Dorato: è possibile il nulla nella scienza?

L'esistenza di un mondo esterno

Perché esiste qualcosa e non il nulla? Il filosofo della scienza Mauro Dorato fa notare come questa domanda presupponga già la sua risposta: implica che da un lato c'è uno stato di nulla assoluto, che dall'altro lato c'è uno stato di essere e che infine c'è un Essere infinitamente buono che al nulla preferisce qualcosa. Non è una domanda, quindi, cui possa rispondere la scienza, perché sottintende la presenza di un piano divino che giustifica tutto e che, soprattutto, crea dal nulla. Mentre per la scienza l'energia si conserva e dunque non la si può creare da ciò che non è.

E' quindi illegittimo parlare del nulla in ambito scientifico? La fisica non concepisce il nulla assoluto: quello che viene chiamato vuoto quantistico si può spiegare come un venire in essere da uno stato energetico e un annichilarsi di particelle, ciò significa che tale vuoto è in realtà pieno di energia. Se passiamo dal microscopico al macroscopico, poi, possiamo notare come l'assenza di materia non implichi la conseguente assenza di un campo gravitazionale: anche in questo caso, dunque, non si può parlare di nulla.

Dorato passa poi a considerare le cosiddette entità fittizie, ossia di quelle entità che non esistono nella realtà, come ad esempio gli unicorni. Questi enti, però, hanno un qualche tipo di esistenza, perché implicano una verità nell'ambito di un contesto narrativo, anche se è ben diversa dalla verità nell'ambito di un contesto scientifico. La fisica, per l'appunto, presuppone che là fuori ci sia qualcosa e non il nulla, presuppone l'esistenza di un mondo esterno.

Ciò non ha impedito che, nel passato, alcune entità fossero presupposte come esistenti dalla scienza mentre in realtà non lo erano: è il caso, ad esempio, dell'etere, che la fisica del Novecento ha scoperto essere nulla. Il progresso scientifico può dunque essere descritto con la scoperta di nuove entità prima sconosciute e con l'eliminazione di entità che, al contrario, non sono referenti di niente.

Cosa dire, allora, dei paradigmi teorizzati dal filosofo della scienza Thomas Kuhn? Secondo lui la Terra non era un pianeta prima della Rivoluzione copernicana, mentre ancora oggi è un pianeta proprio grazie a quella Rivoluzione. Al cambiare delle teorie, per Kuhn, cambia anche il mondo. Ciò significa che non esiste un referente reale nelle nostre proposizioni scientifiche? E' più plausibile che a mutare non sia il mondo, ma il nostro modo di descriverlo, che deve essere sempre più verosimile e aderente agli oggetti reali.

 

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