Sossio Giametta. Da Cartesio a Spinoza 

L'unità della sostanza e il libero arbitrio 

Nel video Sossio Giametta, intervistato nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nel dicembre del 2019, parla della scissione operata dal filosofo francese Renato Cartesio (La Haye-en-Touraine, 1596 - Stoccolma, 1650) tra pensiero e materia, superata dal filosofo olandese Baruch Spinoza (Amsterdam 1632 - L'Aia 1677). 

Più scienziato che filosofo, Cartesio in realtà ha strumentalizzato la filosofia in favore della scienza, perché ha diviso il pensiero dalla materia per facilitare l’analisi delle cose dal punto di vista scientifico. Si tratta del suicidio della filosofia, perché pensiero e materia non possono essere divisi.

Spinoza ha riunito i due attributi nell’unità della sostanza, che è dotata di infiniti attributi e quindi anche di pensiero ed estensione, che sono la stessa cosa. In fondo Spinoza segue l’intuizione di Parmenide, dell’identità di pensiero e materia. 

Le nostre idee hanno una base ontologica, anche se si conformano più alla nostra struttura fisica e psichica che non alla realtà in assoluto. Spinoza distingue la natura naturans che è inaccessibile a noi, che possiamo coglierla solo nell’accezione di natura naturata e afferma che l’universo, che non è l’essere ma un ente, è un organismo e che nel mondo del divenire tutte le cose sono organiche, perché ogni cosa è composta di atomi.

Nella natura la quantità non conta niente ma sulla quantità sono fondate le scienze, e questo ne determina il limite. 

Spinoza ha anche negato il libero arbitrio, l’uomo sa che può fare quello che vuole, ma non sa che può volere solo quello che la sua natura, in combinazione con le cause esterne, gli comanda di volere.

Ma se l’uomo agisce secondo la sua natura e non secondo necessità esterne si può definire un uomo libero e in questo consiste l’essenza stessa del libero arbitrio. 
Questa forza della natura è anche libertà, il libero arbitrio corrisponde alla potenza della natura mediata dall’uomo. 


 Sossio Giametta, filosofo, traduttore, saggista, critico letterario, scrittore e pubblicista, è nato a Frattamaggiore il 20 novembre 1929. Laureatosi in Giurisprudenza a Napoli nel 1952, nel 1953 collabora con Giorgio Colli all’Enciclopedia di autori classici per l’editore Boringhieri e all’edizione critica delle Opere di Nietzsche per Adelphi. Dal 1965 è stato funzionario presso il Consiglio dei ministri della Comunità europea a Bruxelles, dove vive.
Molte le sue opere, tra le quali si evidenzia un nutrito corpo di studi dedicati al filosofo Friedrich Nietzsche, di cui è considerato tra i massimi conoscitori mondiali. Tra le tante pubblicazioni, ne segnaliamo alcune: Nietzsche, il poeta il moralista, il filosofo (Garzanti, 1991), Nietzsche e i suoi interpreti. Oltre il nichilismo (Marsilio, 1995), Commento allo “Zarathustra” (Bruno Mondadori, 1996), Nietzsche. Il pensiero come la dinamite. Da «La gaia scienza» a «Ecce homo» (Bur Rizzoli, 2007), Introduzione a Nietzsche. Opera per opera (Bur Rizzoli, 2009), Il bue squartato e altri macelli. La dolce filosofia (Mursia, 2012), Cortocircuiti (Mursia, 2015), Il Dio lontano. Scienza, filosofia, religione, politica (Castelvecchi, 2016). Madonna con bambina e altri racconti morali, per le edizioni Bur Rizzoli (2005), segna il suo esordio ufficiale nella narrativa.