L'aspra letizia di Marino Moretti

Lo scrittore e i suoi luoghi

Qual è il nodo della poesia di Marino Moretti? Ripercorriamo qui la lunghissima vita del poeta e scrittore romagnolo, visitando i suoi luoghi più cari, dalla casa paterna di Cesenatico – luogo che ritornerà più volte nelle sue poesie e a cui saranno dedicati gli ultimi versi – alle diverse città, Firenze, Parigi, Bruges, che segnarono le tappe del suo vagabondare. Ogni luogo rimanda a una fase della sua vasta produzione, che non fu solo, né precipuamente, poetica. Tre sono i tempi in cui può essere scandita la sua parabola poetica che, pur essendo dall’inizio contrassegnata da un risoluto antidannunzianesimo, registra il passaggio da una lirica intima, dai “buoni sentimenti”, che resero Moretti autore dal successo quasi “istituzionale”, al ripudio reciso e infastidito di questa vena. Dall’elegia all’epigramma, dal mite e giovane Moretti a “un’aspra letizia” che ne svela “l’inappartenenza al mondo volgare della storia”. La distanza dalla fastosa magniloquenza di D’Annunzio e dalla poesia di Carducci accomunava Moretti al suo amico fraterno Aldo Palazzeschi, da cui divergeva però per l’incapacità di lasciarsi coinvolgere nei movimenti e nelle correnti. Moretti restò sempre appartato, solitario, orgoglioso della sua solitudine. L’intransigenza morale dell’uomo si tradusse nella capacità coraggiosa di dire no alle lusinghe di un mondo di cui non condivideva i valori.

A Cesena
Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.
Batte la pioggia il grigio borgo, lava
la faccia della casa senza posa,
schiuma a piè delle gronde come bava.
Tu mi sorridi. Io sono triste. E forse
triste è per te la pioggia cittadina,
il nuovo amore che non ti soccorse,
il sogno che non ti avvizzì, sorella
che guardi me con occhio che s’ostina
a dirmi bella la tua vita, bella,
bella! Oh bambina, o sorellina, o nuora,
o sposa, io vedo tuo marito, sento,
oggi, a chi dici mamma, a una signora;
so che quell’uomo è il suocero dabbene
che dopo il lauto pasto è sonnolente,
il babbo che ti vuole un po’ di bene…
« Mamma! » tu chiami, e le sorridi e vuoi
ch’io sia gentile, vuoi ch’io le sorrida,
che le parli dei miei vïaggi, poi…
poi quando siamo soli (oh come piove!)
mi dici rauca di non so che sfida
corsa tra voi; e dici, dici dove,
quando, come, perché; ripeti ancora
quando, come, perché; chiedi consiglio
con un sorriso non più tuo, di nuora.
Parli d’una cognata quasi avara
che viene spesso per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara;
parli del nonno ch’è quasi al tramonto,
il nonno ricco, del tuo Dino, e dici:
« Vedrai, vedrai se lo terrò di conto »;
parli della città, delle signore
che già conosci, di giorni felici,
di libertà, d’amor proprio, d’amore.
Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
sono a Cesena e mia sorella è qui
tutta d’un uomo ch’io conosco appena.
tra nuova gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me parla… così,
senza dolcezza, mentre piove o spiove:
« La mamma nostra t’avrà detto che…
E poi si vede, ora si vede, e come!
sì, sono incinta… Troppo presto, ahimè!
Sai che non voglio balia? che ho speranza
d’allattarlo da me? Cerchiamo un nome…
Ho fortuna, è una buona gravidanza… »
Ancora parli, ancora parli, e guardi
le cose intorno. Piove. S’avvicina
l’ombra grigiastra. Suona l’ora. È tardi.
E l’anno scorso eri così bambina!

Marino Moretti nasce a Cesenatico il 18 luglio 1885 e qui muore il 6 luglio 1979. Le sue raccolte di poesia: Fraternità (1905), Sentimento (1907), Poesie scritte col lapis (1910), Poesie di tutti i giorni (1911), Il giardino dei frutti (1916), Poesie(1919), L’ultima estate (1969), Tre anni e un giorno (1971), Le poverazze (1973), Diario a due voci (1973), Diario senza le date (1974). È autore di racconti e di romanzi: Il sole del sabato (1917), La voce di Dio (1920), I puri di cuore (1923), Il segno della Croce (1925), Andreana (1935), La vedova Fioravanti (1941), I coniugi Allori (1946), La camera degli sposi (1958). Nel 1922 comincia la sua collaborazione trentennale con la pagina letteraria del Corriere della Sera. Nel 1925 firma il manifesto antifascista di Croce e per questo si vide rifiutare da Mussolini, nel 1932, il Premio dell’Accademia d’Italia.