Il potere e la gloria di Graham Greene
Un'analisi di Edoardo Rialti
Vogliamo essere l’ispettore, vogliamo essere la bambina, vogliamo essere la donna che lo ama, vogliamo essere il vescovo traditore? Questo spetta alla nostra libertà, è la cosa bella della narrativa. Noi per primi, non soltanto i personaggi all’interno della storia, siamo portati sempre agli estremi confini di noi stessi.
Graham Greene nasce a Berkhamsted, nel Hertfordshire nel 1904. Convertitosi al cattolicesimo intorno al 1927, scrive romanzi che sono tra i più popolari della narrativa inglese contemporanea, come Il potere e la gloria (1940), Il nocciolo della questione (1948), La fine dell’avventura (1951). Versioni cinematografiche hanno avuto, fra l’altro, i racconti Il terzo uomo (1950) e Il nostro agente all’Avana (1958) e il romanzo Il tranquillo americano (1955). Ha scritto anche saggi, racconti, sceneggiature e adattamenti radiofonici. Muore a Vevey, in Svizzera, nel 1991.
Edoardo Rialti (1982) è traduttore di letteratura anglo-americana e letteratura fantasy, sci-fi, horror, per Mondadori, Lindau, Gargoyle, Multiplayer. Tra gli altri ha tradotto e curato opere di J.R.R. Martin, C. S. Lewis, J. Abercrombie, P. Brown, O. Wilde, W. Shakespeare. Collabora al Foglio, dove si occupa di critica letteraria e ha scritto le biografie a puntate di J. R. R. Tolkien, G. K. Chesterton, C. S. Lewis, C. Hitchens. Ha insegnato in Italia e Canada.