Riccardo Chiaradonna. La possibilità nella filosofia antica

Da Platone a Plotino

Cosa si intende con "possibilità" in filosofia? Riccardo Chiaradonna esplora le diverse declinazioni che il concetto ha avuto nel pensiero occidentale. In generale viene ritenuto possibile tutto ciò che non è impossibile ma Aristotele, più nello specifico, descrive come possibile ciò che non è né impossibile, né necessario, e che quindi può tanto essere quanto non essere. Prima di lui Platone intende la possibilità - dynamis, in greco - come la capacità di poter fare qualcosa, un significato all'epoca molto diffuso. Nel Sofista, però, egli entra nel particolare e parla del mondo delle idee come dotato di una "possibilità originaria", capace quindi di essere in relazione con qualcos'altro.
Nella Metafisica, Aristotele parla sia di dynamis che di energeia, che vuol dire "esercizio". I termini "possibilità" ed "esercizio" - insieme a quello di "compiutezza" - sono connessi all'interno di una concezione dell'Essere. Egli non intende solo dimostrare che nell'Essere c'è la possibilità di rapportarsi ad altro - come già aveva detto Platone, che in questo si era fortemente distaccato da Parmenide - ma anche che il mondo dell'Essere ha piena cittadinanza nel mondo della realtà fisica. Si tratta quindi di spiegare - secondo tali premesse - come possa darsi il movimento all'interno della natura, e qui entra in gioco la possibilità: ogni oggetto del mondo sensibile ha la capacità di diventare qualcosa che ancora non è, ha la facoltà di diventare altro. Una volta che tale movimento si è compiuto l'oggetto in questione ha raggiunto l'atto, ha ottenuto una compiutezza di cui prima era privo. La differenza tra le realtà fisiche e le realtà incorporee come il Principio Primo sta nel fatto che, mentre le prime devono raggiungere la compiutezza, il secondo è sempre in questo stato di compiutezza, proprio perché privo di materia e quindi impossibilitato al movimento. La necessità è quindi riservata a ciò che è sempre in atto.
Dopo Aristotele moltissimi filosofi ripresero il termine di dynamis. Caradonna si concentra soprattutto su due casi. Il primo è quello dello stoicismo, per il quale non c'è distinzione tra possibilità e necessità perché tutto è governato da Dio, dunque tutto è necessario. Il secondo è quello di Plotino, che inserisce la dynamis all'interno dello stesso Primo Principio: l'Uno, che è all'origine di tutte le cose, è anche "potenza" di tutte le cose, nel senso che è capace di generarle.

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