Valerio Meattini. Giorgio Colli
Filosofia, vita e comunità degli amici
Scopo della mia vita: voler trasfigurare, creare, dare un senso ad ogni istante della mia esistenza, sì da viverlo nel modo più nobile, più alto, più bello.
Giorgio Colli
Il nome di Giorgio Colli è legato alla fondamentale edizione delle Opere complete di Nietzsche (contemporaneamente in italiano, francese e tedesco), ma Colli è stato anche un pensatore che ha pronunciato e scritto parole importanti e perfino decisive per i destini della nostra cultura. Questo secondo aspetto è passato un po’ in subordine rispetto alla sua imponente attività di traduttore e editore di Aristotele, Kant e Nietzsche.
Apertamente antifascista, come il padre Giuseppe, Colli nel 1944 optò per riparare in Svizzera, dove espatriò il 22 aprile del 1944 (con l’aiuto del fidato allievo, allora sedicenne, Mazzino Montinari). Nel diario dell’esilio, il giorno dello sbarco in Normandia, commenta la notizia scrivendo che in quel momento solenne della storia era solo, abbandonato, mentre avrebbe voluto viverlo intensamente, e per lui vivere intensamente avrebbe voluto dire essere con gli amici.
In una delle tante scorribande per Pisa e dintorni, dopo le lezioni, Colli propose, a noi allievi degli anni Settanta, di legarci in una comunità pitagorica, una comunità per l’appunto di amici. Amicizia fu una parola decisiva nella sua vita e ci fa capire che quelle prodigiose operazioni culturali, come l’Enciclopedia degli Autori Classici (Boringhieri, 1958-1965) e poi l’elegante e raffinata edizione Adelphi delle Opere complete di Nietzsche, nascono e si realizzano grazie al legame che Colli aveva saputo creare tra i suoi collaboratori, che erano in buona parte anche suoi amici nella vita. Alcuni di loro gli erano stati alunni al liceo Machiavelli di Lucca, come Mazzino Montinari, il germanista e filologo esperto che gli sarà a fianco nell’edizione-Nietzsche”, e il giovane Angelo Pasquinelli, morto neppure trentenne, curatore di un volume einaudiano sui presocratici. Colli ne ebbe sempre la fotografia sul tavolo di lavoro.
Chi non spera l’insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada.
Eraclito in Colli, La Sapienza greca, III
La sua ultima impresa culturale è costituita dai tre volumi della “Sapienza greca”. L’opera era stata progettata in undici volumi, la morte improvvisa e prematura (6 gennaio 1979) la interruppe al terzo volume, non completato dal commento. Colli non segue le tracce di Aristotele e della storiografia hegeliana per riaccostare quel pensiero remotissimo, né vuole avvicinarlo agli schemi e ai problemi dell’uomo moderno e contemporaneo. Fa anzi il tentativo inverso, prova a risalire alle spalle di quella sapienza per intercettare che cosa ci fosse prima, quale fosse il suo sfondo. Dioniso, Apollo, i misteri Eleusini si fanno allora tracce vibranti di una vicenda sommersa.
Perché da Dioniso faccio cominciare il discorso sulla sapienza? Con Dioniso, invero, la vita appare come sapienza, pur restando vita fremente,
ecco l’arcano.
Giorgio Colli
Andare alle spalle del mondo manifesto per attingere al mondo nascosto è questo che i Greci hanno saputo fare in modo incomparabile. Colli ha interrogato per l’intera vita frammenti, testimonianze, tracce di quel mondo che fu luce sorta dal fondo oscuro della vita. Nietzsche aveva già visto, ma non con la chiarezza di Colli, che “la necessità del dolore è un alto grado di conoscenza” e che Dioniso e Apollo sono aspetti diversi della contraddizione simultanea (gioia e dolore, slancio e caduta), contraddizione che si vive nella condizione estatica e di cui la dialettica infine tutta concettuale e la filosofia, testimoniateci da Platone, sono manifestazioni decadenti e depotenziate.
Nietzsche è l’individuo che da solo ha sollevato il livello complessivo dei nostri pensieri sulla vita.
[…] La sua voce copre ogni altra voce del presente; la chiarezza del suo pensiero fa apparire sfocato ogni altro pensiero.
Giorgio Colli, Dopo Nietzsche
Colli ha scritto che in Nietzsche infine Dioniso non è più la “volontà di vivere”, e neppure la volontà di potenza, bensì “il genio del cuore”, dove sta la “delicatezza nell’afferrare”, la sapienza insomma. Ha scritto anche che Nietzsche fu sempre in attesa degli amici. In questo, e non soltanto in questo, egli ebbe un destino diverso dal suo grande interlocutore, cui ha restituito voce con onestà di filologo, perché la vita di Colli, il solitario fin dalla giovinezza, si compì negli amici. E amico davvero, oltre che figlio, è stato Enrico, che ha curato gran parte dei lavori postumi. Amici che lo ascoltarono e continuano ad ascoltarlo, non ignari che “il rapporto tra amici è un contraccambio perfetto”.
Valerio Meattini si è laureato a Pisa nel 1974 in Storia e Filosofia con una tesi sul pensiero di Piero Martinetti che è poi stata pubblicata. Laureatosi con Francesco Barone e Giorgio Colli è stato assistente di entrambi ed ha insegnato in istituti di istruzione secondaria fino al 1980, anno in cui ha vinto una borsa di studio all’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli dove ha seguito corsi con Giovanni Pugliese Carratelli e Gennaro Sasso. In seguito ha ottenuto una borsa di studio alla Fondazione Einaudi di Torino assegnatagli da Norberto Bobbio e Luigi Firpo. Ha frequentato l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici con diverse borse di studio ed è stato borsista ad Heidelberg per ricerche sull’ermeneutica filosofica, su invito di Hans Georg Gadamer. Ha insegnato all’Università degli Studi di Bari, come associato e poi come ordinario, Filosofia teoretica e Filosofia della mente per trentatré anni. È socio ordinario non residente dell’Accademia delle scienze Morali e Politiche di Napoli.
Ha dato contributi agli studi platonici, alla conoscenza del pensiero di Piero Martinetti (Ragione teoretica e ragione pratica. Martinetti interprete di Kant, 1988) e Giuseppe Rensi e di Giorgio Colli, ha affrontato a più riprese questioni che si connettono al pensiero di Leopardi e di Dante. Ha pubblicato ricerche teoretiche su riviste e in volumi come Il luogo del capire (1996) che è stato tradotto in tedesco (2007) ed Etica e Conoscenza (200-2003) che ha avuto tre edizioni integrate e aumentate di volta in volta. Altri suoi libri: Anamnesi e conoscenza in Platone (1981 e in edizione aumentata 2017), L’orizzonte etico e politico di Platone (1984) testano ipotesi originali sulla teoria della reminiscenza e sulla concezione etico-politica di Platone; Benedetto Croce e la mentalità massonica (2011), Massoneria e storicismo (2021) sono i primi due studi nella letteratura crociana e massonica.
Ha pubblicato racconti su riviste di montagna e ha collaborato ad un libro sulle Alpi Apuane. È stato consigliere artistico del Comune di Pietrasanta (2005-2007) e ivi ha condotto per due anni il colloquio estivo “Capir d’arte” con pittori e scultori nel chiostro della chiesa di Sant’Agostino. Introdotto e composto cataloghi di pittori e scultori. Alla Versiliana di Pietrasanta ha partecipato e diretto, in quegli anni, incontri letterari e teatrali dove ha rappresentato L’angelo nell’angolo. Altre sue composizioni teatrali sono di Il Sileno, rappresentato nel 2000 al teatro di Buti, e Tutto per Bene, messo in scena da una compagnia teatrale di Bari. Ha pubblicato libri di racconti Sospensioni. Cinque racconti circolari e due congetture (2012), Il cercatore. Imprevisti accordi (2023); raccolte di Poesie, Sub Rosa (2010), Non hanno resto i giorni (2013), In più larghi cieli (2023) e con Edda Bresciani tre raccolte di haiku.
Ha collaborato con le riviste “Filosofia”, “Critica storica”, “Nuova Civiltà delle Macchine”, “LEM”, “La Vallisa”, “Rivista internazionale di filosofia e psicologia”, dirige i “Quaderni colliani”. Suoi articoli sono apparsi su “Il sole 24Ore”, “Il Messaggero”, “Il Tirreno”.
Partecipa attivamente da anni come conferenziere alle iniziative di “Il circolo degli inquieti” di Savona, alla “Festa della Scienza e della Filosofia di Foligno”, a “Mythoslogos” (Lerici-Sarzana”) e ai seminari colliani che dal 2018 si organizzano annualmente.