Arnon Grunberg, Terapie alternative per famiglie disperate

Uno psichiatra in crisi

Otto ha fatto lo psichiatra per compiacere i genitori, ma loro sono rimasti comunque insoddisfatti della sua scelta di lavorare nell’unità di crisi specializzata in suicidi (volevano che si occupasse di bambini). All’inizio di Terapie alternative per famiglie disperate, il romanzo di Arnon Grunber tradotto dall’olandese da Giorgio Testa per Bompiani, il quarantaduenne Arnon va a trovare sua madre e salta addosso alla giovane badante peruviana Rose che gli ha aperto la porta in asciugamano. Il fidanzato di Rose lo picchia, la ragazza lascia il lavoro e Otto deve occuparsi della madre, un tipo totalmente sui generis che gli rinfaccia continuamente la sua debolezza e critica ogni sua scelta. A questo punto entrano in scena diversi altri personaggi femminili che ruotano intorno a Otto e avanzano pretese su di lui. C’è l’ex moglie, che è diventa ebrea per lui e ora aspetta un figlio dal nuovo marito ma è ancora così affezionata da prestarsi a lavare l’ex suocera che non ce la fa da sola; c’è la specializzanda Dekha che si aspetta che lui ci provi con lei e quando non lo fa lo accusa di razzismo perché è nera e soprattutto c’è Michette, ninfomane e autolesionista, pronta a suicidarsi se lui non la prende a carico. Portando Michette a casa di sua madre e trasformandola da fotografa in badante, Otto mette su una clinica privata alternativa che potrebbe costargli la professione, e potrebbe mettere in pericolo la madre.  Un libro tragicomico sul desiderio di morire, e sui rischi che ognuno di noi deve prendersi per continuare a sentirsi vivo. 

I desideri altrui lo mettono di fronte al suo fallire, che in ultima analisi è il vero nucleo dell’esistenza umana. Non lo direbbe mai ad alta voce in presenza dei colleghi, suonerebbe troppo filosofico, ma proprio questa è la sua obiezione principale al suicidio: il suicidio pone fine alla possibilità di fallire.

Arnon Grunberg è nato ad Amsterdam nel 1971 e vive ora a New York. Ha esordito nel 1994 con Lunedì blu (Mondadori 1996), cui sono seguiti molti altri titoli, da Comparse (Mondadori 2000) a Il libero mercato dell’amore (Feltrinelli 2014). Sotto lo pseudonimo di Marek van der Jagt ha pubblicato Storia della mia calvizie (Instar Libri 2003; Feltrinelli 2008), con cui ha vinto per la seconda voltail Premio per il miglior libro d’esordio.
 

Condividi