Il limite nel pensiero di Martin Heidegger 

Caterina Resta 

Nel video Caterina Resta espone i punti essenziali del suo intervento al convegno I limiti e oltre, che si è tenuto a Roma dal 28 al 30 settembre 2023, nella sede della Pontificia Università Gregoriana.

Secondo la concezione greca, il limite non ha una valenza negativa, tutt’altro. Il limite è πέρας, de-limitazione necessaria che de finisce ogni ente e lo lascia venire alla presenza. Non è azzardato sostenere che tutto il Denkweg di Heidegger sia un pensiero del limite, non solo in senso ontico, ma anche ontologico, a partire dalla finitezza del Dasein, in quanto essere-per-la-morte, per finire con quella dell’essere stesso. 

Caterina Resta affronta il tema del limite all’interno della riflessione heideggeriana sulla tecnica moderna. Heidegger comprende che per recuperare un pensiero del limite occorre mettere in questione il progetto moderno che prevede l’integrale calcolabilità del reale. 

La scienza-tecnica moderna è espressione di uno spirito faustiano e prometeico che ha fatto del superamento del limite il proprio assunto fondamentale. Quando tutto l’insieme degli enti, ivi compreso l’uomo, è ridotto a fondo-risorsa [Bestand] da manipolare e impiegare, non vi è più alcun limite riconosciuto rispetto all’agire dell’uomo.

Nella conferenza del 4 aprile del 1967 all’Accademia di Scienze e Arti di Atene, che possiamo considerare come la parola definitiva di Heidegger su questo tema, con estrema acutezza e anteveggenza, parlando della scoperta in campo biochimico del codice genetico, egli già prefigurava l’inquietante possibilità prossima ventura dell’integrale riproducibilità tecnica dell’uomo. 
La scienza-tecnica moderna esprime dunque una volontà di potenza illimitata che investe la totalità degli enti e provoca il saccheggio e la distruzione della Terra. La catastrofe ecologica, ormai conclamata e comprovata scientificamente, è la palese conferma di quanto filosoficamente Heidegger aveva compreso, individuandone, anche, la genesi in una specifica forma di razionalità. Essa non è dunque una catastrofe che investe esclusivamente la natura, ma è l’esito fatale di una catastrofe antropologica, che riguarda e interroga in primo luogo lo statuto dell’umano, il suo modello di razionalità e il suo posto nel mondo. 

Con Heidegger, ma anche oltre Heidegger, la sfida che oggi siamo chiamati a raccogliere in quanto
con-viventi e “abitanti” della Terra, è quella di una necessaria e urgente inversione di rotta, che passa necessariamente attraverso la riscoperta del senso del limite.


Caterina Resta è professore ordinario di Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. Il suo campo di ricerca riguarda la filosofia contemporanea, sia tedesca che francese. Ha sviluppato i temi del nichilismo, della tecnica, dello statuto dell’umano, del pensiero della differenza, anche di genere, e della decostruzione della soggettività. Si è occupata, in una prospettiva geofilosofica, del Mediterraneo e dell’Europa, della globalizzazione e della crisi ambientale. Tra le sue pubblicazioni: Il luogo e le vie. Geografie del pensiero in Martin Heidegger (F. Angeli 1996); L’evento dell’altro. Etica e politica in Jacques Derrida (Bollati Boringhieri 2003); L’Estraneo. Ostilità e ospitalità nel pensiero del Novecento (il melangolo 2008); Nichilismo Tecnica Mondializzazione. Saggi su Schmitt, Jünger, Heidegger e Derrida (Mimesis 2013); La passione dell’impossibile. Saggi su Jacques Derrida (il melangolo 2016).