava il XXV canto del Paradiso, aveva registrato uno share del 45,48% con una media di 12 milioni e 687 mila spettatori.

Parla di Dio, della Madonna, dell'amore. Cita Borges. Elenca similitudini, scioglie metafore. Filosofeggia sull'impossibilità  di raccontare l'assoluto. Si lancia in una lunga esegesi del ruolo di San Bernardo nella Divina Commedia. Non si azzardano a farlo nemmeno su Rai Educational dopo l'una di notte.
La Repubblica del 24 dicembre 2002