Adrián N. Bravi, L'idioma di Casilda Moreira

Adrián N. Bravi, L'idioma di Casilda Moreira

In Patagonia sulle tracce di una lingua

Adrián N. Bravi, L'idioma di Casilda Moreira
Al centro dell'Idioma di Casilda Moreira (Exòrma) di Adrián N. Bravi c'è uno studente di etnolinguistica che parte dalle Marche alla volta della Patagonia alla ricerca delle ultime due persone che parlano il günün a künä, una lingua in via di estinzione. Già dalla cornice del libro, in cui si racconta come il giovane Annibale sia devoto al suo professore Giuseppe Montefiori, si resta conquistati dal tono epico e scanzonato che Bravi sceglie per la sua narrazione: le ricerche sul linguaggio sono serissime, ma il docente fuori dall’aula si presenta con una tenuta improbabile e, in gita a Porto Recanati con Annibale, si butta a mare, si spinge troppo al largo rischiando di affogare ed entra in coma dopo che il bagnino gli ha estratto una medusa dalla gola. Ma questa è solo la cornice: il cuore del libro è il viaggio che Annibale fa in Argentina in omaggio al professore infortunato sulle tracce dei mitici Casilda e Bartolo e della loro lingua. Arrivato dopo diverse tappe nella sperduta Kahualkan, il protagonista si stabilisce nell’unica locanda del paese e qui, grazie all’aiuto della figlia dell’albergatore, Alma, riesce a parlare con Casilda. Lei e Bartolo sono cugini e sono stati fidanzati da ragazzi, poi lui se n’è andato con un’altra. Quando Bartolo è tornato a cercarle la sua ex fidanzata intorno ai cinquant’anni, lei non ha voluto più rivolgergli parola (proprio perché lui ha tradito e invalidato il loro codice amoroso); si limita a portargli del cibo davanti alla baracca in cui vive. Annibale s’innamora di Alma; riesce a far parlare i due vecchi e a registrare le loro voci; riparte. L'incursione in una Patagonia fuori dal tempo, la riflessione sul nostro mezzo espressivo e sulle circostanze in cui si sviluppa e si mantiene rendono prezioso questo libro sospeso tra due continenti come il suo autore, che nato in Argentina vive da molto tempo a Recanati.

Il sentimento e la lingua  non sono due cose diverse, noi ci siamo voluti bene in quella lingua e adesso tutte le cose affettuose e le parole belle che ci siamo detti sono scomparse. Se ora dobbiamo rivolgerci la parola bisogna usare un’altra lingua. Io con lui, le poche volte che gli ho detto qualcosa da quando è arrivato a Kahualkan, ho sempre usato lo spagnolo, mai la nostra lingua. Quella non si tocca. E anche lui con me, le poche volte che mi ha parlato, ha usato lo spagnolo. Ci eravamo promessi delle cose in günün a yajüch, capisci?


Adrián N. Bravi è nato a San Fernando, Buenos Aires nel 1963. Vive a Recanati e lavora come bibliotecario presso l’università di Macerata. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo libro  in spagnolo e dal 2000 ha cominciato a scrivere in italiano, Tra i suoi libri: Restituiscimi il cappotto (Fernandel, 2004), La pelusa (nottetempo 2007), Sud 1982 (2008), Il riporto (2011), L’albero e la vacca (Feltrinelli 2013), L’inondazione (nottetempo 2011), Variazioni straniere (Eum 2015), La gelosia delle lingue (Eum 2017).