Divina Commedia: Inferno, Canto V

Il commento del critico Giorgio Petrocchi

Giorgio Petrocchi, dall'interno della biblioteca Vallicelliana di Roma, riassume il contenuto del canto V dell'Inferno. Con dovizia di particolari, viene descritta la condizione dei dannati che si trovano nel secondo cerchio. Si tratta dei lussuriosi, coloro i quali, rei di aver fatto prevalere l'istinto sulla ragione, vengono costantemente travolti da una bufera che li sbatte da una parte all'altra. È uno dei momenti più commoventi dell'intera opera, quello in cui il Vate incontra Paolo Malatesta e Francesca da Polenta. Quest'ultima racconta del loro amore tragico a Dante, il quale, vinto dall'emozione, sviene.
Nella seconda parte l'attore Giorgio Albertazzi legge l'intero Canto.

 

Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.


Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.