Rocco Ronchi. L'identità al tempo della rete

Identità e memoria

Rocco Ronchi - intervistato in occasione del Festival della Psicologia di Torino - riflette sul rapporto tra identità e memoria e su come questo possa trovare una nuova declinazione nelle nostre azioni online. L'uomo è per sua "natura" un essere "culturale", dove la tecnica risulta un elemento imprescindibile all'agire umano.

La memoria vivente è produzione, è creazione, è un continuo riplasmare il passato alla luce delle esigenze che il futuro pone al presente e l'identità si costituisce proprio all'interno di questo processo in atto, è questo processo in atto. Ovviamente questa identità non ha nulla di definitivo, è un'identità sempre rimessa al gioco della differenza, dell'interpretazione, delle contingenze, è un'identità che non ha nulla di definitivo, che non è tanto un fatto, ma è un fieri, un farsi che non cessa mai di farsi. 

La tecnica non si aggiunge ad una natura umana non tecnica, ma già l'essere unmano è immediatamente un'operazione tecnica, in un certo senso è già un operatore della macchina. Sartre diceva che gli strumenti tecnici hanno la loro efficacia perché non sono che la contiunazione di ciò che c'era prima. Per comprendere l'attuale rivoluzione tecnologica dovremmo farla finita con il dualismo tra natura e cultura, tra uomo e tecnica e pensare alla tecnica come dato immediato.

I social media manifestano e portano a compimento quella che è la realtà stessa della memoria, non sono un attentato alla memoria, ma mostrano come la memoria funziona. 


Rocco Ronchi insegna filosofia presso l’Università degli Studi di L’Aquila e presso l’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicanalisi Applicata) di Milano. Tra le sue ultime pubblicazioni: Come fare. Per una resistenza filosofica (Feltrinelli, 2012); Brecht. Introduzione alla filosofia, (et. al., 2013; Zombie Outbreak. Filosofia e morti viventi (Textus, 2015). Ha recentemente curato il volume H. Bergson, W. James, Durata reale e flusso di coscienza. Lettere e altri scritti (1902-1939) (Cortina, 2014) e Gilles Deleuze. Credere nel reale (Feltrinelli, 2015).

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