Carlo Emilio Gadda parla di sé e dei suoi scrittori preferiti

L'amore per i classici latini e la consuetudine con i contemporanei

In questo video del 1971, Giancarlo Roscioni e Ludovica Ripa di Meana intervistano Carlo Emilio Gadda. Lo scrittore, visibilmente provato dall'età e dalla malattia (ci lascerà due anni dopo), parla dei rapporti con gli scrittori del suo periodo, da Montale a Ungaretti, e degli autori che ammira maggiormente, da Céline a Dante, da Shakespeare a Dostoevskij
Proprio in seguito agli incontri preparatori per quest'intervista nasce un’inaspettata familiarità tra Ludovica Ripa di Meana e Carlo Emilio Gadda: lo scrittore invita più volte la giornalista a fargli compagnia e lei gli legge alcune pagine delle sue opere. Ludovica Ripa di Meana annota su un taccuino le sensazioni di questi incontri che culminano proprio con la morte dello scrittore e, a  quarant’anni di distanza, lo dà alle stampe, con una nota di Andrea Casoli, nella collana Sassi dell’editore Nottetempo.

A Firenze frequentavo i così detti ermetici, che erano scrittori rispettabilissimi. Montale è uno dei grandi, Bacchelli è un interminabile chiacchierone, Ungaretti è un caso un po' diverso dagli altri: era ambiziosissimo, tanto da soffrire se veniva dimenticato da un elenco dei poeti del momento. In genre preferisco leggere gli scrittori latini, a partire da Tacito.

Ludovica Ripa di Meana è poeta, regista e giornalista. Ha pubblicato "Diligenza e voluttà", una conversazione con Gianfranco Contini (1989), due romanzi in versi e due tragedie in versi per il teatro.

Carlo Emilio Gadda nasce a Milano nel 1893. Si iscrive al Politecnico per studiare ingegneria ma nel 1915 parte volontario per il fronte (e solo nel 1955 pubblica il Giornale di guerra e di prigionia sulla dolorosa esperienza della guerra). Collaboratore della rivista “Solaria”, dal 1931, dopo aver esercitato per anni la professione di ingegnere, riesce a dedicarsi completamente all’attività letteraria e pubblica La madonna dei filosofi a cui segue, nel 1934, Il castello di Udine. Nel 1936 scrive La cognizione del dolore (pubblicato in volume nel 1963 e nel 1970). Nel 1940 si trasferisce a Firenze dove frequenta critici e scrittori; nel 1944 pubblica la raccolta di racconti L’Adalgisa. Dal 1950 è a Roma dove lavora alla Rai e redige le Norme per la redazione di un testo radiofonico. Ottiene una grande notorietà con Quer pasticciaccio brutto di via Merulana (pubblicato in volume nel 1957), un giallo senza soluzione, ambientato nella Roma del 1927. Tra le opere dell’ultimo periodo va ricordato anche il saggio-pamphlet "Eros e Priapo" (1967) sulla retorica del regime fascista.