Manlio Sgalambro. Dialogo sul comunismo 

Contro le disparità metafisiche

Video Player is loading.
Duration 0:00
Tipo di Streaming LIVE
 
1x
    • Capitolo
    • descriptions off, selected
    Caricato: 0%
    00:00:00
    Caricato: 0%
    Orario attuale 0:00
    Tempo rimanente 0:00
      • Senza sottotitoli, selected
      Next Episode
      CONTINUA A GUARDARE
      VAI AL VIDEO SUCCESSIVO
      Prossimi Video

      Highlights

        Audio
        Sottotitoli
        Velocità
        Qualità
        Vuoi interrompere la riproduzione?
        Se il programma che stai guardando non è più in onda, la funzione Restart non sarà più disponibile.
        Pause
        Pubblicità (0 di 0): 0
        Nel video Manlio Sgalambro, filosofo e poeta italiano, parla del suo libro Dialogo sul comunismo, pubblicato dalla De Martinis & C. nel 1995 e ripubblicato in De mundo pessimo. Adelphi, 2004. 
        L'intervista è tratta da una puntata di Gap del 2013 dedicata al grande filosofo, realizzata da Francesco Iannello.
         

        Io parlo di un comunismo neoplatonico, che potrebbe esistere forse solo in un convento di altri tempi. Ho sempre avuto una forte propensione verso la conventualità, ma poi ho ritenuto che il mio convento fosse la mia stanza, il mio modo di pensare. 

        Volevo dominare il mio corpo, per affermare la volontà di un mio io su quell’altro che era il corpo. Ho ucciso in me, non del tutto, il buffone, l’apparire. Io sono, l’apparenza mi molesta, non ho più vanità semmai ne ho avuta. 

        Manlio Sgalambro (Lentini, Catania 1924 - Catania, 2014). Intellettuale tra i più originali e indipendenti del panorama culturale italiano, fuori dei quadri accademici e libero dai condizionamenti del pensiero dominante. Dopo la pubblicazione, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di brevi articoli su riviste di nicchia quali “Prisma”, “Incidenza” e “Tempo Presente”, esordisce tardivamente nella scrittura filosofica con il libro La morte del sole (1982) in cui sistematizza la sua precedente e copiosa produzione, dando voce a un nichilismo estremo – seppure non scevro di sfumature metafisiche – che lo avvicina a pensatori quali Nietzsche, Cioran e Karl Kraus.
        La sua visione esistenziale, fatalista e quasi paradossale nella sua drasticità, e comunque sempre ancorata a una Sicilia che sembra sostanziarne il pensiero nel suo orizzonte di disperazione, si articola nei numerosi altri libri pubblicati negli anni successivi, tra i quali ricordiamo: Trattato dell’empietà (1987), Anatol (1990), Del pensare breve (1991), Dell’indifferenza in materia di società (1994), La consolazione (1995), Trattato dell’età (1999), De mundo pessimo (2004), La conoscenza del peggio (2007), Del delitto (2009), Della misantropia (2012), Variazioni e capricci morali (2013). L’ultimo è Dal ciclo della vita, pubblicato postumo nel giugno 2014.

         

        Condividi