Donatella Di Cesare. Che cos'è il linguaggio?

Il rapporto tra linguaggio e mondo

Che cos'è il linguaggio? Nonostante oggi ne sappiamo molto di più rispetto al passato, ancora risulta arduo darne una definizione. Donatella Di Cesare indica come il linguaggio possa essere definito una manifestazione prettamente umana di suoni articolati per comunicare con gli altri. Ma si tratta di una definizione riduttiva, perché appiattisce il linguaggio sulla comunicazione mentre in realtà è un fenomeno poliedrico e complesso, tanto che non sappiamo se la stessa percezione sia in qualche modo condizionata da esso. Il grande linguista Wilhelm von Humboldt arrivò a dire che l'uomo è uomo attraverso il linguaggio e che il mondo è mondo attraverso il linguaggio.

La nostra esperienza del linguaggio è sempre legata all'ascolto o alla produzione di una lingua storica particolare. Il linguaggio è quindi comune a tutti gli uomini ma si può realizzare in italiano, inglese, cinese o quant'altro. La diversità delle lingue ha sempre costituito una problematica all'interno del pensiero puro, non ultimo per la questione del significato: le parole sono etichette vuote che non hanno nulla a che fare con gli oggetti? Oppure i nomi contengono una qualche "essenza" della cosa nominata? Aristotele supererà l'aporia dicendo che le parole non si limitano a designare gli oggetti, quanto piuttosto "significano": le parole hanno un contenuto che non designa le cose, ma le "presenta" secondo un uso sedimentato nel tempo. Secoli dopo, sempre Humboldt dirà che lingue diverse implicano una articolazione semantica differente del mondo, una diversa visione del mondo.

Per ciò che riguarda il rapporto tra pensiero e linguaggio, Wittgenstein affermò che il pensiero articolato è un altro modo per dire "linguaggio". Soltanto grazie alla forma sensibile della parola una porzione di pensiero acquista esistenza distaccandosi dall'interiorità. Da ciò deriva un modello dialogico della conoscenza, improntato su un "io" e su un "tu" con cui descrivere e comunicare il mondo.

La lingua acquisisce un'esistenza concreta nel discorso. Il rapporto tra lingua e parlante è un rapporto dialogico ma anche conflittuale, tanto da poter comportare delle sfumature politiche. Questo perché in qualche modo la lingua si impone sul parlante - implicando una certa articolazione del mondo - il quale però può crearsi i suoi strumenti di "ribellione".

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