Lettura del XV Canto del Purgatorio

Il prof. Rosario Coluccia legge Dante

Lettura del XV Canto del Purgatorio presso la Casa di Dante a Roma, a cura del prof. Rosario Coluccia, ordinario di Linguistica Italiana presso l'Università del Salento. In collaborazione con la prestigiosa istituzione, Rai Letteratura mette a disposizione del proprio pubblico la registrazione integrale delle letture dedicate alla riscoperta e alla valorizzazione dell'opera del Sommo Poeta.
Il Canto non gode di grandi favori da parte del grande pubblico, anzi è rimasto abbastanza in ombra anche fra i critici letterari. Si tratta del Canto della Carità definito negli anni "canto di collegamento", "canto di passaggio", "canto di transizione", "canto di sosta" del ritmo narrativo, "frammento" di un più ampio organismo poetico, "intervallo" fra la seconda e la terza Cornice.
In questo video, il Prof. Coluccia ci accompagna attraverso la rivalutazione del Canto.

Non ti maravigliar s'ancora t'abbaglia
la famiglia del cielo, a me rispuose:
messo è che viene ad invitar ch'om saglia



Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.