Frediano Sessi racconta Primo Levi

Una riflessione sui Sommersi e i salvati

Coloro che si sono salvati, si sono salvati perché ci sono i sommersi, cioè perché altri sono morti al posto loro: questo è il semplice e terribile assunto da cui parte Primo Levi nella sua riflessione lucida e personale messa nero su bianco in quello che è il suo ultimo libro I sommersi e i salvati, pubblicato nel 1986, un anno prima che si togliesse inaspettatamente la vita. Ce ne parla uno dei massimi esperti di Primo Levi e di letteratura concentrazionaria, il saggista Frediano Sessi che si fa portavoce della narrazione dell'autore, capace di descrivere con profondità di sguardo e analisi oggettiva - nonostante l'averne vissuto l'esperienza diretta - i meccanismi che portano alla creazione di "zone grigie" di potere tra oppressori e oppressi, la corruzione economica e morale delle persone che vivono nei sistemi concentrazionari, o in esperienze analoghe tra i cui i gulag sovietici, replicando simili dinamiche comportamentali nelle realtà quotidiane odierne. 

Questo concetto che ha fatto il giro del mondo e che è diventato un concetto antropologico e filosofico di zona grigia, ce lo spiega Primo Levi nel libro, è un’area fittizia ma molto concreta della vita comunitaria all’interno della quale chi si trova ad essere vittima, sfruttando alcuni privilegi, cerca, a danno di altri, suoi amici e suoi colleghi, come vittima di acquisire potere e privilegi, se può denaro, se può diritto di sopravvivenza.

Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia ebraica. Con l’introduzione delle leggi razziali ha difficoltà a proseguire gli studi, ma riesce comunque a laurearsi in chimica nel 1941. Nel 1943 entra in contatto con un gruppo di partigiani operanti in Val d'Aosta, e nel dicembre dello stesso anno viene arrestato dalla milizia fascista e deportato con altri ebrei prima a Fossoli, vicino Carpi, e poi nel campo di concentramento di Auschwitz. Il suo romanzo Se questo è un uomo, racconta le drammatiche esperienze nel lager nazista; Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai campi di concentramento e sente il dovere del racconto e della testimonianza. Se questo è un uomo, scritto tra il 1945 e il 1947, è diventato un classico della letteratura mondiale, dopo essere stato rifiutato da molti editori ed essere stato infine pubblicato da De Silva in una tiratura limitata. Nel 1963 pubblica La tregua, che vince la prima edizione del Premio Campiello e diventa poi un film per la regia di Francesco Rosi. Nel 1975 va in pensione e si dedica a tempo pieno all'attività di scrittore: pubblica la raccolta di racconti Il sistema periodico, in cui episodi autobiografici e racconti di fantasia vengono associati ciascuno a un elemento chimico. La chiave a stella del 1978 vince l’anno successivo il Premio Strega. Nel 1982 in Se non ora, quando? racconta le avventure di un gruppo di partigiani ebrei che tendono imboscate ai tedeschi sul fronte orientale. Il libro vince nel 1982 il Premio Campiello e il Premio Viareggio. Con I sommersi e i salvati (1986) torna sul tema dell'Olocausto, analizzando in forma saggistica la sua esperienza. Viene trovato morto l’11 aprile 1987 alla base della tromba delle scale della sua casa di Torino.