In ricordo di Lawrence Ferlinghetti

L'ultimo esponente della Beat Generation

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        Morto a 101 anni il 22 febbraio 2021, Lawrence Ferlinghetti ha dimostrato fino alla fine un'inesauribile vitalità e un grande interesse per la vita, la cultura, la politica. Rai Cultura lo ricorda con questa intervista rilasciata il 12 maggio 2007 a Poggibonsi a Francesco Gatti di Rai News 24. Ferlinghetti parla della beat generation (di cui a suo parere c'è più bisogno che mai), del materialismo che affligge il mondo contemporaneo, di Bush (che, secondo lui, è peggio di McCarthy) e legge versi di sue poesie, alternando la lingua inglese con quella italiana.

        Ve lo sto indicando attraverso le fiamme.
        Il polo nord non sta dove stava prima.
        Il Destino Manifesto non è più manifesto.
        La civiltà si auto-distrugge.
        Nemesis bussa alla porta.
        A che servono i poeti in un’epoca tale? A che serve la poesia?
        Lo stato del mondo reclama a gran voce che la poesia lo salvi.
        Se vuoi essere poeta, crea opere capaci di rispondere alla sfida dei tempi apocalittici, anche se questo significa sembrare apocalittico.

        Lawrence Ferlinghetti nasce a Yonkers il 24 marzo 1919 da una madre di origini francesi e portoghesi e da un padre emigrato negli Stati Uniti da Brescia. Il padre muore prima della sua nascita, la madre viene ricoverata in manicomio e lui cresce con una zia a Strasburgo. Studia giornalismo e si arruola in Marina. Dopo la guerra prende un diploma post-laurea alla Columbia University e un dottorato alla Sorbona. Sposa Selden Kirby-Smith e fra il 1951 e il 1953 insegna francese, fa il critico letterario e dipinge. Si stabilisce a San Francisco, dove nel 1953 fonda con Peter D. Martin la libreria e casa editrice City Lights. La pubblicazione di Urlo, di Ginsberg, nel 1956, gli costa una condanna per oscenità e la prigione. Pubblica anche Jack Kerouac. Nel 2010 torna in Italia per la mostra delle sue opere 60 anni di pittura che si tiene a Roma e a Reggio Calabria.

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