Filippo Moretti. Il pensiero di Dante  

Un viaggio nella Bellezza

Filippo Moretti parla del pensiero di Dante che descrive come "un viaggio di bello in bello attraverso le diverse forme d'amore che approda infine all'insperabile bellezza". 
Dante passa dall'eros per Beatrice di cui ci parla nella Vita nova all'amore per la "donna gentile", cioè Filosofia, su cui a lungo si sofferma nel Convivio. Beatrice è la scoperta dell'essere-in-relazione con l'altro come fonte di felicità per l'uomo, del rinnovarsi della sua vita appunto; Philosophia è invece quell' "amoroso uso di sapienza" che ci rende in grado di scorgere la quintessenza del mondo, che ci conduce ad intravedere le realtà divine e che simul ci insegna ad essere virtuosi e a dare forma ad una vita politica, cioè comunitaria, pacifica e felice. Si tratta in definitiva di quel sapere che già qui su questa terra non solo ci può consolare, come accadde a Dante dopo la dipartita dell'amata, ma anche rendere veramente felici, cioè, proprio in quel sapere, uomini compiuti. 
Ma il passo successivo è quello che per Dante veramente conta: è l'agápē come cuore della Commedia. Se il poeta nell'Inferno 'vede' a che cosa si può ridurre l'uomo che si vota al vizio, e pertanto alla disumanizzazione e all'infelicità eterna, nel Purgatorio 'vede' la libertà in atto di chi si purga dal vizio per farsi virtuoso, e pertanto felice; ma è solo nel Paradiso, nel suo trasumanar, che fa esperienza, nel ricongiungersi al divino, della somma pienezza cui l'uomo nella sua inquietudo si sente destinato. L'agápē dunque come quella forma d'amore che, farsi divino da parte dell'uomo, ossia civis futurus, lo rende beato. 
Il viaggio di Dante è dunque un viaggio che, dopo essere passato attraverso l'eros per Beatrice e "l'amoroso uso di sapienza", Filosofia, culmina in quell'assolta e divina Bellezza che rende l'uomo veramente realizzato, e cioè beato, che in fondo è proprio ciò che rende la sua Commedia veramente divina. Un incontro trasformante che solo attraverso la poesia, per quanto possibile, ci può essere raccontato.

Vita bestial mi piacque e non umana,
sì come a mul ch'i' fui; son Vanni Fucci
bestia, e Pistoia mi fu degna tana. 
(Inferno canto XXIV, vv. 124-126)

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.
(Purgatorio canto I, vv. 70-72)

Luce intellettüal, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.
(Paradiso canto XXX, vv. 40-42)


Filippo Moretti consegue il titolo di Dottore in Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele con una tesi su “L’ente e l"essenza in Tommaso d’Aquino” con relatore il prof. M. Cacciari. Studioso del pensiero dei Padri della Chiesa e di Teologia medievale, viene proclamato Dottore Magistrale in Filosofia del Mondo Contemporaneo presso la medesima università con una tesi su “Il pensiero di Dio. L’analogia nella teologia occidentale” sempre sotto la direzione del prof. M. Cacciari. Dal 2017 è segretario della consulta scientifica di Ek.statica. Sta attualmente compiendo gli studi dottorali presso la Facoltà di Teologia di Lugano e l’Università Vita-Salute San Raffaele. È inoltre Cultore della Materia in Filosofa della religione presso la stessa dall’Anno Accademico 2019/2020. È autore di: Lettera di Aristotele ad Alessandro, 2017, Là dove finisce la parola, 2019 e Il pensiero di Dio. L’analogia nella teologia occidentale, 2020.